A un ravvicinato esame intertestuale il cosiddetto Epitaphium Naevii palesa una serie di puntuali allusioni a diverse opere di Ennio, il che viene a costituire un argomento notevole contro la sua presunta autenticità e suggerisce di considerarlo, piuttosto che un testo realmente arcaico, un testo dottamente arcaizzante, redatto con animus anti-enniano da un poeta-filologo forse del tempo e della cerchia di Accio, se non opera di Accio stesso. L’ultimo verso, in particolare, obliti sunt Romae loquier lingua Latina, pare alludere non tanto, come in genere si intende, a una perdita di competenza linguistica quanto invece, valorizzando un diverso aspetto della semantica di Latinus, che si propone di intendere nel senso di “chiaro”, “schietto”, alla perdita di quella capacità di Latine loqui, di “parlar chiaro”, cioè senza remore o vincoli di sorta, che si registra a Roma con il passaggio da Nevio, campione ‘latino’ della libertas e poeta pervicacemente anti-nobiliare, a Ennio, cortigiano fiancheggiatore del filellenismo scipionico con il quale inizia ad affermarsi a Roma la logica del patronato.

L'epitafio di Nevio, Ennio e la lingua 'latina'

CANOBBIO, ALBERTO
2008-01-01

Abstract

A un ravvicinato esame intertestuale il cosiddetto Epitaphium Naevii palesa una serie di puntuali allusioni a diverse opere di Ennio, il che viene a costituire un argomento notevole contro la sua presunta autenticità e suggerisce di considerarlo, piuttosto che un testo realmente arcaico, un testo dottamente arcaizzante, redatto con animus anti-enniano da un poeta-filologo forse del tempo e della cerchia di Accio, se non opera di Accio stesso. L’ultimo verso, in particolare, obliti sunt Romae loquier lingua Latina, pare alludere non tanto, come in genere si intende, a una perdita di competenza linguistica quanto invece, valorizzando un diverso aspetto della semantica di Latinus, che si propone di intendere nel senso di “chiaro”, “schietto”, alla perdita di quella capacità di Latine loqui, di “parlar chiaro”, cioè senza remore o vincoli di sorta, che si registra a Roma con il passaggio da Nevio, campione ‘latino’ della libertas e poeta pervicacemente anti-nobiliare, a Ennio, cortigiano fiancheggiatore del filellenismo scipionico con il quale inizia ad affermarsi a Roma la logica del patronato.
2008
9788834313978
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