La vicenda del processo a Galileo Galilei riemerge a tratti di frequenza variabile nello sviluppo del pensiero cattolico a partire dal secolo XVII. Vi sono implicati i problemi dei rapporti tra la Fede e la Cultura, tra le convinzioni personali e il ruolo del magistero ecclesiastico, tra le interpretazioni recepite della Bibbia e l’applicazione a questa di ermeneutiche basate sul metodo storico-critico. In maniera emblematica la “questione galileiana” si impose durante la crisi modernista sullo scorcio dell’Ottocento e nel primo decennio del secolo ventesimo. Il saggio, ricostruito tale retroterra, esamina in particolare quanto il barnabita Giovanni Semeria, considerato epigono del movimento novatore, dichiarò e scrisse sul “processo a Galileo”. Proiettate sullo sfondo delle controversie del momento, la condanna pronunciata nel Seicento era sovrapponibile, nell’ottica del religioso, alle ostilità e al ripudio che l’autorità ecclesiastica opponeva alle ricerche condotte secondo le metodologie critiche ormai affermate. Concludeva sull’esigenza del rispetto da parte del magistero cattolico, verso la libertà degli studiosi e le proposte per riformare negli aspetti “istituzionali e politici” la Chiesa romana.

Libertà della ricerca e divieti ecclesiastici. Una rivisitazione modernista del caso Galilei.

ZAMBARBIERI, ANNIBALE
2010-01-01

Abstract

La vicenda del processo a Galileo Galilei riemerge a tratti di frequenza variabile nello sviluppo del pensiero cattolico a partire dal secolo XVII. Vi sono implicati i problemi dei rapporti tra la Fede e la Cultura, tra le convinzioni personali e il ruolo del magistero ecclesiastico, tra le interpretazioni recepite della Bibbia e l’applicazione a questa di ermeneutiche basate sul metodo storico-critico. In maniera emblematica la “questione galileiana” si impose durante la crisi modernista sullo scorcio dell’Ottocento e nel primo decennio del secolo ventesimo. Il saggio, ricostruito tale retroterra, esamina in particolare quanto il barnabita Giovanni Semeria, considerato epigono del movimento novatore, dichiarò e scrisse sul “processo a Galileo”. Proiettate sullo sfondo delle controversie del momento, la condanna pronunciata nel Seicento era sovrapponibile, nell’ottica del religioso, alle ostilità e al ripudio che l’autorità ecclesiastica opponeva alle ricerche condotte secondo le metodologie critiche ormai affermate. Concludeva sull’esigenza del rispetto da parte del magistero cattolico, verso la libertà degli studiosi e le proposte per riformare negli aspetti “istituzionali e politici” la Chiesa romana.
2010
9788863721966
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