«I Rusteghi in lingua veneziana non è lo stesso che i Rustici in lingua italiana. Noi intendiamo in Venezia per uomo rustego un uomo aspro, zotico, nemico della civiltà, della cultura e del conversare»: così ebbe a scrivere Carlo Goldoni nella prefazione alla commedia pubblicata da Pasquali (1762). Quando, passato quasi un secolo e mezzo da allora, Ermanno Wolf-Ferrari scelse di intonare I rusteghi, nel quadro di una sua personale rilettura del teatro di quel veneziano illustre, Gian Francesco Malipiero «ricordava che tipi simili si potevano incontrare a Venezia fino a pochi anni addietro», come scrive Virgilio Bernardoni nel saggio d’apertura di questo numero de «La Fenice prima dell’Opera». Già, ma a sua volta, nelle Mémoires (1787), Goldoni stesso ebbe a precisare che «la morale di questa commedia non è, per vero dire, di gran necessità nei tempi nei quali siamo, poiché non se ne trovano quasi più di codesti adoratori [i rusteghi] dell’antica semplicità». Chi avrà avuto ragione, Malipiero o Goldoni? Giovanni Guanti – che nel secondo saggio di questo volume prova spiritosamente a illustrarci le rinnovate epifanie dello spirito rustego ai nostri tempi – darebbe certo ragione a Malipiero, e i suoi argomenti sono molto persuasivi. Pronto a cogliere le opportunità che la rete offre ai bibliofili, Guanti ha acquistato online una copia delle Considerazioni attuali di Wolf-Ferrari, a cui dedica la sezione conclusiva del suo scritto. Non si tratta di una copia qualunque, ma di un libro chiosato fittamente dal precedente proprietario, con autentica passione politica e competenza musicale: il caso vuole che si tratti di uno tra i sommi compositori veneziani, Luigi Nono. Il libretto è curato da Daniele Carnini.

Ermanno Wolf-Ferrari, «I quatro rusteghi», «La Fenice prima dell’opera», 2005-2006/3

GIRARDI, MICHELE
2006-01-01

Abstract

«I Rusteghi in lingua veneziana non è lo stesso che i Rustici in lingua italiana. Noi intendiamo in Venezia per uomo rustego un uomo aspro, zotico, nemico della civiltà, della cultura e del conversare»: così ebbe a scrivere Carlo Goldoni nella prefazione alla commedia pubblicata da Pasquali (1762). Quando, passato quasi un secolo e mezzo da allora, Ermanno Wolf-Ferrari scelse di intonare I rusteghi, nel quadro di una sua personale rilettura del teatro di quel veneziano illustre, Gian Francesco Malipiero «ricordava che tipi simili si potevano incontrare a Venezia fino a pochi anni addietro», come scrive Virgilio Bernardoni nel saggio d’apertura di questo numero de «La Fenice prima dell’Opera». Già, ma a sua volta, nelle Mémoires (1787), Goldoni stesso ebbe a precisare che «la morale di questa commedia non è, per vero dire, di gran necessità nei tempi nei quali siamo, poiché non se ne trovano quasi più di codesti adoratori [i rusteghi] dell’antica semplicità». Chi avrà avuto ragione, Malipiero o Goldoni? Giovanni Guanti – che nel secondo saggio di questo volume prova spiritosamente a illustrarci le rinnovate epifanie dello spirito rustego ai nostri tempi – darebbe certo ragione a Malipiero, e i suoi argomenti sono molto persuasivi. Pronto a cogliere le opportunità che la rete offre ai bibliofili, Guanti ha acquistato online una copia delle Considerazioni attuali di Wolf-Ferrari, a cui dedica la sezione conclusiva del suo scritto. Non si tratta di una copia qualunque, ma di un libro chiosato fittamente dal precedente proprietario, con autentica passione politica e competenza musicale: il caso vuole che si tratti di uno tra i sommi compositori veneziani, Luigi Nono. Il libretto è curato da Daniele Carnini.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/29233
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