I materiali studiati si datano tra la fine del XV ed il XVIII secolo e comprendono sia forme chiuse (boccali), sia forme aperte (piatti e scodelle). Il corpo ceramico, molto omogeneo, ha pasta chiara, prevalentemente giallina tendente al rosato. I decori ricorrenti sui manufatti e riferibili alle principali produzioni attestate in contesti romani sono quelli con motivo “a losanghe”, “a pelte”, con “girali floreali stilizzate” sui lati, con “medaglione a scaletta” con motivi diversi all’interno. I decori ad “occhio di pavone” all’esterno del medaglione, a “girandole” blu e arancio, “alla porcellana”, “a paesini”, “a tamburi”, smalto berettino, ecc. ...... possono invece essere attribuiti a fornaci faentine, derutesi, liguri o montelupine. Sono stati inoltre inseriti anche scarti di fornace, di sicura origine locale. Lo studio della tessitura del corpo ceramico e del rivestimento vetroso è stato integrato con quello della composizione chimica e mineralogica. Le indagini composizionali sono state condotte sia con tecniche di "bulk", quali la diffrattometria raggi X di polveri (XRD) e la fluorescenza raggi X (XRF), sia con tecniche microanalitiche, quali la microsonda elettronica. Lo studio petro-archeometrico dei frammenti di maiolica (XV-XVIII secolo) provenienti da scavi archeologici condotti nel Borgo di Ostia Antica, ha fornito gli elementi per dare un’identità tessiturale e composizionale a tale collezione di manufatti. L’approccio multianalitico, condotto sia sul corpo ceramico, sia sul rivestimento a base vetrosa (smalto), ha permesso di integrare differenti informazioni e di raccogliere indizi sulle conoscenze di tecnologia di produzione dei vasai rinascimentali. La buona omogeneità mineralogica e composizionale del corpo ceramico e l’elevata rappresentatività di tale tipo di impasto, statisticamente presente su di un arco di tempo che va dalla fine del XV sec. fino al XVIII secolo, è a sostegno dell’ipotesi che i reperti esaminati, compresi ovviamente gli scarti di seconda cottura, siano di produzione locale, anche se modelli decorativi sono attribuibili ad altri centri di produzione anche importati (Italia settentrionale e centrale), non del comprensorio romano. I dati chimici e geochimici a tutt’oggi disponibili su centri di produzione coevi della Ligura e dell’Italia Centrale mostrano chiaramente una loro netta differenza e si distinguono bene i manufatti del borgo di Ostia Antica. Questi ultimi attestano quindi la presenza di un differente contesto produttivo attivo tra il XVI e il XVIII secolo, probabilmente da riferirsi al comprensorio romano. I nuovi dati archeometrici, desunti dalle analisi, per individuare le possibili materie prime dei campioni ostiensi, possono essere considerati ancora preliminari, in quanto mancano a tutt’oggi campionature di argille locali di cava e i loro confronti con le analisi degli impasti delle maioliche.

Le indagini archeometriche

RICCARDI, MARIA PIA;MESSIGA, BRUNO
2003-01-01

Abstract

I materiali studiati si datano tra la fine del XV ed il XVIII secolo e comprendono sia forme chiuse (boccali), sia forme aperte (piatti e scodelle). Il corpo ceramico, molto omogeneo, ha pasta chiara, prevalentemente giallina tendente al rosato. I decori ricorrenti sui manufatti e riferibili alle principali produzioni attestate in contesti romani sono quelli con motivo “a losanghe”, “a pelte”, con “girali floreali stilizzate” sui lati, con “medaglione a scaletta” con motivi diversi all’interno. I decori ad “occhio di pavone” all’esterno del medaglione, a “girandole” blu e arancio, “alla porcellana”, “a paesini”, “a tamburi”, smalto berettino, ecc. ...... possono invece essere attribuiti a fornaci faentine, derutesi, liguri o montelupine. Sono stati inoltre inseriti anche scarti di fornace, di sicura origine locale. Lo studio della tessitura del corpo ceramico e del rivestimento vetroso è stato integrato con quello della composizione chimica e mineralogica. Le indagini composizionali sono state condotte sia con tecniche di "bulk", quali la diffrattometria raggi X di polveri (XRD) e la fluorescenza raggi X (XRF), sia con tecniche microanalitiche, quali la microsonda elettronica. Lo studio petro-archeometrico dei frammenti di maiolica (XV-XVIII secolo) provenienti da scavi archeologici condotti nel Borgo di Ostia Antica, ha fornito gli elementi per dare un’identità tessiturale e composizionale a tale collezione di manufatti. L’approccio multianalitico, condotto sia sul corpo ceramico, sia sul rivestimento a base vetrosa (smalto), ha permesso di integrare differenti informazioni e di raccogliere indizi sulle conoscenze di tecnologia di produzione dei vasai rinascimentali. La buona omogeneità mineralogica e composizionale del corpo ceramico e l’elevata rappresentatività di tale tipo di impasto, statisticamente presente su di un arco di tempo che va dalla fine del XV sec. fino al XVIII secolo, è a sostegno dell’ipotesi che i reperti esaminati, compresi ovviamente gli scarti di seconda cottura, siano di produzione locale, anche se modelli decorativi sono attribuibili ad altri centri di produzione anche importati (Italia settentrionale e centrale), non del comprensorio romano. I dati chimici e geochimici a tutt’oggi disponibili su centri di produzione coevi della Ligura e dell’Italia Centrale mostrano chiaramente una loro netta differenza e si distinguono bene i manufatti del borgo di Ostia Antica. Questi ultimi attestano quindi la presenza di un differente contesto produttivo attivo tra il XVI e il XVIII secolo, probabilmente da riferirsi al comprensorio romano. I nuovi dati archeometrici, desunti dalle analisi, per individuare le possibili materie prime dei campioni ostiensi, possono essere considerati ancora preliminari, in quanto mancano a tutt’oggi campionature di argille locali di cava e i loro confronti con le analisi degli impasti delle maioliche.
2003
9788888168159
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/16805
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact