Dopo gli stereotipi del “re galantuomo”, modellato sulla personalità dell’avo risorgimentale, e del “re buono” Umberto I, quello del “re soldato”, incisiva e durevole rappresentazione dell’ultimo dei sovrani d’Italia, si inscrive nel programma di legittimazione e radicamento della dinastia nell’immaginario degli italiani perseguito per quasi un secolo e appare come l’ultima efficace iniziativa di rinverdire e sostanziare le endiadi Patria/ Monarchia, Italia/Savoia, tenacemente contestate da forze politiche vecchie e nuove tra Otto e Novecento. Con l’agiografia del re soldato, saldamente ancorata alla comune memoria della guerra, l’immagine della monarchia venne tonificata e riproposta in modo da assumere non solo una forte carica valoriale, ossia etico-politica, ma anche di suggestione emotiva e affettiva, capace di costituire un sicuro coefficiente di identificazione collettiva. In queste pagine si ripercorre, per segmenti, il processo genetico di questa sorta di “ciclo epico”, individuandone gli autori, inventori ed epigoni, per coglierne i messaggi espliciti e quelli latenti, gli archetipi e le varianti. Che si tratti di un significativo esperimento di pedagogia nazionale degli italiani è confermato dall’evoluzione successiva di quel “ciclo”, qui soltanto sondata: leit motiv nel primo dopoguerra sino a trasformarsi in canone narrativo della storia patria, specie nell’editoria scolastica, il mito visse un progressivo declino e oscuramento nell’epoca fascista, di fronte all’emergere di forme tendenzialmente esclusive di culto personale e di religione civile, per conoscere poi una tardiva resurrezione dopo l’epilogo di quella diarchia “zoppa” Re/Duce che per un ventennio aveva guidato il paese.

La monarchia italiana e la Grande guerra: il mito del re soldato.

SIGNORI, ELISA
2004-01-01

Abstract

Dopo gli stereotipi del “re galantuomo”, modellato sulla personalità dell’avo risorgimentale, e del “re buono” Umberto I, quello del “re soldato”, incisiva e durevole rappresentazione dell’ultimo dei sovrani d’Italia, si inscrive nel programma di legittimazione e radicamento della dinastia nell’immaginario degli italiani perseguito per quasi un secolo e appare come l’ultima efficace iniziativa di rinverdire e sostanziare le endiadi Patria/ Monarchia, Italia/Savoia, tenacemente contestate da forze politiche vecchie e nuove tra Otto e Novecento. Con l’agiografia del re soldato, saldamente ancorata alla comune memoria della guerra, l’immagine della monarchia venne tonificata e riproposta in modo da assumere non solo una forte carica valoriale, ossia etico-politica, ma anche di suggestione emotiva e affettiva, capace di costituire un sicuro coefficiente di identificazione collettiva. In queste pagine si ripercorre, per segmenti, il processo genetico di questa sorta di “ciclo epico”, individuandone gli autori, inventori ed epigoni, per coglierne i messaggi espliciti e quelli latenti, gli archetipi e le varianti. Che si tratti di un significativo esperimento di pedagogia nazionale degli italiani è confermato dall’evoluzione successiva di quel “ciclo”, qui soltanto sondata: leit motiv nel primo dopoguerra sino a trasformarsi in canone narrativo della storia patria, specie nell’editoria scolastica, il mito visse un progressivo declino e oscuramento nell’epoca fascista, di fronte all’emergere di forme tendenzialmente esclusive di culto personale e di religione civile, per conoscere poi una tardiva resurrezione dopo l’epilogo di quella diarchia “zoppa” Re/Duce che per un ventennio aveva guidato il paese.
2004
9788842491590
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