La letteratura sulla biblioteca digitale ha evidenziato le problematiche relative alle interconnessioni tra ambiti culturali eterogenei e la necessità di allestire dispositivi tecnici, culturali, semantici e linguistici di interoperabilità; ha fatto, inoltre, emergere le criticità dovute all’insufficiente attenzione dedicata alla rappresentazione delle collezioni e alla fornitura di informazioni di contesto, che permettano di valorizzare pienamente le informazioni disponibili attraverso la realizzazione di strutture a filiera. La messa a punto di ambienti cross-domain presuppone la mappatura tra le applicazioni e i data models, che permetta la definizione di profili applicativi flessibili, interoperabili e accessibili, secondo gli standard nazionali ed internazionali attualmente in uso (Dublin Core, OAI, EAD, RDF, ecc.) e deve tener conto di documenti e best practices quali “Linee guida tecniche per i programmi di creazione di contenuti culturali digitali” e “Identificazione dei bisogni degli utenti e dei criteri di qualità per un accesso comune” (Progetto MINERVA). Lo studio evidenzia il ruolo che l'ambiente di contestualizzazione (attraverso cui si realizza l'intersezione di raccolte e censimenti di beni culturali di diversa appartenenza) può svolgere nella definizione dell'identità culturale, storica e sociale di un territorio e mostra in che modo l'esistenza di un tessuto connettivo comune favorisca la condivisione e la comunicazione dei dati tra i differenti ambiti, limitandone la ridondanza e rafforzando il controllo su vocabolari e formati. Dal punto di vista degli utenti, la possibilità di accedere con strumenti unitari di ricerca presuppone la definizione di sistemi di organizzazione semantica basata sulle informazioni presenti nelle diverse banche dati, rilevate eventualmente attraverso procedure di data mining, e l’utilizzazione di tecniche di faceting, nonché l'identificazione di profili collettivi o individuali che favoriscano la navigazione e la personalizzazione dei servizi, secondo il modello del web 2.0. Gli strumenti di ricerca non dovrebbero, quindi, limitarsi a garantire interfacce user friendly e user oriented, ma incorporare dispositivi che combinino strategie pull e push (recommendation, ecc.) e offrano all'utenza strumenti di interazione individuale (social tagging, recensioni, commenti, ecc.). Inoltre, nel pieno rispetto delle norme volte a garantire la massima accessibilità alle risorse elettroniche, occorre combinare visualizzazioni di risultati in modalità prevalentemente testuale (tipica della consultazione attualmente disponibile sulla maggior parte delle banche dati) con approcci di tipo grafico-multimediale (permettendo così la rappresentazione dei risultati e delle associazioni fra di loro, in formato iconico, a grafo, sonoro, audiovisivo), anche nel caso di risorse bibliografiche o testuali.

Sistemi informativi di archivi, biblioteche, musei: prospettive di raccordo e integrazione

WESTON, PAUL GABRIELE
2008-01-01

Abstract

La letteratura sulla biblioteca digitale ha evidenziato le problematiche relative alle interconnessioni tra ambiti culturali eterogenei e la necessità di allestire dispositivi tecnici, culturali, semantici e linguistici di interoperabilità; ha fatto, inoltre, emergere le criticità dovute all’insufficiente attenzione dedicata alla rappresentazione delle collezioni e alla fornitura di informazioni di contesto, che permettano di valorizzare pienamente le informazioni disponibili attraverso la realizzazione di strutture a filiera. La messa a punto di ambienti cross-domain presuppone la mappatura tra le applicazioni e i data models, che permetta la definizione di profili applicativi flessibili, interoperabili e accessibili, secondo gli standard nazionali ed internazionali attualmente in uso (Dublin Core, OAI, EAD, RDF, ecc.) e deve tener conto di documenti e best practices quali “Linee guida tecniche per i programmi di creazione di contenuti culturali digitali” e “Identificazione dei bisogni degli utenti e dei criteri di qualità per un accesso comune” (Progetto MINERVA). Lo studio evidenzia il ruolo che l'ambiente di contestualizzazione (attraverso cui si realizza l'intersezione di raccolte e censimenti di beni culturali di diversa appartenenza) può svolgere nella definizione dell'identità culturale, storica e sociale di un territorio e mostra in che modo l'esistenza di un tessuto connettivo comune favorisca la condivisione e la comunicazione dei dati tra i differenti ambiti, limitandone la ridondanza e rafforzando il controllo su vocabolari e formati. Dal punto di vista degli utenti, la possibilità di accedere con strumenti unitari di ricerca presuppone la definizione di sistemi di organizzazione semantica basata sulle informazioni presenti nelle diverse banche dati, rilevate eventualmente attraverso procedure di data mining, e l’utilizzazione di tecniche di faceting, nonché l'identificazione di profili collettivi o individuali che favoriscano la navigazione e la personalizzazione dei servizi, secondo il modello del web 2.0. Gli strumenti di ricerca non dovrebbero, quindi, limitarsi a garantire interfacce user friendly e user oriented, ma incorporare dispositivi che combinino strategie pull e push (recommendation, ecc.) e offrano all'utenza strumenti di interazione individuale (social tagging, recensioni, commenti, ecc.). Inoltre, nel pieno rispetto delle norme volte a garantire la massima accessibilità alle risorse elettroniche, occorre combinare visualizzazioni di risultati in modalità prevalentemente testuale (tipica della consultazione attualmente disponibile sulla maggior parte delle banche dati) con approcci di tipo grafico-multimediale (permettendo così la rappresentazione dei risultati e delle associazioni fra di loro, in formato iconico, a grafo, sonoro, audiovisivo), anche nel caso di risorse bibliografiche o testuali.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/358143
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