Sono ormai inconfutabili le evidenze scientifiche che dimostrano la nocività del fumo attivo. Circa il fumo passivo non si può negare, malgrado sforzi interessati compiuti da più parti, come numerose siano le evidenze di una nocività scientificamente provata, almeno in relazione a determinate categorie di persone: infanti, adolescenti, soggetti defedati, portatori di patìe respiratorie etc. Altrettanto dimostrati, persino dalla cronaca di tutti i giorni, sono gli effetti secondari, anche gravissimi o catastrofici, legati a scorretti comportamenti di fumatori. Relativamente al problema del tabagismo negli ambienti di lavoro, vi è poi da sottolineare quanto siano chiare le sinergie, talora moltiplicative, tra fumo di tabacco e fattori di rischio professionali: esemplare è il caso della inalazione di fibre di asbesto, per la quale è accertato come la contemporanea abitudine al fumo di tabacco moltiplichi vistosamente il rischio di neoplasie. Tutto ciò, non soltanto a livello dell’apparato respiratorio: altrettanto esemplare è infatti il caso delle ammine aromatiche, per le quali il rischio di neoplasie vescicali è sensibilmente aumentato dalla contemporanea abitudine al fumo. L’attuale normativa a protezione dal fumo di tabacco, come si è visto pienamente giustificata, si può riassumere citando i provvedimenti di legge generici (Legge n. 584 del 1975; Sentenza n. 462/1995 del T.A.R. del Lazio; Circolare del Ministero della Sanità pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 85 dell’11 aprile 2001), che cioè sono rivolti alla protezione di tutti i cittadini che frequentino per le ragioni più diverse determinati ambienti aperti al pubblico e i provvedimenti specificamente riguardanti gli ambienti di lavoro. In particolare, tali ultimi provvedimenti concernono l’obbligo posto al datore di lavoro di proteggere i propri dipendenti dagli agenti cancerogeni (D.P.R. 303/1956, art. 9; Decreto legislativo n. 626/1994, artt. 4, 33, titolo VII), nonché l’obbligo, posto dallo stesso D.lgs. 626/94, di provvedere alla informazione e alla formazione dei lavoratori (Capo VI): è evidente che tale obbligo concerne anche quanto detto in apertura a proposito delle evidenze scientifiche relative ai danni prodotti dal fumo di tabacco, attivo e passivo. Circa infine gli interventi pratici, non si può non ricordare l’annosa diatriba sul potere intimidatorio della pena e quindi non ci si può astenere dal sottolineare come la scarsa osservanza delle norme contro il fumo di tabacco contrasti con l’entità anche cospicua delle sanzioni previste contro gli inosservanti (Legge 584/1975; Legge 758/1994). Seguendo la propria visione “preventivistica” il medico non può non auspicare azioni rivolte, più che a sanzionare, a formare e informare i cittadini, e in particolare i lavoratori, circa i danni accertati che il fumo produce. La prima misura che pertanto si impone è la più puntuale osservanza delle norme che appunto impongono, al datore di lavoro, formazione e informazione per i propri dipendenti. In questa linea sono anche utili opuscoli, manifesti, adesivi e quant’altro giunga a interessare e a coinvolgere le persone. Circa questo materiale, che anche la nostra Scuola ha prodotto in un passato ormai lontano, vi è da sottolineare come il messaggio debba essere opportunamente graduato e anche sul piano emotivo non debba, per così dire, passare il segno: l’esperienza, e persino la storia, dimostrano come -anche nel campo specifico- il messaggio tende ad essere respinto quando è macabro, catastrofico o altrimenti eccedente il limite di tolleranza della persona media. Poiché più sopra abbiamo accennato alla storia e poiché -soprattutto- ci interessa sottolineare come anche nel campo specifico il messaggio debba essere opportunamente graduato perché non determini rifiuto o addirittura effetti opposti a quelli desiderati, terminiamo ricordando un aneddoto storicamente attribuito a Mark Twain (peraltro, accanito fumatore), aneddoto che dimostra come un messaggio mal concepito e maldetto possa prestarsi a sortire effetti opposti a quelli che si proponeva. Trovandosi di fronte a un manifesto che drammaticamente riproduceva l’incendio di San Francisco successivo al noto terremoto e che rivolgeva l’esortazione “Non fumate! Ricordatevi dell’incendio di San Francisco”, il grande umorista con un carboncino vergò le seguenti parole: “Non sputate! Ricordatevi dell’inondazione del Mississippi”.

