Le scelte architettoniche e compositive necessariamente si confrontano con differenti possibili soluzioni: da un lato l’idea di fondare un nuovo paesaggio, dall’altro l’idea di creare una relazione dialogica dell’architettura con il paesaggio . Il pericolo - puntualmente verificatosi - nell’affrontare il tema progettuale era la proposizione di un assetto morfologico che risolvesse la problematica in termini contestualistici e non di integrazione con il contesto. Ciò non significherebbe proporre semplicemente azioni di mimesi o di omogeneizzazione, ma la creazione di momenti di continuità e discontinuità o di eccezionalità nelle parti di città. Ancora una volta, è il problema dell’architettura moderna, nonostante già Le Corbusier avesse posto nuova sensibilità per le “unità paesistiche” affermando che “il compito essenziale che spetta alle condizioni di natura” è quello di “costituire un giusto contrappeso agli elementi artificiali originati dalla macchina” e ancora “Mediante l’urbanistica e l’architettura, l’ambiente e il paesaggio possono entrare nelle città o, della città, costituire un elemento figurativo e spirituale determinante” . E’ possibile concordare con Giedion, quando, illustrando i tipi di relazione dell’architettura verso il paesaggio, assume il tempio greco che si staglia sullo sfondo e assicura un completo avvolgimento dell’interno con l’esterno . Infatti lo stagliarsi sullo sfondo non significa rifiutare la natura ma esprimere un’idea di paesaggio, pertanto, un’architettura non può essere un’opera singola collocata sul territorio urbano secondo criteri precostituiti da regole compositive, da orientamenti topografici e da condizioni climatiche. Non è il modello di Brasilia, magnifica città di fondazione degli anni '60 del secolo appena trascorso, a cui si fa riferimento. La città di Oscar Niemeyer e Lucio Costa si esprime in un rapporto totalizzante con l’ambiente in un luogo dominato dalla natura stessa. Si propone, attraverso l’insegnamento di Roberto Burle Marx: la cui opera è segnata da geometrie e razionalismi che imitano la natura nelle proporzioni e nelle relazioni; l’introduzione di una realtà ecologica nella progettazione degli spazi pubblici senza cadere nell’ecologismo a tutti i costi e neppure nella nostalgia delle origini che imita la natura nelle forme . Da queste esperienze è possibile riprendere un processo concettuale che ristabilisce i rapporti di scala tra la dimensione territoriale e quella paesaggistica, tra lo spazio architettonico e lo spazio tecnologico dove l’esterno e l’interno interagiscono, scambiano informazioni in un equilibrio reciproco.

La misura della dimensione paesaggistica nelle aree metropolitane

CATTANEO, TIZIANO
2008-01-01

Abstract

Le scelte architettoniche e compositive necessariamente si confrontano con differenti possibili soluzioni: da un lato l’idea di fondare un nuovo paesaggio, dall’altro l’idea di creare una relazione dialogica dell’architettura con il paesaggio . Il pericolo - puntualmente verificatosi - nell’affrontare il tema progettuale era la proposizione di un assetto morfologico che risolvesse la problematica in termini contestualistici e non di integrazione con il contesto. Ciò non significherebbe proporre semplicemente azioni di mimesi o di omogeneizzazione, ma la creazione di momenti di continuità e discontinuità o di eccezionalità nelle parti di città. Ancora una volta, è il problema dell’architettura moderna, nonostante già Le Corbusier avesse posto nuova sensibilità per le “unità paesistiche” affermando che “il compito essenziale che spetta alle condizioni di natura” è quello di “costituire un giusto contrappeso agli elementi artificiali originati dalla macchina” e ancora “Mediante l’urbanistica e l’architettura, l’ambiente e il paesaggio possono entrare nelle città o, della città, costituire un elemento figurativo e spirituale determinante” . E’ possibile concordare con Giedion, quando, illustrando i tipi di relazione dell’architettura verso il paesaggio, assume il tempio greco che si staglia sullo sfondo e assicura un completo avvolgimento dell’interno con l’esterno . Infatti lo stagliarsi sullo sfondo non significa rifiutare la natura ma esprimere un’idea di paesaggio, pertanto, un’architettura non può essere un’opera singola collocata sul territorio urbano secondo criteri precostituiti da regole compositive, da orientamenti topografici e da condizioni climatiche. Non è il modello di Brasilia, magnifica città di fondazione degli anni '60 del secolo appena trascorso, a cui si fa riferimento. La città di Oscar Niemeyer e Lucio Costa si esprime in un rapporto totalizzante con l’ambiente in un luogo dominato dalla natura stessa. Si propone, attraverso l’insegnamento di Roberto Burle Marx: la cui opera è segnata da geometrie e razionalismi che imitano la natura nelle proporzioni e nelle relazioni; l’introduzione di una realtà ecologica nella progettazione degli spazi pubblici senza cadere nell’ecologismo a tutti i costi e neppure nella nostalgia delle origini che imita la natura nelle forme . Da queste esperienze è possibile riprendere un processo concettuale che ristabilisce i rapporti di scala tra la dimensione territoriale e quella paesaggistica, tra lo spazio architettonico e lo spazio tecnologico dove l’esterno e l’interno interagiscono, scambiano informazioni in un equilibrio reciproco.
2008
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/208524
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact