Il sistema di istruzione e formazione svolge un ruolo fondamentale per consentire alle persone di adattarsi in modo flessibile alla realtà odierna caratterizzata da rapidi mutamenti e forte interconnessione. Per la realizzazione personale, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale è, infatti, importante sviluppare, nell’intero arco di vita e dunque sin dall’età precoce, una serie di competenze chiave delineate nel quadro di riferimento europeo e comprensive di competenze “sociali e civiche”. Queste ultime, definite come “personali, interpersonali e interculturali”, riguardano la partecipazione alla vita sociale e lavorativa in società sempre più diversificate. La competenza sociale è collegata al benessere personale e collettivo. Basata sull’attitudine alla collaborazione, all’assertività e l’integrità, essa comprende la capacità di comunicare in modo costruttivo in ambienti diversi, di mostrare tolleranza, di esprimere e comprendere diversi punti di vista. La competenza civica, invece, dota le persone degli strumenti per partecipare attivamente alla vita democratica grazie alla conoscenza dei concetti sociopolitici e alla propria capacità di impegnarsi efficacemente con gli altri nella sfera pubblica. Considerato il quadro normativo europeo ora descritto, ci si può interrogare sulla presenza, nella letteratura psicologica, di costrutti utili per approfondire il tema dello sviluppo delle competenze sociali. Esse sono state oggetto di recenti ricerche riferite all’età prescolare (Elia, Cassibba 2009), mentre cresce l’importanza attribuita dagli studiosi al ruolo delle emozioni nello sviluppo relazionale e in quello morale (Barone, Bacchini 2009). Un’abbondante letteratura si è sviluppata, oltre sugli aspetti cognitivi ed emotivi dello sviluppo morale dei bambini, anche sul ruolo della scuola nell’educazione ai valori nelle democrazie multiculturali. Al centro della discussione si colloca la tensione tra la moralità e le strutture normative dei sistemi sociali: l’educazione morale spetta innanzitutto alla famiglia, ma la scuola non può rinunciare al suo ruolo formativo volto a facilitare l’interiorizzazione dei valori (Nucci, 2001). Nell’enfatizzare l’importanza dell’educazione al senso delle regole è stato osservato che proprio l’interiorizzazione dei valori, oltre che delle norme, consente di acquisire una maggiore capacità di gestione del sé e delle relazioni (Diana, 2005). Strettamente connessi agli studi sullo sviluppo morale sono quelli rivolti a indagare le modalità di interazione sociale tra gli individui, al fine del perseguimento del benessere collettivo. Nell’ambito delle ricerche incentrate sul comportamento prosociale, alcune mettono in luce i fattori che lo promuovo, altre testimoniano l’importanza delle sue manifestazioni precoci ai fini dell’adattamento e della salute in tutte le fasi della vita (Cattelino e al., 2006) e altre ancora documentano le relazioni tra empatia, ragionamento morale e prosocialità (Pastorelli e al., 2006). Il ruolo della scuola nella promozione della responsabilità individuale e dell’autonomia nelle scelte risulta particolarmente rilevante per il pieno sviluppo della personalità. Il diffondersi di dinamiche prosociali a scuola può essere favorito mediante la riflessione su di sé e l’attenzione all’altro, importante è anche l’elaborazione di strategie per potenziare, da un lato, l’efficacia nell’offerta di aiuto e, dall’altro, l’autoefficacia nella richiesta di aiuto. L’esperienza scolastica può favorire comportamenti prosociali orientati a una convivenza sociale positiva attraverso due canali principali: da un lato le relazioni con gli insegnanti e con i pari e, dall’altro, i contenuti curriculari (Cattelino e al., 2006). Per quanto riguarda i rapporti interpersonali a scuola, la creazione di una rete relazionale di qualità, basata su risorse individuali e di gruppo, e incentrata sul raggiungimento di obiettivi comuni, favorisce un clima classe positivo. Tra i fattori decisivi per la promozione di un clima classe positivo, centrale è il ruolo dell’insegnante come facilitatore delle relazioni e promotore dei processi di cambiamento.

