L’Alfabeto dei bulli è un intervento che,si rifà espressamente alla teoria sociale-cognitiva di Albert Bandura. Secondo Bandura (1990) “i meccanismi che portano ad una disattivazione selettiva del giudizio morale non sono per molti aspetti diversi da quelli che ne assicurano il controllo efficace sulla condotta, dal momento che anch’essi riflettono le proprietà del sistema psichico di autoregolarsi e anch’essi assolvono ad una funzione di equilibrio ed autoprotezione”. Durante lo sviluppo queste capacità di autoregolazione si strutturano gradualmente nel bambino grazie soprattutto alle azioni educative di genitori e insegnanti che, rendendo esplicite le regole del comportamento, separano ciò che è giusto da ciò che non lo è. L’emergere di standard morali interni è il risultato di complessi processi che portano il bambino a costruire un sistema interno di regole grazie alla sedimentazione ed all’integrazione di prescrizioni, modelli ed esperienze dirette. Bandura sostiene tuttavia che è molto probabile che i meccanismi di controllo del comportamento operino in modo diverso a seconda della fase di sviluppo. Mentre nel periodo dell’infanzia svolge un ruolo determinante la paura di sanzioni esterne (genitoriali), nelle fasi successive assume sempre più valore il timore delle sanzioni interne che rappresentano i processi regolatori della condotta morale. A partire da queste prospettiva teorica è stato, quindi, progettato un intervento denominato di “alfabetizzazione morale”, in cui ogni classe diventasse gruppo di discussione centrato su dilemmi, in cui gli studenti fossero chiamato a pensare razionalmente su situazioni morali insieme ai compagni I principi che stanno alla base del gruppo di discussione su dilemmi morali si riconducono alla teoria cognitiva dello sviluppo, in particolare ai processi cognitivi grazie ai quali gli individui nel corso del loro sviluppo arrivano a pensare e ragionare sulle leggi e sulle norme: il contenuto delle cognizioni morali attiene a ciò che un individuo effettivamente afferma (le proprie opinioni) mentre la struttura si riferisce al come un soggetto pensa (ciò che soggiace ai contenuti espressi). Questa distinzione implica che mentre il contenuto può variare secondo la situazione, la struttura resterà la medesima in occasione di qualsiasi forma di ragionamento morale. Nell’ottica di predisporre un training di alfabetizzazione morale per le classi, sono state quindi previste tre condizioni determinanti come indicate in letteratura (Edelman e Goldstein, 1981): - occasioni di immedesimazione in un ruolo attraverso disponibilità di interazioni con altri soggetti - conflitto cognitivo contenuto nei dilemmi morali - “esposizione” a stadi di ragionamento morale più avanzato. Questi tre principi, unitamente all’idea che il ruolo del ricercatore e degli insegnanti sia quello di promuovere la scoperta di tipi alternativi di ragionamento morale e non di fornire un indottrinamento agli studenti, sono alla base dell’intervento operato. Prendendo le mosse dalla propria teoria dello sviluppo per stadi del ragionamento morale, Kohlberg (1971) sostiene che, se utilizzati all’interno di un gruppo in modo libero da giudizi da parte dello sperimentatore, i meccanismi di discussione su dilemmi morali costituiscono le condizioni necessarie per favorire lo sviluppo morale di soggetti in età evolutiva. Per dilemma morale è stata intesa una situazione conflittuale, costruita a partire da reali situazioni sperimentate dagli adolescenti, in cui si evidenziano almeno due interessi o valori contrastanti. Si tratta di una situazione che generalmente implica conflitto tra l’osservanza di norme giuridiche o sociali ed il soddisfacimento di specifici bisogni. Strettamente collegato questo è il concetto di conflitto cognitivo , fondamentale per la comprensione della dinamica dei gruppi di discussione su dilemmi morali. Gli obiettivi dell’intervento sono volti quindi a: • stimolare la presa di coscienza dei propri modelli di ragionamento morale • stimolare la presa di coscienza dell’esistenza di modelli alternativi di pensiero nelle varie situazioni morali e nelle rispettive soluzioni • promuovere strategie per la risoluzione dei conflitti. I gruppi di discussione su dilemmi instaurano una situazione di conflitto cognitivo tra i membri del gruppo stesso attraverso il dibattito su situazioni di conflittualità valoriale: in tal modo i soggetti prendono coscienza sia dei limiti del proprio processo di pensiero sia dell’esistenza di modelli alternativi di pensiero nelle varie situazioni morali e nelle rispettive soluzioni.

