Nell’ arco di un ventennio, tra il 1900 e il 1922, Cremona visse la prima, esemplare prova di una democrazia tendenzialmente inclusiva, ma insieme conobbe la sconfitta violenta e repentina di quella evoluzione ad opera di un fascismo particolarmente brutale ed estremistico, che, travolte istituzioni e persone, ancor prima della Marcia su Roma, si appropriò della città e la rese un’isola di potere personale incontrastato del ras locale. La vicenda cremonese è qui indagata come una variante del problema storico della transizione bloccata verso un sistema liberal-democratico, al cuore della storia italiana del primo ‘900. In particolare nel saggio si analizzano le dinamiche politiche, elettorali, amministrative che tra età giolittiana e primo dopoguerra videro l’ascesa di un socialismo fattosi strada nelle istituzioni – fino alla conquista del municipio, a maggioranza socialista dal 1914 fino al 1921-, e l’affermazione poderosa dei movimenti dei lavoratori – socialisti e cattolici -, che faceva presagire nelle campagne l’avvento di nuove e più avanzate configurazioni nei rapporti di lavoro. La guerra, formidabile fattore di frattura della società locale e trauma insanabile di sofferenze, lutti, sacrifici è considerata il contesto di una svolta irreversibile che perpetuò, malgrado e oltre la vittoria del 1918, nella quotidianità del dopoguerra il ricorso e l’abitudine alla violenza ereditati dall’esperienza del fronte, trasformando nel confronto politico gli avversari in nemici. La categoria di “guerra civile” è adottata come pienamente congruente con l’evoluzione successiva che fece di Cremona nel volgere di pochi anni la base di lancio del fascismo ‘guerriero’ e intransigente.

Democrazia in cammino a Cremona (1900-1922).Tra sviluppo, guerra e guerra civile

SIGNORI, ELISA
2013-01-01

Abstract

Nell’ arco di un ventennio, tra il 1900 e il 1922, Cremona visse la prima, esemplare prova di una democrazia tendenzialmente inclusiva, ma insieme conobbe la sconfitta violenta e repentina di quella evoluzione ad opera di un fascismo particolarmente brutale ed estremistico, che, travolte istituzioni e persone, ancor prima della Marcia su Roma, si appropriò della città e la rese un’isola di potere personale incontrastato del ras locale. La vicenda cremonese è qui indagata come una variante del problema storico della transizione bloccata verso un sistema liberal-democratico, al cuore della storia italiana del primo ‘900. In particolare nel saggio si analizzano le dinamiche politiche, elettorali, amministrative che tra età giolittiana e primo dopoguerra videro l’ascesa di un socialismo fattosi strada nelle istituzioni – fino alla conquista del municipio, a maggioranza socialista dal 1914 fino al 1921-, e l’affermazione poderosa dei movimenti dei lavoratori – socialisti e cattolici -, che faceva presagire nelle campagne l’avvento di nuove e più avanzate configurazioni nei rapporti di lavoro. La guerra, formidabile fattore di frattura della società locale e trauma insanabile di sofferenze, lutti, sacrifici è considerata il contesto di una svolta irreversibile che perpetuò, malgrado e oltre la vittoria del 1918, nella quotidianità del dopoguerra il ricorso e l’abitudine alla violenza ereditati dall’esperienza del fronte, trasformando nel confronto politico gli avversari in nemici. La categoria di “guerra civile” è adottata come pienamente congruente con l’evoluzione successiva che fece di Cremona nel volgere di pochi anni la base di lancio del fascismo ‘guerriero’ e intransigente.
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