La dedizione del Sannazaro allo scrittoio volgare si protrasse certamente oltre il ritorno dall’esilio: lo attestano alcune testimonianze coeve al poeta ma ancora alcuni tasselli dei Sonetti et canzoni composti, o riscritti, ben addentro il nuovo secolo. La postuma princeps conserva cioè traccia di un lavorio risalente agli ultimi anni ’20 ed accoglie anzi un liber che, seppur non ritoccato ad unguem, esibisce tuttavia un velato ma eloquente dialogo con l’orizzonte definito a quella data dalle prescrizioni (e proscrizioni) bembiane. Si tratta di una raffinata strategia comunicativa, esibita a più livelli: da quello grafico- fonetico e lessicale a quello sintattico e strutturale. Nella predisposizione di tale colloquio rientrano le datazioni emergenti dai Sonetti et canzoni, miranti a collocare il liber in data anteriore allo scoccare del nuovo secolo, con connessa rivendicazione, pertanto, della propria precoce competenza della tastiera petrarchesca. Ma a tale scopo concorre anche la peculiare patina linguistica dei Sonetti et canzoni (ancora visibile nonostante gli interventi dei curatori) che esibisce il palese richiamo ad una tradizione dei Fragmenta anteriore alle Cose volgari del 1501 e al relativo, canonizzante, sfondamento operatovi dal Bembo. Tale presa di distanza dall’Aldina del 1501 e il voluto rinvio ad alcune filiere quattrocentesche dell’opus petrarchesco risultano misurabili nei Sonetti et canzoni anche sotto il profilo strutturale: come attestano i precisi rimandi di alcuni tasselli incipitari e di chiusa ad un diffuso, nel ‘400, ordinamento dei Fragmenta, presente tra l’altro nella princeps Vindelino del 1470 e nell’incunabulo edito a Napoli nel 1477 per i tipi di Arnaldo da Bruxelles.

I 'Sonetti et canzoni' di I. Sannazaro. Un 'liber' critico e militante

Fanara Rosangela
2020-01-01

Abstract

La dedizione del Sannazaro allo scrittoio volgare si protrasse certamente oltre il ritorno dall’esilio: lo attestano alcune testimonianze coeve al poeta ma ancora alcuni tasselli dei Sonetti et canzoni composti, o riscritti, ben addentro il nuovo secolo. La postuma princeps conserva cioè traccia di un lavorio risalente agli ultimi anni ’20 ed accoglie anzi un liber che, seppur non ritoccato ad unguem, esibisce tuttavia un velato ma eloquente dialogo con l’orizzonte definito a quella data dalle prescrizioni (e proscrizioni) bembiane. Si tratta di una raffinata strategia comunicativa, esibita a più livelli: da quello grafico- fonetico e lessicale a quello sintattico e strutturale. Nella predisposizione di tale colloquio rientrano le datazioni emergenti dai Sonetti et canzoni, miranti a collocare il liber in data anteriore allo scoccare del nuovo secolo, con connessa rivendicazione, pertanto, della propria precoce competenza della tastiera petrarchesca. Ma a tale scopo concorre anche la peculiare patina linguistica dei Sonetti et canzoni (ancora visibile nonostante gli interventi dei curatori) che esibisce il palese richiamo ad una tradizione dei Fragmenta anteriore alle Cose volgari del 1501 e al relativo, canonizzante, sfondamento operatovi dal Bembo. Tale presa di distanza dall’Aldina del 1501 e il voluto rinvio ad alcune filiere quattrocentesche dell’opus petrarchesco risultano misurabili nei Sonetti et canzoni anche sotto il profilo strutturale: come attestano i precisi rimandi di alcuni tasselli incipitari e di chiusa ad un diffuso, nel ‘400, ordinamento dei Fragmenta, presente tra l’altro nella princeps Vindelino del 1470 e nell’incunabulo edito a Napoli nel 1477 per i tipi di Arnaldo da Bruxelles.
2020
9788855263597
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1384915
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