Il dibattito sulla “Tecnica”, nonostante la ricchezza dei contributi critici contemporanei, attraversa la cultura e la storia del pensiero occidentali, fino alle sue origini. Se, da un lato, la filosofia si è occupata da sempre di rintracciarne l’ ”es-senza”, l’architettura contemporanea, trovandosi ad inseguire un “cambiamento che sembra precederla” ha spesso utilizzato gli esiti materiali ed immateriali dell’ “innovazione tecnologica”, oppure vi ha consapevolmente rinunciato, volgendosi verso la “tradizione” delle tecniche e delle tecnologie costruttive. Il dibattito più recente, trasversalmente alle diverse discipline, tenta di superare una dicotomia semplicistica, applicabile anche agli atteggiamenti sostenuti nei confronti dell’innovazione tecnica e tecnologica, metaforicamente riconducibile alla divisione tra “apocalittici” e “integrati”: cioè tra una visione pessimistica che non intravede possibilità di limitare la “volontà di potenza” che la tecnica manifesta rispetto all’uomo ed alla “natura” ed i sostenitori di una tecnologia vista come strumento in grado di assecondare tutte le esigenze dell’uomo, che è in grado di dominarla. A questo proposito già Portoghesi, ne “L’infanzia delle macchine” (1981), denunciava il contrasto tra “retori conservatori” che si rifanno alla tradizione artigianale, e “retori del macchinismo”, che accettano acriticamente tutto ciò che proviene dal mondo della tecnica, rinunciando a ricercarne le cause profonde: si proponeva allora di indagare la storia della tecnica attraverso le condizioni sociali ed economiche delle società che le avevano generate, piuttosto che cadere nella trappola delle “risposte aprioristiche” proposte dalle ideologie. A partire dalle basi culturali ed etimologico - lessicali dei concetti di “tecnica” e di “tecnologia”, nonché di “innovazione tecnologica”, il testo volge attenzione all’architettura, rintracciando declinazioni ed atteggiamenti contemporanei, con particolare riferimento ai temi del linguaggio e della composizione. L’approfondimento svolto anche oltre i confini disciplinari, in particolare nella prima parte della trattazione, è stato reso necessario proprio dall’impostazione dello scritto, che mira a comprendere alcune delle ragioni del contraddittorio quadro dell’innovazione tecnologica in architettura. La ricostruzione di un quadro di riferimento teorico e progettuale, inoltre, ha rappresentato un primo passo verso l’individuazione di categorie interpretative e di nuovi paradigmi progettuali capaci di arricchire lo statuto disciplinare. Definire il significato di innovazione tecnologica in architettura ha portato conseguentemente a declinare la distinzione tra “ciò che si può fare” e “ciò che occorre fare”, ovvero tra le possibilità offerte dalla ricerca tecnologia e tra le priorità e gli obiettivi riferibili strettamente alla disciplina. D’altra parte la distinzione che si intende ribadire tra la possibilità tecnologica ed il suo utilizzo, in nome del “progresso” o della semplice “novità”, richiama il progettista ad una etica progettuale che si fonda sul principio di necessità, in termini esigenziali così come di utilizzo delle risorse, e sulla condizione di un senso di responsabilità verso il futuro da condividere nel panorama contemporaneo.. In questo modo si intende dichiarare senza ambiguità, ad esempio, che tutto ciò che non rientra nell’accezione (ampia) di “innovazione tecnologica” in architettura risulta eccentrico ai confini consolidati della disciplina architettonica. Nel mondo virtuale dell’immagine o nella materialità scultorea di un’opera d’arte, quindi, appaiono possibili pratiche ed esiti che sono esclusi dalle possibilità dell’Architettura, almeno fino a quando se ne intendano condivider i fondamenti e lo statuto disciplinare. Rispetto a quest’ultimo, ciò non esclude ovviamente la possibilità di aggiornarlo, coerentemente con le mutate condizioni in cui il progettista viene ad operare ed alle condizioni della società. Rimane in fatto che il dibattito attuale, quando parla di innovazione tecnologica, si riferisce principalmente all’innovazione di prodotto o all’innovazione di processo. Si da’ cioè in qualche modo per scontata l’attuale fase di sviluppo tecnologico, e si valutano gli effetti dell’innovazione in termini di prodotti innovativi oppure di processo progettuale integrato. Appare quindi necessario approfondire il significato stesso di innovazione tecnologica, che non può essere considerata un dato acquisito proprio per la problematicità del suo significato e dei suoi possibili utilizzi, come ribadito dalla maggior parte del dibattito dell’ultimo secolo, riferiti tanto alla disciplina architettonica quanto a vari settori della società contemporanea. Il testo, comunque, intende invece riferirsi specificamente all’esito architettonico di tali innovazioni quali che esse siano, differenziandole per chiarezza espositiva in innovazioni tecnologiche di tipo software, hardware e brainware, per trovare analogie ad uno schema consolidato in altre discipline. Ciò con l’intenzione di mostrare come i processi tecnici e tecnologici non siano neutrali rispetto ai processi creativi ed al linguaggio architettonico in particolare, e come l’utilizzo o la trasposizione di innovazioni tecnologiche possano influenzare la disciplina ed i suoi fondamenti storici.

