Il saggio indaga un aspetto fondamentale della strategia autopromozionale promossa dalle attrici della Commedia dell'Arte per superare il doppio stigma etico e culturale relativo all'esibizione del corpo in scena. Un ostacolo che le attrici cercano di superare sforzandosi di assimilare il loro corpo a quello stereotipato del canone ideale delle bellezze, ideato nel medioevo e poi rielaborato da Petrarca e Boccaccio fino agli epigoni del petrarchismo tardomanierista. Un'identificazione realizzata grazie ad una sapiente tecnica di pose e movimenti capaci di sublimare il corpo rendendolo ad un tempo naturale e artificiale: un 'ritratto animato' in grado di decontestualizzare la visione dell'attrice, spostandola dal piano reale a quello ideale, segno di una bellezza mitica, purificata da ogni possibile corruzione.

Il canone vivo: la bellezza delle attrici tra Cinque e Seicento

FIASCHINI, FABRIZIO
2009-01-01

Abstract

Il saggio indaga un aspetto fondamentale della strategia autopromozionale promossa dalle attrici della Commedia dell'Arte per superare il doppio stigma etico e culturale relativo all'esibizione del corpo in scena. Un ostacolo che le attrici cercano di superare sforzandosi di assimilare il loro corpo a quello stereotipato del canone ideale delle bellezze, ideato nel medioevo e poi rielaborato da Petrarca e Boccaccio fino agli epigoni del petrarchismo tardomanierista. Un'identificazione realizzata grazie ad una sapiente tecnica di pose e movimenti capaci di sublimare il corpo rendendolo ad un tempo naturale e artificiale: un 'ritratto animato' in grado di decontestualizzare la visione dell'attrice, spostandola dal piano reale a quello ideale, segno di una bellezza mitica, purificata da ogni possibile corruzione.
2009
8874701020
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/204365
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