La combinazione multidisciplinare di analisi tecnica-matematica-oggettiva e sociale-percettiva-soggettiva, che converge in strategie e tattiche urbanistiche, è punto imprescindibile nella ricerca sul rischio e sulla riduzione dei disastri. I fenomeni naturali estremi si definiscono pericolosi quando possono colpire esseri umani, beni materiali e immateriali: con la continua crescita della popolazione nelle aree urbanizzate, i pericoli connessi ai fenomeni naturali estremi che avvengono in prossimità di esse possono divenire catastrofici e sempre più frequenti generando situazioni di alto rischio. La probabilità che un determinato evento capace di causare un danno accada in un determinato intervallo di tempo (concetto a cui si associa il termine “rischio”) e lo studio della sua percezione è fondamentale per comprendere come gli individui lo riconoscono, lo affrontano e vi si adattano. È quindi determinante anticipare, pianificare e ridurre il rischio derivante dal manifestarsi di catastrofi naturali al fine di proteggere in modo più efficace persone, comunità e paesi, i loro mezzi di sussistenza, la salute, il patrimonio culturale, le attività socio-economiche e gli ecosistemi e, quindi, rafforzare la loro resilienza. Gli urbanisti unitamente agli enti di governo locali sono stati riconosciuti come attori chiave per la riduzione dei rischi naturali e per la costruzione di comunità urbane sempre più resilienti. In questa direzione, per raggiungere una pianificazione urbana resiliente e insieme ottenere l’accettazione da parte dei cittadini delle nuove politiche di riduzione dei rischi, le città (intese come sistemi complessi) devono essere flessibili, capaci di adattare le loro funzioni, la loro struttura principale e i loro processi interni alle situazioni repentine di stress esterne attraverso la loro “struttura” e le “relazioni” (fisiche e sociali) tra le parti. Future strategie di riduzione del rischio non si dovranno focalizzare solamente su interventi puntuali per i singoli elementi fisici ma dovranno agire sull’intera struttura dell’urbanizzato: dato che in un’area urbana le persone (e gli edifici) risultano essere gli elementi più esposti ai rischi, la valutazione dell’esposizione delle diverse funzioni urbane e lo studio della popolazione come entità dinamica diventano la base per attuare interventi di riduzione dei rischi. Dopo la definizione del concetto di rischio e delle sue componenti, si determinano l’indice di Esposizione urbana e le strategie urbanistiche di prevenzione preventiva del rischio (Areal e Functional Change) e, infine, si attua un’esemplificazione concreta della metodologia proposta e dell’iter valutativo multicriteriale presentato (Analytic Network Process) attraverso la creazione di uno modello organizzativo di una città tipo.

La pianificazione preventiva per la riduzione del rischio: definizione di scenari preventivi nel contesto della città flessibile e resiliente

VENCO, ELISABETTA MARIA
2016-12-13

Abstract

La combinazione multidisciplinare di analisi tecnica-matematica-oggettiva e sociale-percettiva-soggettiva, che converge in strategie e tattiche urbanistiche, è punto imprescindibile nella ricerca sul rischio e sulla riduzione dei disastri. I fenomeni naturali estremi si definiscono pericolosi quando possono colpire esseri umani, beni materiali e immateriali: con la continua crescita della popolazione nelle aree urbanizzate, i pericoli connessi ai fenomeni naturali estremi che avvengono in prossimità di esse possono divenire catastrofici e sempre più frequenti generando situazioni di alto rischio. La probabilità che un determinato evento capace di causare un danno accada in un determinato intervallo di tempo (concetto a cui si associa il termine “rischio”) e lo studio della sua percezione è fondamentale per comprendere come gli individui lo riconoscono, lo affrontano e vi si adattano. È quindi determinante anticipare, pianificare e ridurre il rischio derivante dal manifestarsi di catastrofi naturali al fine di proteggere in modo più efficace persone, comunità e paesi, i loro mezzi di sussistenza, la salute, il patrimonio culturale, le attività socio-economiche e gli ecosistemi e, quindi, rafforzare la loro resilienza. Gli urbanisti unitamente agli enti di governo locali sono stati riconosciuti come attori chiave per la riduzione dei rischi naturali e per la costruzione di comunità urbane sempre più resilienti. In questa direzione, per raggiungere una pianificazione urbana resiliente e insieme ottenere l’accettazione da parte dei cittadini delle nuove politiche di riduzione dei rischi, le città (intese come sistemi complessi) devono essere flessibili, capaci di adattare le loro funzioni, la loro struttura principale e i loro processi interni alle situazioni repentine di stress esterne attraverso la loro “struttura” e le “relazioni” (fisiche e sociali) tra le parti. Future strategie di riduzione del rischio non si dovranno focalizzare solamente su interventi puntuali per i singoli elementi fisici ma dovranno agire sull’intera struttura dell’urbanizzato: dato che in un’area urbana le persone (e gli edifici) risultano essere gli elementi più esposti ai rischi, la valutazione dell’esposizione delle diverse funzioni urbane e lo studio della popolazione come entità dinamica diventano la base per attuare interventi di riduzione dei rischi. Dopo la definizione del concetto di rischio e delle sue componenti, si determinano l’indice di Esposizione urbana e le strategie urbanistiche di prevenzione preventiva del rischio (Areal e Functional Change) e, infine, si attua un’esemplificazione concreta della metodologia proposta e dell’iter valutativo multicriteriale presentato (Analytic Network Process) attraverso la creazione di uno modello organizzativo di una città tipo.
13-dic-2016
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1203284
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