Innovazione tecnologica e Architettura

DELSANTE, IOANNI
2007-01-01

Abstract

Il dibattito sulla “Tecnica”, nonostante la ricchezza dei contributi critici contemporanei, attraversa la cultura e la storia del pensiero occidentali, fino alle sue origini. Se, da un lato, la filosofia si è occupata da sempre di rintracciarne l’ ”es-senza”, l’architettura contemporanea, trovandosi ad inseguire un “cambiamento che sembra precederla” ha spesso utilizzato gli esiti materiali ed immateriali dell’ “innovazione tecnologica”, oppure vi ha consapevolmente rinunciato, volgendosi verso la “tradizione” delle tecniche e delle tecnologie costruttive. Il dibattito più recente, trasversalmente alle diverse discipline, tenta di superare una dicotomia semplicistica, applicabile anche agli atteggiamenti sostenuti nei confronti dell’innovazione tecnica e tecnologica, metaforicamente riconducibile alla divisione tra “apocalittici” e “integrati”: cioè tra una visione pessimistica che non intravede possibilità di limitare la “volontà di potenza” che la tecnica manifesta rispetto all’uomo ed alla “natura” ed i sostenitori di una tecnologia vista come strumento in grado di assecondare tutte le esigenze dell’uomo, che è in grado di dominarla. A questo proposito già Portoghesi, ne “L’infanzia delle macchine” (1981), denunciava il contrasto tra “retori conservatori” che si rifanno alla tradizione artigianale, e “retori del macchinismo”, che accettano acriticamente tutto ciò che proviene dal mondo della tecnica, rinunciando a ricercarne le cause profonde: si proponeva allora di indagare la storia della tecnica attraverso le condizioni sociali ed economiche delle società che le avevano generate, piuttosto che cadere nella trappola delle “risposte aprioristiche” proposte dalle ideologie. A partire dalle basi culturali ed etimologico - lessicali dei concetti di “tecnica” e di “tecnologia”, nonché di “innovazione tecnologica”, il testo volge attenzione all’architettura, rintracciando declinazioni ed atteggiamenti contemporanei, con particolare riferimento ai temi del linguaggio e della composizione. L’approfondimento svolto anche oltre i confini disciplinari, in particolare nella prima parte della trattazione, è stato reso necessario proprio dall’impostazione dello scritto, che mira a comprendere alcune delle ragioni del contraddittorio quadro dell’innovazione tecnologica in architettura. La ricostruzione di un quadro di riferimento teorico e progettuale, inoltre, ha rappresentato un primo passo verso l’individuazione di categorie interpretative e di nuovi paradigmi progettuali capaci di arricchire lo statuto disciplinare. Definire il significato di innovazione tecnologica in architettura ha portato conseguentemente a declinare la distinzione tra “ciò che si può fare” e “ciò che occorre fare”, ovvero tra le possibilità offerte dalla ricerca tecnologia e tra le priorità e gli obiettivi riferibili strettamente alla disciplina. D’altra parte la distinzione che si intende ribadire tra la possibilità tecnologica ed il suo utilizzo, in nome del “progresso” o della semplice “novità”, richiama il progettista ad una etica progettuale che si fonda sul principio di necessità, in termini esigenziali così come di utilizzo delle risorse, e sulla condizione di un senso di responsabilità verso il futuro da condividere nel panorama contemporaneo.. In questo modo si intende dichiarare senza ambiguità, ad esempio, che tutto ciò che non rientra nell’accezione (ampia) di “innovazione tecnologica” in architettura risulta eccentrico ai confini consolidati della disciplina architettonica. Nel mondo virtuale dell’immagine o nella materialità scultorea di un’opera d’arte, quindi, appaiono possibili pratiche ed esiti che sono esclusi dalle possibilità dell’Architettura, almeno fino a quando se ne intendano condivider i fondamenti e lo statuto disciplinare. Rispetto a quest’ultimo, ciò non esclude ovviamente la possibilità di aggiornarlo, coerentemente con le mutate condizioni in cui il progettista viene ad operare ed alle condizioni della società. Rimane in fatto che il dibattito attuale, quando parla di innovazione tecnologica, si riferisce principalmente all’innovazione di prodotto o all’innovazione di processo. Si da’ cioè in qualche modo per scontata l’attuale fase di sviluppo tecnologico, e si valutano gli effetti dell’innovazione in termini di prodotti innovativi oppure di processo progettuale integrato. Appare quindi necessario approfondire il significato stesso di innovazione tecnologica, che non può essere considerata un dato acquisito proprio per la problematicità del suo significato e dei suoi possibili utilizzi, come ribadito dalla maggior parte del dibattito dell’ultimo secolo, riferiti tanto alla disciplina architettonica quanto a vari settori della società contemporanea. Il testo, comunque, intende invece riferirsi specificamente all’esito architettonico di tali innovazioni quali che esse siano, differenziandole per chiarezza espositiva in innovazioni tecnologiche di tipo software, hardware e brainware, per trovare analogie ad uno schema consolidato in altre discipline. Ciò con l’intenzione di mostrare come i processi tecnici e tecnologici non siano neutrali rispetto ai processi creativi ed al linguaggio architettonico in particolare, e come l’utilizzo o la trasposizione di innovazioni tecnologiche possano influenzare la disciplina ed i suoi fondamenti storici.
2007
9788838741401
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/143994
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