Il progetto vuole essere, innanzi tutto, un progetto a scala urbana, che sia anche l’occasione per restituire all’area una maggiore qualità ambientale e migliori connessioni morfologiche e funzionali con il contesto in cui si colloca. Attualmente la tendenza verso la “ri-urbanizzazione” dell’ospedale è un dato visibile in numerosi esempi europei in cui si stanno attivando diverse strategie per restituire l’ospedale alla città, anche se coesistono al tempo stesso esperienze di ospedali a immagine di “shopping malls”, collocati in grandi aree vuote circondate da parcheggi e che sembrano sottolineare la natura transitoria dell’ospedalizzazione. L’area di progetto presenta un tessuto edilizio consolidato, molto denso, con isolati che denotano una certa regolarità, essendo il risultato dell’opera di rettifilo e razionalizzazione dell’urbanistica milanese ottocentesca, a scapito dei preesistenti tessuti irregolari di matrice medievale e rinascimentale. In questo contesto l’ospedale, con il suo impianto tipologico a padiglioni, si differenzia rispetto alla continuità della cortina edilizia, quasi mai interrotta negli isolati attigui. A questa soluzione della continuità delle cortine si contrappone però una forte impenetrabilità del complesso ospedaliero, dovuta alla sua natura di enclave funzionalmente specializzata ed al suo tradizionale isolamento dalla vita urbana. Nell’assunto che il nuovo Policlinico debba diventare un significativo riferimento capace di restituire il più opportuno valore alle emergenze dell’intorno e, con esse, alla storia della città, e nel contempo voglia riscattare una intera parte urbana, quella interna al recinto della funzione ospedaliera, non si potrà prescindere da una nuova relazione del complesso ospedaliero con il contesto urbano. Il progetto mira dunque ad aprirsi alla città e a ricomporre il tessuto urbano secondo un duplice registro: l’uso della tipologia a corte per il nuovo building e il rispetto della giacitura della Cà Granda per il disegno degli spazi pubblici che vanno a distendersi sulla quasi totalità del lotto, formando un parco urbano aperto all’uso pubblico tra i livelli interrati e quelli rialzati dell’ospedale, sede delle degenze. L’assialità rispetto alla Cà Granda nel disegno degli spazi pubblici si pone in dialettica sinergia con l’orientamento del building ospedaliero, rispettoso del lotto sul quale insiste. L’uso della tipologia a corte consente inoltre al nuovo edificio di avere la giusta scala e così di rapportarsi con la Cà Granda, il Tribunale e la Rotonda della Besana. La particolare collocazione del sito consente la grande opportunità di creare un “continuum” con le aree verdi adiacenti (innanzi tutto, il vicino Giardino della Guastalla, i cortili dell’edificio storico filaretiano dell’Università Statale, il Largo Richini fino alle aree verdi circostanti la Besana), che ricucia le varie aree attualmente isolate, così che dai giardini della Guastalla si crei un percorso naturale, vegetale sino alla Besana, prevedendo un ridisegno del verde nelle zone mancanti e integrando quelle esistenti, attualmente in stato di degrado, quali piazza dell’Umanitaria e i suoi chiostri, l’area di via Pace e i viali di circonvallazione, strettamente legati ai giardini della Besana. Il nuovo complesso ospedaliero avrà quindi il livello 0 riservato allo spazio pubblico, agli ingressi e alla lobby, corredati dagli spazi commerciali e di ristoro. Tutto attorno, il parco ad uso pubblico; al di sotto, una struttura ipogea che contiene il blocco operatorio centralizzato, il dipartimento dell’immagine ed i servizi accessori sanitari e para-sanitari centralizzati, i percorsi sanitari (ring underground illuminato) e i parcheggi, con spazi illuminati ed areati tramite patii e cavedi. Le degenze saranno collocate ai piani superiori, venendosi a configurare come residenze immerse nel verde e nello spazio pubblico.

