Una cospicua parte della cultura mondiale si basa sul rapporto tra viaggi, resoconti e conoscenze geografiche giacché, sin dai primordi della comunicazione scritta, per diffondere la cultura si è reso necessario conoscere ed esplorare il mondo. La “memoria della Terra” e la “storia dell’uomo” non sono separabili, perché, in fondo, sono la medesima cosa. Sulla differenza tra descrivere un pezzo di pianeta col deliberato e primario intento di diffonderne la conoscenza e descriverlo come cornice della vita umana, su questa differenza (se ve n’è davvero) si basa la distinzione fra opere squisitamente geografiche e opere genericamente letterarie (intese come testi di narrativa). D’altra parte, qualcosa è stato detto e scritto sulla “geograficità intrinseca” di molte opere letterarie. Se, dunque, esiste la geografia dei geografi classici e la geograficità dei letterati, perché non ricercare la letterarietà dei geografi? Tale letterarietà non può che nascere nuovamente dalla narrazione del viaggio, cioè dalla descrizione sentimentale del padre di tutte le conoscenze compiuta dai suoi figli. Quindi se la letteratura può produrre inconsapevolmente geografia come sfondo delle vicende umane, la geografia può raccontare la vita del rapporto uomo-pianeta lasciando sullo sfondo le relazioni umane. La compenetrazione, in realtà, dipende soprattutto dall’abilità narrativa più o meno sviluppata di chi racconta, amandola, la geografia; talento ed esperienza possono trasformare il prosatore in geografo, quindi anche il geografo in narratore. Non è, quindi, semplicissimo fare certe distinzioni fra geografia e letteratura, a meno di non produrre artificialmente categorie. Nel contributo si è scelto di accettare le categorie preordinate dalla scelta di luoghi deputati alla diffusione dell’una (geografia) o dell’altra (letteratura).

Viaggi ed esperienze di studio 'sul terreno': vecchie e nuove riflessioni sul paesaggio lombardo

CANDURA, ANNA ROSA
2004-01-01

Abstract

Una cospicua parte della cultura mondiale si basa sul rapporto tra viaggi, resoconti e conoscenze geografiche giacché, sin dai primordi della comunicazione scritta, per diffondere la cultura si è reso necessario conoscere ed esplorare il mondo. La “memoria della Terra” e la “storia dell’uomo” non sono separabili, perché, in fondo, sono la medesima cosa. Sulla differenza tra descrivere un pezzo di pianeta col deliberato e primario intento di diffonderne la conoscenza e descriverlo come cornice della vita umana, su questa differenza (se ve n’è davvero) si basa la distinzione fra opere squisitamente geografiche e opere genericamente letterarie (intese come testi di narrativa). D’altra parte, qualcosa è stato detto e scritto sulla “geograficità intrinseca” di molte opere letterarie. Se, dunque, esiste la geografia dei geografi classici e la geograficità dei letterati, perché non ricercare la letterarietà dei geografi? Tale letterarietà non può che nascere nuovamente dalla narrazione del viaggio, cioè dalla descrizione sentimentale del padre di tutte le conoscenze compiuta dai suoi figli. Quindi se la letteratura può produrre inconsapevolmente geografia come sfondo delle vicende umane, la geografia può raccontare la vita del rapporto uomo-pianeta lasciando sullo sfondo le relazioni umane. La compenetrazione, in realtà, dipende soprattutto dall’abilità narrativa più o meno sviluppata di chi racconta, amandola, la geografia; talento ed esperienza possono trasformare il prosatore in geografo, quindi anche il geografo in narratore. Non è, quindi, semplicissimo fare certe distinzioni fra geografia e letteratura, a meno di non produrre artificialmente categorie. Nel contributo si è scelto di accettare le categorie preordinate dalla scelta di luoghi deputati alla diffusione dell’una (geografia) o dell’altra (letteratura).
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