Il volume raccoglie i saggi metrici di Avalle secondo il progetto, rimasto incompiuto, al quale egli stesso lavorò tra la fine degli anni Ottanta e la prima metà degli anni Novanta, con l’intenzione di dare vita a un vero e proprio bilancio della riflessione intorno alle strutture formali della poesia medievale latina e romanza che ha accompagnato tutta la sua attività di ricerca. Negli otto capitoli che lo costituiscono, e che riguardano in primo luogo la versificazione e i generi, riservando alla rima un posto marginale, i dati tecnici che derivano dalla lettura dei trattati e dei testi della tarda antichità e del medioevo diventano funzionali a una ricostruzione storiografica di ampia portata, che eleva la metrica a parametro della nostra cultura. L’analisi delle forme interagisce con la semiologia e con la filosofia, ma soprattutto rivela l’originario legame della poesia con la musica, che rappresenta il più forte Leitmotiv del volume. Nella visione di Avalle, la poesia è canto, musica in sé in virtù dell’armonia delle sue proporzioni, che possono essere percepite solo attraverso l’esecuzione, secondo una tradizione di pensiero che dal De musica di Agostino e il De institutione musica di Boezio attraversa i secoli, essendo ancora viva nel Trecento, dal De vulgari eloquentia di Dante fino all’Art de dictier di Eustache Deschamps. In questa visione, il rapporto poesia/musica è la chiave metodologica per affrontare il problema delle origini degli istituti metrici e per impostare la loro corretta valutazione in sede filologica e interpretativa. Un filo rosso che accomuna la poesia del medioevo al di là dei confini linguistici, geografici e cronologici, e che si spiega alla luce del sistema culturale della scuola tardoantica e altomedievale.
d’Arco Silvio Avalle, Le forme del canto. La poesia nella scuola tardoantica e altomedievale
LANNUTTI, MARIA SOFIA
2017-01-01
Abstract
Il volume raccoglie i saggi metrici di Avalle secondo il progetto, rimasto incompiuto, al quale egli stesso lavorò tra la fine degli anni Ottanta e la prima metà degli anni Novanta, con l’intenzione di dare vita a un vero e proprio bilancio della riflessione intorno alle strutture formali della poesia medievale latina e romanza che ha accompagnato tutta la sua attività di ricerca. Negli otto capitoli che lo costituiscono, e che riguardano in primo luogo la versificazione e i generi, riservando alla rima un posto marginale, i dati tecnici che derivano dalla lettura dei trattati e dei testi della tarda antichità e del medioevo diventano funzionali a una ricostruzione storiografica di ampia portata, che eleva la metrica a parametro della nostra cultura. L’analisi delle forme interagisce con la semiologia e con la filosofia, ma soprattutto rivela l’originario legame della poesia con la musica, che rappresenta il più forte Leitmotiv del volume. Nella visione di Avalle, la poesia è canto, musica in sé in virtù dell’armonia delle sue proporzioni, che possono essere percepite solo attraverso l’esecuzione, secondo una tradizione di pensiero che dal De musica di Agostino e il De institutione musica di Boezio attraversa i secoli, essendo ancora viva nel Trecento, dal De vulgari eloquentia di Dante fino all’Art de dictier di Eustache Deschamps. In questa visione, il rapporto poesia/musica è la chiave metodologica per affrontare il problema delle origini degli istituti metrici e per impostare la loro corretta valutazione in sede filologica e interpretativa. Un filo rosso che accomuna la poesia del medioevo al di là dei confini linguistici, geografici e cronologici, e che si spiega alla luce del sistema culturale della scuola tardoantica e altomedievale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.