Il perfezionamento incessante dei media tecnologici ha determinato un cambiamento radicale nella diffusione della musica e nella sua ricezione, visto che il ‘prodotto’ può arrivare direttamente nel video di casa. Ciò ha determinato un nuovo genere di teatro musicale: l’opera sullo schermo, che comprende film, opera in studio, riprese di opera a teatro su media diversi, dal PC all’home video, acquisibili in negozi, supermarket, stazioni di servizio, edicole, ma anche e soprattutto tramite YouTube, la biblioteca d’Alessandria per l’immagine in movimento nel nostro tempo. Gran parte dei grandi teatri d’opera oggi, inoltre, trasmette i propri spettacoli via streaming, creando un rapporto diverso con gli utenti tradizionali e nuovi. Ci si illude di essere in teatro, ma è veramente così? e qual è la sostanza reale dello spettacolo a cui assistiamo seduti in poltrona? e chi ne è l’autore? Gli studiosi David Bolter e Richard Grusin hanno individuato nella «remediation» la peculiarità dei nuovi media digitali, i quali interagiscono senza sosta, in un continuo processo di confronto e integrazione, facendo sì che un medium sia in realtà un incrocio di elementi differenti. Tuttavia questa è una condizione che il teatro d’opera, genere semiologicamente complesso, vive sin dalla sua nascita nell’equilibrio mutante fra le sue componenti. Per di più l’ipotesto rimane sempre il punto di riferimento, sia quando si esegue una partitura del teatro musicale sul palcoscenico, sia nel momento in cui la si riprende per il medium visivo, pur seguendo topoi già codificati. Se la ripresa per lo schermo segue infatti regole complesse e articolate, che mettono in rapporto il linguaggio delle immagini con quello musicale in maniera diversa da come fa il regista in teatro, l’oggetto posto sotto i riflettori rimane il medesimo. Questo saggio si prefigge lo scopo di chiarire come l’opera sullo schermo sia il prodotto di un regista teatrale e di uno televisivo, figure che coincidono solo in casi sporadici (l’eccezione più nota è quella di Peter Sellars). L’occhio del regista televisivo esprime in ogni caso un ulteriore punto di vista, non necessariamente accordato con quello del collega: la fedeltà alla messinscena originale, veicolabile attraverso una telecamera fissa, è dunque un falso problema, così come lo era a ogni ripresa in repertorio oramai divenuto museo a partire dal secolo scorso, e lo è tuttora in palcoscenico, soprattutto nei casi di Regietheater. La rimediazione individuata de Bolter e Grusin si rivela perciò una categoria ovvia, anche se pertinentizzata nel rapporto fra palcoscenico operistico e medium ‘elettrico’. Ho cercato di dimostrare la mia tesi attraverso una serie di esempi tratti da lavori di registi teatrali come Zeffirelli, Russel, Lenhoff, Carsen, Sellars, e televisivi, come Brian Large, Humphrey Burton, François Roussillon e altri, chiudendo con un caso emblematico: Leonard Bernstein conducts «West Side Story». The making of the recording (DVD Deutsche Grammophone, © 1985). Qui una registrazione delle prove dell’opera di Bernstein diretta dall’autore con cantanti prestigiosi diviene l’occasione per rimontarne la trama mediante le sue componenti formali, creando così, grazie al medium, un nuovo percorso per la fruizione.

Remediation or Opera On-Screen? Some Misunderstandings Regarding Recent Research

GIRARDI, MICHELE
2015-01-01

Abstract

Il perfezionamento incessante dei media tecnologici ha determinato un cambiamento radicale nella diffusione della musica e nella sua ricezione, visto che il ‘prodotto’ può arrivare direttamente nel video di casa. Ciò ha determinato un nuovo genere di teatro musicale: l’opera sullo schermo, che comprende film, opera in studio, riprese di opera a teatro su media diversi, dal PC all’home video, acquisibili in negozi, supermarket, stazioni di servizio, edicole, ma anche e soprattutto tramite YouTube, la biblioteca d’Alessandria per l’immagine in movimento nel nostro tempo. Gran parte dei grandi teatri d’opera oggi, inoltre, trasmette i propri spettacoli via streaming, creando un rapporto diverso con gli utenti tradizionali e nuovi. Ci si illude di essere in teatro, ma è veramente così? e qual è la sostanza reale dello spettacolo a cui assistiamo seduti in poltrona? e chi ne è l’autore? Gli studiosi David Bolter e Richard Grusin hanno individuato nella «remediation» la peculiarità dei nuovi media digitali, i quali interagiscono senza sosta, in un continuo processo di confronto e integrazione, facendo sì che un medium sia in realtà un incrocio di elementi differenti. Tuttavia questa è una condizione che il teatro d’opera, genere semiologicamente complesso, vive sin dalla sua nascita nell’equilibrio mutante fra le sue componenti. Per di più l’ipotesto rimane sempre il punto di riferimento, sia quando si esegue una partitura del teatro musicale sul palcoscenico, sia nel momento in cui la si riprende per il medium visivo, pur seguendo topoi già codificati. Se la ripresa per lo schermo segue infatti regole complesse e articolate, che mettono in rapporto il linguaggio delle immagini con quello musicale in maniera diversa da come fa il regista in teatro, l’oggetto posto sotto i riflettori rimane il medesimo. Questo saggio si prefigge lo scopo di chiarire come l’opera sullo schermo sia il prodotto di un regista teatrale e di uno televisivo, figure che coincidono solo in casi sporadici (l’eccezione più nota è quella di Peter Sellars). L’occhio del regista televisivo esprime in ogni caso un ulteriore punto di vista, non necessariamente accordato con quello del collega: la fedeltà alla messinscena originale, veicolabile attraverso una telecamera fissa, è dunque un falso problema, così come lo era a ogni ripresa in repertorio oramai divenuto museo a partire dal secolo scorso, e lo è tuttora in palcoscenico, soprattutto nei casi di Regietheater. La rimediazione individuata de Bolter e Grusin si rivela perciò una categoria ovvia, anche se pertinentizzata nel rapporto fra palcoscenico operistico e medium ‘elettrico’. Ho cercato di dimostrare la mia tesi attraverso una serie di esempi tratti da lavori di registi teatrali come Zeffirelli, Russel, Lenhoff, Carsen, Sellars, e televisivi, come Brian Large, Humphrey Burton, François Roussillon e altri, chiudendo con un caso emblematico: Leonard Bernstein conducts «West Side Story». The making of the recording (DVD Deutsche Grammophone, © 1985). Qui una registrazione delle prove dell’opera di Bernstein diretta dall’autore con cantanti prestigiosi diviene l’occasione per rimontarne la trama mediante le sue componenti formali, creando così, grazie al medium, un nuovo percorso per la fruizione.
2015
9781472442161
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1114892
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