Scopo. Valutare la prevalenza dei Disturbi Correlati a Sostanze ed investigare i pattern di abuso ed i profili diagnostici tra l’utenza di un Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura. Sono stati esclusi i pazienti che abusano esclusivamente di alcool. Metodi. Studio condotto su 47 pazienti, ricoverati nel Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura del Policlinico S. Matteo, Università di Pavia (Gennaio 1999 - Dicembre 2000) con anamnesi positiva, prossima o remota, per Disturbi Correlati a Sostanze, secondo i criteri del DSM-IV. Ad ogni paziente è stata somministrata una scheda anamnestica di rilevazione parzialmente ricavata dall’Addiction Severity Index. La diagnosi è stata posta secondo il DSM-IV, assi I e II, quindi il campione è stato suddiviso in quattro sottogruppi diagnostici: A (Schizofrenia e altri Disturbi Psicotici); B (Disturbi di Personalità); C (Disturbi dell’Umore); D (Nessuna Diagnosi Psichiatrica). Risultati. Le droghe di elezione, in oltre la metà del campione, risultano essere i cannabinoidi, gli allucinogeni, l’alcool e gli oppiacei. Le caratteristiche di “polydrug abuser” sono presenti in più della metà dei pazienti. Discussione. La prevalenza della comorbidità per Disturbi Correlati a Sostanze del campione complessivo, rappresentato soprattutto da pazienti affetti da Disturbi di Personalità e Schizofrenia altri Disturbi Psicotici, è del 9.5%. I profili di gravità evidenziati tra i pazienti in doppia diagnosi, come indicato dai pregressi percorsi di cura, sottolineano la necessità di differenti modelli di trattamenti, certamente “paralleli”, in accordo con l’organizzazione sanitaria nazionale vigente. Collegamenti più stretti tra i Servizi per le Dipendenze e i Servizi Psichiatrici dovrebbero comunque tenere conto e beneficiare della consolidata organizzazione psichiatrica territoriale.

Disturbi correlati a sostanze in un Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura: studio descrittivo di prevalenza su pattern di abuso e profili diagnostici

BARALE, FRANCESCO
2003-01-01

Abstract

Scopo. Valutare la prevalenza dei Disturbi Correlati a Sostanze ed investigare i pattern di abuso ed i profili diagnostici tra l’utenza di un Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura. Sono stati esclusi i pazienti che abusano esclusivamente di alcool. Metodi. Studio condotto su 47 pazienti, ricoverati nel Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura del Policlinico S. Matteo, Università di Pavia (Gennaio 1999 - Dicembre 2000) con anamnesi positiva, prossima o remota, per Disturbi Correlati a Sostanze, secondo i criteri del DSM-IV. Ad ogni paziente è stata somministrata una scheda anamnestica di rilevazione parzialmente ricavata dall’Addiction Severity Index. La diagnosi è stata posta secondo il DSM-IV, assi I e II, quindi il campione è stato suddiviso in quattro sottogruppi diagnostici: A (Schizofrenia e altri Disturbi Psicotici); B (Disturbi di Personalità); C (Disturbi dell’Umore); D (Nessuna Diagnosi Psichiatrica). Risultati. Le droghe di elezione, in oltre la metà del campione, risultano essere i cannabinoidi, gli allucinogeni, l’alcool e gli oppiacei. Le caratteristiche di “polydrug abuser” sono presenti in più della metà dei pazienti. Discussione. La prevalenza della comorbidità per Disturbi Correlati a Sostanze del campione complessivo, rappresentato soprattutto da pazienti affetti da Disturbi di Personalità e Schizofrenia altri Disturbi Psicotici, è del 9.5%. I profili di gravità evidenziati tra i pazienti in doppia diagnosi, come indicato dai pregressi percorsi di cura, sottolineano la necessità di differenti modelli di trattamenti, certamente “paralleli”, in accordo con l’organizzazione sanitaria nazionale vigente. Collegamenti più stretti tra i Servizi per le Dipendenze e i Servizi Psichiatrici dovrebbero comunque tenere conto e beneficiare della consolidata organizzazione psichiatrica territoriale.
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