L'alfabeto dei bulli. Prevenire relazioni aggressive nella scuola

ZANETTI, MARIA ASSUNTA
2007-01-01

Abstract

L’Alfabeto dei bulli è un intervento che,si rifà espressamente alla teoria sociale-cognitiva di Albert Bandura. Secondo Bandura (1990) “i meccanismi che portano ad una disattivazione selettiva del giudizio morale non sono per molti aspetti diversi da quelli che ne assicurano il controllo efficace sulla condotta, dal momento che anch’essi riflettono le proprietà del sistema psichico di autoregolarsi e anch’essi assolvono ad una funzione di equilibrio ed autoprotezione”. Durante lo sviluppo queste capacità di autoregolazione si strutturano gradualmente nel bambino grazie soprattutto alle azioni educative di genitori e insegnanti che, rendendo esplicite le regole del comportamento, separano ciò che è giusto da ciò che non lo è. L’emergere di standard morali interni è il risultato di complessi processi che portano il bambino a costruire un sistema interno di regole grazie alla sedimentazione ed all’integrazione di prescrizioni, modelli ed esperienze dirette. Bandura sostiene tuttavia che è molto probabile che i meccanismi di controllo del comportamento operino in modo diverso a seconda della fase di sviluppo. Mentre nel periodo dell’infanzia svolge un ruolo determinante la paura di sanzioni esterne (genitoriali), nelle fasi successive assume sempre più valore il timore delle sanzioni interne che rappresentano i processi regolatori della condotta morale. A partire da queste prospettiva teorica è stato, quindi, progettato un intervento denominato di “alfabetizzazione morale”, in cui ogni classe diventasse gruppo di discussione centrato su dilemmi, in cui gli studenti fossero chiamato a pensare razionalmente su situazioni morali insieme ai compagni I principi che stanno alla base del gruppo di discussione su dilemmi morali si riconducono alla teoria cognitiva dello sviluppo, in particolare ai processi cognitivi grazie ai quali gli individui nel corso del loro sviluppo arrivano a pensare e ragionare sulle leggi e sulle norme: il contenuto delle cognizioni morali attiene a ciò che un individuo effettivamente afferma (le proprie opinioni) mentre la struttura si riferisce al come un soggetto pensa (ciò che soggiace ai contenuti espressi). Questa distinzione implica che mentre il contenuto può variare secondo la situazione, la struttura resterà la medesima in occasione di qualsiasi forma di ragionamento morale. Nell’ottica di predisporre un training di alfabetizzazione morale per le classi, sono state quindi previste tre condizioni determinanti come indicate in letteratura (Edelman e Goldstein, 1981): - occasioni di immedesimazione in un ruolo attraverso disponibilità di interazioni con altri soggetti - conflitto cognitivo contenuto nei dilemmi morali - “esposizione” a stadi di ragionamento morale più avanzato. Questi tre principi, unitamente all’idea che il ruolo del ricercatore e degli insegnanti sia quello di promuovere la scoperta di tipi alternativi di ragionamento morale e non di fornire un indottrinamento agli studenti, sono alla base dell’intervento operato. Prendendo le mosse dalla propria teoria dello sviluppo per stadi del ragionamento morale, Kohlberg (1971) sostiene che, se utilizzati all’interno di un gruppo in modo libero da giudizi da parte dello sperimentatore, i meccanismi di discussione su dilemmi morali costituiscono le condizioni necessarie per favorire lo sviluppo morale di soggetti in età evolutiva. Per dilemma morale è stata intesa una situazione conflittuale, costruita a partire da reali situazioni sperimentate dagli adolescenti, in cui si evidenziano almeno due interessi o valori contrastanti. Si tratta di una situazione che generalmente implica conflitto tra l’osservanza di norme giuridiche o sociali ed il soddisfacimento di specifici bisogni. Strettamente collegato questo è il concetto di conflitto cognitivo , fondamentale per la comprensione della dinamica dei gruppi di discussione su dilemmi morali. Gli obiettivi dell’intervento sono volti quindi a: • stimolare la presa di coscienza dei propri modelli di ragionamento morale • stimolare la presa di coscienza dell’esistenza di modelli alternativi di pensiero nelle varie situazioni morali e nelle rispettive soluzioni • promuovere strategie per la risoluzione dei conflitti. I gruppi di discussione su dilemmi instaurano una situazione di conflitto cognitivo tra i membri del gruppo stesso attraverso il dibattito su situazioni di conflittualità valoriale: in tal modo i soggetti prendono coscienza sia dei limiti del proprio processo di pensiero sia dell’esistenza di modelli alternativi di pensiero nelle varie situazioni morali e nelle rispettive soluzioni.
2007
9788861371187
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/130324
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