Tutti assistono a violenze di ogni tipo quotidianamente e tutti ne parlano nei mass media, e a casa loro, ma l’ignoranza sociale intorno a cosa sia la violenza è grande e anche presso gli studiosi e i filosofi le cose non vanno meglio. Si sente infatti spesso porre l’accento sulla violenza fisica come unica violenza degna di nota, nel mentre viene passato sotto silenzio e non rubricato come violento per esempio certo «teppismo parlamentare», quando c’è scambio di voti e favori. Per fortuna la filosofia da più di venti secoli ci aiuta a interpretare il mondo e oggi vuole capire anche la violenza: un volume che ho appena pubblicato e per certi aspetti unico nell’attuale panorama della ricerca filosofica internazionale, mira a questo. La «genesi» del mio nuovo libro, Filosofia della violenza (2012), è chiarita nella prefazione. Ho sempre direttamente osservato, nel comportamento degli esseri umani violenti, che la violenza è fondamentalmente perpetrata sulla base di convinzioni morali, in modi più o meno coscienti e come effetto «multimodale» di ragioni, emozioni, azioni di vario tipo. Ritengo dunque che la moralità – e quindi anche la religione che, prima fra tutte le creazioni culturali dell’umanità, ha svolto il ruolo di «moral carrier», cioè di promotrice di moralità – e la violenza siano fortemente intrecciate. Nello stesso tempo cerco di mostrare come sia tipica della modernità la tendenza a evitare di analizzare la violenza, per esempio liquidandola attraverso una sorta di facile «psichiatrizzazione»: i violenti sono persone che «non stanno bene». Occorre invece intraprendere una seria indagine sulla violenza con coraggio e sincerità: come esseri umani qualsiasi possiamo ignorare la nostra propria violenza, grazie a quel «embubblement» che è illustrato nel libro (per così dire la violenza non è mai la mia ma è sempre quella degli altri perché io dissimulo la violenza che compio non ritenendola mai tale) ma, come filosofi, io sostengo, non possiamo ignorarla. Passo dopo passo questo impegno intellettuale è diventato per me sempre più specifico e teoretico, tanto da rendere la violenza un soggetto autonomo di riflessione filosofica.

La filosofia della violenza

MAGNANI, LORENZO
2014-01-01

Abstract

Tutti assistono a violenze di ogni tipo quotidianamente e tutti ne parlano nei mass media, e a casa loro, ma l’ignoranza sociale intorno a cosa sia la violenza è grande e anche presso gli studiosi e i filosofi le cose non vanno meglio. Si sente infatti spesso porre l’accento sulla violenza fisica come unica violenza degna di nota, nel mentre viene passato sotto silenzio e non rubricato come violento per esempio certo «teppismo parlamentare», quando c’è scambio di voti e favori. Per fortuna la filosofia da più di venti secoli ci aiuta a interpretare il mondo e oggi vuole capire anche la violenza: un volume che ho appena pubblicato e per certi aspetti unico nell’attuale panorama della ricerca filosofica internazionale, mira a questo. La «genesi» del mio nuovo libro, Filosofia della violenza (2012), è chiarita nella prefazione. Ho sempre direttamente osservato, nel comportamento degli esseri umani violenti, che la violenza è fondamentalmente perpetrata sulla base di convinzioni morali, in modi più o meno coscienti e come effetto «multimodale» di ragioni, emozioni, azioni di vario tipo. Ritengo dunque che la moralità – e quindi anche la religione che, prima fra tutte le creazioni culturali dell’umanità, ha svolto il ruolo di «moral carrier», cioè di promotrice di moralità – e la violenza siano fortemente intrecciate. Nello stesso tempo cerco di mostrare come sia tipica della modernità la tendenza a evitare di analizzare la violenza, per esempio liquidandola attraverso una sorta di facile «psichiatrizzazione»: i violenti sono persone che «non stanno bene». Occorre invece intraprendere una seria indagine sulla violenza con coraggio e sincerità: come esseri umani qualsiasi possiamo ignorare la nostra propria violenza, grazie a quel «embubblement» che è illustrato nel libro (per così dire la violenza non è mai la mia ma è sempre quella degli altri perché io dissimulo la violenza che compio non ritenendola mai tale) ma, come filosofi, io sostengo, non possiamo ignorarla. Passo dopo passo questo impegno intellettuale è diventato per me sempre più specifico e teoretico, tanto da rendere la violenza un soggetto autonomo di riflessione filosofica.
2014
9788820752439
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/981262
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