L'ospedale nel parco

BUGATTI, ANGELO;CATTANEO, TIZIANO;
2007-01-01

Abstract

Il progetto vuole essere, innanzi tutto, un progetto a scala urbana, che sia anche l’occasione per restituire all’area una maggiore qualità ambientale e migliori connessioni morfologiche e funzionali con il contesto in cui si colloca. Attualmente la tendenza verso la “ri-urbanizzazione” dell’ospedale è un dato visibile in numerosi esempi europei in cui si stanno attivando diverse strategie per restituire l’ospedale alla città, anche se coesistono al tempo stesso esperienze di ospedali a immagine di “shopping malls”, collocati in grandi aree vuote circondate da parcheggi e che sembrano sottolineare la natura transitoria dell’ospedalizzazione. L’area di progetto presenta un tessuto edilizio consolidato, molto denso, con isolati che denotano una certa regolarità, essendo il risultato dell’opera di rettifilo e razionalizzazione dell’urbanistica milanese ottocentesca, a scapito dei preesistenti tessuti irregolari di matrice medievale e rinascimentale. In questo contesto l’ospedale, con il suo impianto tipologico a padiglioni, si differenzia rispetto alla continuità della cortina edilizia, quasi mai interrotta negli isolati attigui. A questa soluzione della continuità delle cortine si contrappone però una forte impenetrabilità del complesso ospedaliero, dovuta alla sua natura di enclave funzionalmente specializzata ed al suo tradizionale isolamento dalla vita urbana. Nell’assunto che il nuovo Policlinico debba diventare un significativo riferimento capace di restituire il più opportuno valore alle emergenze dell’intorno e, con esse, alla storia della città, e nel contempo voglia riscattare una intera parte urbana, quella interna al recinto della funzione ospedaliera, non si potrà prescindere da una nuova relazione del complesso ospedaliero con il contesto urbano. Il progetto mira dunque ad aprirsi alla città e a ricomporre il tessuto urbano secondo un duplice registro: l’uso della tipologia a corte per il nuovo building e il rispetto della giacitura della Cà Granda per il disegno degli spazi pubblici che vanno a distendersi sulla quasi totalità del lotto, formando un parco urbano aperto all’uso pubblico tra i livelli interrati e quelli rialzati dell’ospedale, sede delle degenze. L’assialità rispetto alla Cà Granda nel disegno degli spazi pubblici si pone in dialettica sinergia con l’orientamento del building ospedaliero, rispettoso del lotto sul quale insiste. L’uso della tipologia a corte consente inoltre al nuovo edificio di avere la giusta scala e così di rapportarsi con la Cà Granda, il Tribunale e la Rotonda della Besana. La particolare collocazione del sito consente la grande opportunità di creare un “continuum” con le aree verdi adiacenti (innanzi tutto, il vicino Giardino della Guastalla, i cortili dell’edificio storico filaretiano dell’Università Statale, il Largo Richini fino alle aree verdi circostanti la Besana), che ricucia le varie aree attualmente isolate, così che dai giardini della Guastalla si crei un percorso naturale, vegetale sino alla Besana, prevedendo un ridisegno del verde nelle zone mancanti e integrando quelle esistenti, attualmente in stato di degrado, quali piazza dell’Umanitaria e i suoi chiostri, l’area di via Pace e i viali di circonvallazione, strettamente legati ai giardini della Besana. Il nuovo complesso ospedaliero avrà quindi il livello 0 riservato allo spazio pubblico, agli ingressi e alla lobby, corredati dagli spazi commerciali e di ristoro. Tutto attorno, il parco ad uso pubblico; al di sotto, una struttura ipogea che contiene il blocco operatorio centralizzato, il dipartimento dell’immagine ed i servizi accessori sanitari e para-sanitari centralizzati, i percorsi sanitari (ring underground illuminato) e i parcheggi, con spazi illuminati ed areati tramite patii e cavedi. Le degenze saranno collocate ai piani superiori, venendosi a configurare come residenze immerse nel verde e nello spazio pubblico.
2007
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/208481
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