La prevenzione del tabagismo negli ambienti di lavoro

CANDURA, STEFANO;CANDURA, FRANCESCO
2001-01-01

Abstract

Sono ormai inconfutabili le evidenze scientifiche che dimostrano la nocività del fumo attivo. Circa il fumo passivo non si può negare, malgrado sforzi interessati compiuti da più parti, come numerose siano le evidenze di una nocività scientificamente provata, almeno in relazione a determinate categorie di persone: infanti, adolescenti, soggetti defedati, portatori di patìe respiratorie etc. Altrettanto dimostrati, persino dalla cronaca di tutti i giorni, sono gli effetti secondari, anche gravissimi o catastrofici, legati a scorretti comportamenti di fumatori. Relativamente al problema del tabagismo negli ambienti di lavoro, vi è poi da sottolineare quanto siano chiare le sinergie, talora moltiplicative, tra fumo di tabacco e fattori di rischio professionali: esemplare è il caso della inalazione di fibre di asbesto, per la quale è accertato come la contemporanea abitudine al fumo di tabacco moltiplichi vistosamente il rischio di neoplasie. Tutto ciò, non soltanto a livello dell’apparato respiratorio: altrettanto esemplare è infatti il caso delle ammine aromatiche, per le quali il rischio di neoplasie vescicali è sensibilmente aumentato dalla contemporanea abitudine al fumo. L’attuale normativa a protezione dal fumo di tabacco, come si è visto pienamente giustificata, si può riassumere citando i provvedimenti di legge generici (Legge n. 584 del 1975; Sentenza n. 462/1995 del T.A.R. del Lazio; Circolare del Ministero della Sanità pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 85 dell’11 aprile 2001), che cioè sono rivolti alla protezione di tutti i cittadini che frequentino per le ragioni più diverse determinati ambienti aperti al pubblico e i provvedimenti specificamente riguardanti gli ambienti di lavoro. In particolare, tali ultimi provvedimenti concernono l’obbligo posto al datore di lavoro di proteggere i propri dipendenti dagli agenti cancerogeni (D.P.R. 303/1956, art. 9; Decreto legislativo n. 626/1994, artt. 4, 33, titolo VII), nonché l’obbligo, posto dallo stesso D.lgs. 626/94, di provvedere alla informazione e alla formazione dei lavoratori (Capo VI): è evidente che tale obbligo concerne anche quanto detto in apertura a proposito delle evidenze scientifiche relative ai danni prodotti dal fumo di tabacco, attivo e passivo. Circa infine gli interventi pratici, non si può non ricordare l’annosa diatriba sul potere intimidatorio della pena e quindi non ci si può astenere dal sottolineare come la scarsa osservanza delle norme contro il fumo di tabacco contrasti con l’entità anche cospicua delle sanzioni previste contro gli inosservanti (Legge 584/1975; Legge 758/1994). Seguendo la propria visione “preventivistica” il medico non può non auspicare azioni rivolte, più che a sanzionare, a formare e informare i cittadini, e in particolare i lavoratori, circa i danni accertati che il fumo produce. La prima misura che pertanto si impone è la più puntuale osservanza delle norme che appunto impongono, al datore di lavoro, formazione e informazione per i propri dipendenti. In questa linea sono anche utili opuscoli, manifesti, adesivi e quant’altro giunga a interessare e a coinvolgere le persone. Circa questo materiale, che anche la nostra Scuola ha prodotto in un passato ormai lontano, vi è da sottolineare come il messaggio debba essere opportunamente graduato e anche sul piano emotivo non debba, per così dire, passare il segno: l’esperienza, e persino la storia, dimostrano come -anche nel campo specifico- il messaggio tende ad essere respinto quando è macabro, catastrofico o altrimenti eccedente il limite di tolleranza della persona media. Poiché più sopra abbiamo accennato alla storia e poiché -soprattutto- ci interessa sottolineare come anche nel campo specifico il messaggio debba essere opportunamente graduato perché non determini rifiuto o addirittura effetti opposti a quelli desiderati, terminiamo ricordando un aneddoto storicamente attribuito a Mark Twain (peraltro, accanito fumatore), aneddoto che dimostra come un messaggio mal concepito e maldetto possa prestarsi a sortire effetti opposti a quelli che si proponeva. Trovandosi di fronte a un manifesto che drammaticamente riproduceva l’incendio di San Francisco successivo al noto terremoto e che rivolgeva l’esortazione “Non fumate! Ricordatevi dell’incendio di San Francisco”, il grande umorista con un carboncino vergò le seguenti parole: “Non sputate! Ricordatevi dell’inondazione del Mississippi”.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/10083
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