Diritti e rovesci: cittadini si diventa. Sviluppare competenze sociali e civiche nella scuola primaria

BROLI, LUISA;RENATI, ROBERTA;ZANETTI, MARIA ASSUNTA
2010-01-01

Abstract

Il sistema di istruzione e formazione svolge un ruolo fondamentale per consentire alle persone di adattarsi in modo flessibile alla realtà odierna caratterizzata da rapidi mutamenti e forte interconnessione. Per la realizzazione personale, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale è, infatti, importante sviluppare, nell’intero arco di vita e dunque sin dall’età precoce, una serie di competenze chiave delineate nel quadro di riferimento europeo e comprensive di competenze “sociali e civiche”. Queste ultime, definite come “personali, interpersonali e interculturali”, riguardano la partecipazione alla vita sociale e lavorativa in società sempre più diversificate. La competenza sociale è collegata al benessere personale e collettivo. Basata sull’attitudine alla collaborazione, all’assertività e l’integrità, essa comprende la capacità di comunicare in modo costruttivo in ambienti diversi, di mostrare tolleranza, di esprimere e comprendere diversi punti di vista. La competenza civica, invece, dota le persone degli strumenti per partecipare attivamente alla vita democratica grazie alla conoscenza dei concetti sociopolitici e alla propria capacità di impegnarsi efficacemente con gli altri nella sfera pubblica. Considerato il quadro normativo europeo ora descritto, ci si può interrogare sulla presenza, nella letteratura psicologica, di costrutti utili per approfondire il tema dello sviluppo delle competenze sociali. Esse sono state oggetto di recenti ricerche riferite all’età prescolare (Elia, Cassibba 2009), mentre cresce l’importanza attribuita dagli studiosi al ruolo delle emozioni nello sviluppo relazionale e in quello morale (Barone, Bacchini 2009). Un’abbondante letteratura si è sviluppata, oltre sugli aspetti cognitivi ed emotivi dello sviluppo morale dei bambini, anche sul ruolo della scuola nell’educazione ai valori nelle democrazie multiculturali. Al centro della discussione si colloca la tensione tra la moralità e le strutture normative dei sistemi sociali: l’educazione morale spetta innanzitutto alla famiglia, ma la scuola non può rinunciare al suo ruolo formativo volto a facilitare l’interiorizzazione dei valori (Nucci, 2001). Nell’enfatizzare l’importanza dell’educazione al senso delle regole è stato osservato che proprio l’interiorizzazione dei valori, oltre che delle norme, consente di acquisire una maggiore capacità di gestione del sé e delle relazioni (Diana, 2005). Strettamente connessi agli studi sullo sviluppo morale sono quelli rivolti a indagare le modalità di interazione sociale tra gli individui, al fine del perseguimento del benessere collettivo. Nell’ambito delle ricerche incentrate sul comportamento prosociale, alcune mettono in luce i fattori che lo promuovo, altre testimoniano l’importanza delle sue manifestazioni precoci ai fini dell’adattamento e della salute in tutte le fasi della vita (Cattelino e al., 2006) e altre ancora documentano le relazioni tra empatia, ragionamento morale e prosocialità (Pastorelli e al., 2006). Il ruolo della scuola nella promozione della responsabilità individuale e dell’autonomia nelle scelte risulta particolarmente rilevante per il pieno sviluppo della personalità. Il diffondersi di dinamiche prosociali a scuola può essere favorito mediante la riflessione su di sé e l’attenzione all’altro, importante è anche l’elaborazione di strategie per potenziare, da un lato, l’efficacia nell’offerta di aiuto e, dall’altro, l’autoefficacia nella richiesta di aiuto. L’esperienza scolastica può favorire comportamenti prosociali orientati a una convivenza sociale positiva attraverso due canali principali: da un lato le relazioni con gli insegnanti e con i pari e, dall’altro, i contenuti curriculari (Cattelino e al., 2006). Per quanto riguarda i rapporti interpersonali a scuola, la creazione di una rete relazionale di qualità, basata su risorse individuali e di gruppo, e incentrata sul raggiungimento di obiettivi comuni, favorisce un clima classe positivo. Tra i fattori decisivi per la promozione di un clima classe positivo, centrale è il ruolo dell’insegnante come facilitatore delle relazioni e promotore dei processi di cambiamento.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/226185
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