«La Fenice prima dell’Opera» compie cinque anni ripubblicando il volume dedicato a Thaïs che ha aperto la serie nel novembre del 2002. L’attenzione che La Fenice riserba al teatro musicale di Jules Massenet è testimoniata, in questi ultimi anni, oltre che dall’allestimento del Roi de Lahore (2004), dalla produzione di Thaïs che ha debuttato al Teatro Malibran nel 2002 e che viene riproposta in questi giorni. Anche questo volume non viene ripubblicato tale e quale, visto che i saggi sono stati aggiornati dagli autori e che si offre al lettore una versione italiana in prosa del libretto, più aderente al testo di Louis Gallet, improntato all’inedito principio della «poesia ‘melica’» – e si veda la prefazione alla prima edizione del libretto (1894), qui tradotta e provvista di note esplicative da Emilio Sala. La portata innovativa della riduzione del romanzo di France da parte di Gallet emerge nel saggio di Jürgen Maehder, che introduce Thaïs discutendone la genesi, in relazione alla figura ‘storica’ della celebre cortigiana e alle sue numerose manifestazioni letterarie e drammatiche. Adriana Guarnieri allarga poi l’indagine al contesto estetico dell’Europa di allora, dominata dalla voga dell’esotico, collocando Thaïs nell’ambito di quella Décadence che è fra i tratti distintivi delle arti fin de siècle. Mercedes Viale Ferrero, invece, prende le mosse da problemi visivi per concentrarsi su un tema specifico posto dall’opera: è possibile rappresentare in modo convincente la ‘santità’ nel teatro musicale? Credo che tutte le posizioni critiche qui espresse stimoleranno il lettore: nel mondo d’oggi, in cui tutto torna ciclicamente d’attualità, anche uno dei perni narrativi di Thaïs, il fanatismo religioso, si ripropone con enfasi indesiderabile. Motore dell’azione, infatti, è un monaco esaltato, Athanaël, che sconvolge la vita della protagonista, affermata sacerdotessa di Venere nella ‘mitica’ Alessandria d’Egitto, ricca, còlta e decadente. Preoccupata per la caducità della sua bellezza, l’ammaliatrice si persuade che potrà trovare il vero amore eterno solo tra le braccia di Dio e percorre con avidità, sino alla morte precoce, una strada lastricata di cilicio e di stenti, lasciandosi alle spalle specchi e alcove. La bibliografia nuova su Massenet è di Marco Gurrieri, nuova è anche la sitigrafia, così come l'introduzione di Michele Girardi.

Jules Massenet, «Thaïs», «La Fenice prima dell’opera», 2007/7

GIRARDI, MICHELE
2007-01-01

Abstract

«La Fenice prima dell’Opera» compie cinque anni ripubblicando il volume dedicato a Thaïs che ha aperto la serie nel novembre del 2002. L’attenzione che La Fenice riserba al teatro musicale di Jules Massenet è testimoniata, in questi ultimi anni, oltre che dall’allestimento del Roi de Lahore (2004), dalla produzione di Thaïs che ha debuttato al Teatro Malibran nel 2002 e che viene riproposta in questi giorni. Anche questo volume non viene ripubblicato tale e quale, visto che i saggi sono stati aggiornati dagli autori e che si offre al lettore una versione italiana in prosa del libretto, più aderente al testo di Louis Gallet, improntato all’inedito principio della «poesia ‘melica’» – e si veda la prefazione alla prima edizione del libretto (1894), qui tradotta e provvista di note esplicative da Emilio Sala. La portata innovativa della riduzione del romanzo di France da parte di Gallet emerge nel saggio di Jürgen Maehder, che introduce Thaïs discutendone la genesi, in relazione alla figura ‘storica’ della celebre cortigiana e alle sue numerose manifestazioni letterarie e drammatiche. Adriana Guarnieri allarga poi l’indagine al contesto estetico dell’Europa di allora, dominata dalla voga dell’esotico, collocando Thaïs nell’ambito di quella Décadence che è fra i tratti distintivi delle arti fin de siècle. Mercedes Viale Ferrero, invece, prende le mosse da problemi visivi per concentrarsi su un tema specifico posto dall’opera: è possibile rappresentare in modo convincente la ‘santità’ nel teatro musicale? Credo che tutte le posizioni critiche qui espresse stimoleranno il lettore: nel mondo d’oggi, in cui tutto torna ciclicamente d’attualità, anche uno dei perni narrativi di Thaïs, il fanatismo religioso, si ripropone con enfasi indesiderabile. Motore dell’azione, infatti, è un monaco esaltato, Athanaël, che sconvolge la vita della protagonista, affermata sacerdotessa di Venere nella ‘mitica’ Alessandria d’Egitto, ricca, còlta e decadente. Preoccupata per la caducità della sua bellezza, l’ammaliatrice si persuade che potrà trovare il vero amore eterno solo tra le braccia di Dio e percorre con avidità, sino alla morte precoce, una strada lastricata di cilicio e di stenti, lasciandosi alle spalle specchi e alcove. La bibliografia nuova su Massenet è di Marco Gurrieri, nuova è anche la sitigrafia, così come l'introduzione di Michele Girardi.
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