La storia del cinema Arlecchino, uno dei primi cinema moderni per pellicole a colori inaugurati a Milano nel dopoguerra (1948), è ricostruita in un saggio che, basandosi su inedite fonti, prende in considerazione la storia progettuale, ma soprattutto la collaborazione di due artisti del calibro di Lucio Fontana e Piero Fornasetti con gli architetti Roberto Menghi e Mario Righini. Il saggio, in particolare è incentrato sugli interventi di Lucio Fontana e prende spunto dalla collaborazione con gli architetti per tracciare una breve storia della ceramica come scultura nell'opera del maestro, soprattutto a partire dal 1947. Il bassorilievo ceramico creato da Fontana come lungo fregio sotto lo schermo di proiezione ( oggi staccato e in collezione privata) evidenzia il carattere sperimentale dell'intervento dell'artista nell'architettura: la ceramica, infatti, era colorata con speciali e innovative vernici fluorescenti che eccitate con luce di Wood rivelavano l'opera anche al buio con effetto straniante e astratto. Un'anticipazione di quanto di lì a poco Fontana avrebbe creato nel poi divenuto celebre Ambiente spaziale a luce nera (1949) realizzato come opera spazialità alla Galleria del Naviglio di Milano. Altri particolari inediti rivelano come la scultura dell'Arlecchino a mosaico, di cui si pubblicano per la prima volta i saggi di restauro, sospesa orizzontalmente al soffitto dell'ingresso avesse una funzione di illuminazione colorata dello spazio circostante. Il breve studio, infine, pone in rilievo l'importanza della collaborazione architettonica per Fontana nel momento delle definizione di una propria "arte spaziale", teoricamente già profilata nei primi manifesti del movimento degli Spaziali, ma ancora confusa nelle realizzazioni concrete e ambigua, tra l'intervento ceramica o musivo e l'utilizzo di tecnologie sperimentali.

Lucio Fontana. L'arlecchino

CAMPIGLIO, PAOLO
2010-01-01

Abstract

La storia del cinema Arlecchino, uno dei primi cinema moderni per pellicole a colori inaugurati a Milano nel dopoguerra (1948), è ricostruita in un saggio che, basandosi su inedite fonti, prende in considerazione la storia progettuale, ma soprattutto la collaborazione di due artisti del calibro di Lucio Fontana e Piero Fornasetti con gli architetti Roberto Menghi e Mario Righini. Il saggio, in particolare è incentrato sugli interventi di Lucio Fontana e prende spunto dalla collaborazione con gli architetti per tracciare una breve storia della ceramica come scultura nell'opera del maestro, soprattutto a partire dal 1947. Il bassorilievo ceramico creato da Fontana come lungo fregio sotto lo schermo di proiezione ( oggi staccato e in collezione privata) evidenzia il carattere sperimentale dell'intervento dell'artista nell'architettura: la ceramica, infatti, era colorata con speciali e innovative vernici fluorescenti che eccitate con luce di Wood rivelavano l'opera anche al buio con effetto straniante e astratto. Un'anticipazione di quanto di lì a poco Fontana avrebbe creato nel poi divenuto celebre Ambiente spaziale a luce nera (1949) realizzato come opera spazialità alla Galleria del Naviglio di Milano. Altri particolari inediti rivelano come la scultura dell'Arlecchino a mosaico, di cui si pubblicano per la prima volta i saggi di restauro, sospesa orizzontalmente al soffitto dell'ingresso avesse una funzione di illuminazione colorata dello spazio circostante. Il breve studio, infine, pone in rilievo l'importanza della collaborazione architettonica per Fontana nel momento delle definizione di una propria "arte spaziale", teoricamente già profilata nei primi manifesti del movimento degli Spaziali, ma ancora confusa nelle realizzazioni concrete e ambigua, tra l'intervento ceramica o musivo e l'utilizzo di tecnologie sperimentali.
2010
9788881587780
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/214782
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