La tesi si occupa di ricostruire l’evoluzione delle tecniche adottate dal nostro ordinamento per individuare l’area del lavoro protetto, vagliandone la perdurante idoneità rispetto alla loro ratio e ponendole a confronto con le soluzioni funzionalmente equivalenti adottate dagli ordinamenti di altri Paesi europei. Il lavoro si dedica dapprima alla ricostruzione della nozione tradizionale di lavoro subordinato incardinata sull’elemento dell’eterodirezione, soffermandosi, poi, sui recenti mutamenti del contesto produttivo che avrebbero reso la stessa progressivamente inidonea a individuare in modo esaustivo il campo di applicazione del diritto del lavoro. Conseguentemente, la tesi si occupa di analizzare i più recenti orientamenti giurisprudenziali che hanno attribuito rilievo, ai fini dell’identificazione della subordinazione, al criterio dell’eterorganizzazione, nonché di ricostruire il quadro delle fattispecie elaborate dal legislatore italiano al fine di attribuire maggiori tutele a lavoratori giuridicamente autonomi ma i cui rapporti di lavoro presentino caratteristiche tali da evidenziare esigenze di maggiore tutela rispetto a quelle offerte dal diritto contrattuale comune (collaborazioni coordinate e continuative, lavoro a progetto, art. 69 bis d.lgs. n. 276/2003). L’elaborato si concentra poi sulle soluzioni impiegate negli ordinamenti di altri Paesi europei (in particolare quelli di Spagna e Regno Unito) al fine di individuare la porzione di lavoro non subordinato a beneficio della quale prevedere un’estensione di tutele, evidenziandone ratio e criticità del loro operare in concreto. La parte finale del lavoro si focalizza sull’art. 2 del d.lgs. n. 81 del 2015: dopo l’esame delle ricostruzioni dottrinali che si sono occupate di evidenziarne e risolverne i punti più controversi, l’elaborato spiega alcune possibili difficoltà operative che potranno evidenziare i criteri selettivi individuati dalla norma, argomentando una possibile opzione interpretativa idonea a conciliare la norma stessa con gli altri principi legislativi e giurisprudenziali esistenti in materia di distinzione tra lavoro autonomo e subordinato. Il risultato dell’esegesi viene proposto come idoneo a garantire la coerenza sistematica della norma, ma si problematizza l’effetto di consolidamento della logica dicotomica che il nuovo assetto comporterebbe. Il lavoro mette in luce, infatti, come nell’ambito degli altri ordinamenti esaminati sia diffusa una logica di individuazione di aree di lavoro genuinamente autonomo ma bisognoso di protezione in quanto economicamente dipendente, e ciò anche a prescindere dall’impiego di criteri di misurazione quantitativa della dipendenza economica stessa, che, come emergerebbe dall’indagine svolta sulla prassi applicativa spagnola, mostrerebbero notevoli difficoltà operative. La tutela del lavoro autonomo dipendente (o debole) economicamente – si conclude – potrebbe essere affidata all’individuazione di criteri di misurazione indiretta volti ad accertare la mancanza di un contatto diretto con il mercato da parte del prestatore, sull’esempio di quanto avviene nel Regno Unito.

Subordinazione e dipendenza economica. Evoluzione della disciplina interna e prospettiva comparata.

AZZONI, MARCO
2017-02-03

Abstract

La tesi si occupa di ricostruire l’evoluzione delle tecniche adottate dal nostro ordinamento per individuare l’area del lavoro protetto, vagliandone la perdurante idoneità rispetto alla loro ratio e ponendole a confronto con le soluzioni funzionalmente equivalenti adottate dagli ordinamenti di altri Paesi europei. Il lavoro si dedica dapprima alla ricostruzione della nozione tradizionale di lavoro subordinato incardinata sull’elemento dell’eterodirezione, soffermandosi, poi, sui recenti mutamenti del contesto produttivo che avrebbero reso la stessa progressivamente inidonea a individuare in modo esaustivo il campo di applicazione del diritto del lavoro. Conseguentemente, la tesi si occupa di analizzare i più recenti orientamenti giurisprudenziali che hanno attribuito rilievo, ai fini dell’identificazione della subordinazione, al criterio dell’eterorganizzazione, nonché di ricostruire il quadro delle fattispecie elaborate dal legislatore italiano al fine di attribuire maggiori tutele a lavoratori giuridicamente autonomi ma i cui rapporti di lavoro presentino caratteristiche tali da evidenziare esigenze di maggiore tutela rispetto a quelle offerte dal diritto contrattuale comune (collaborazioni coordinate e continuative, lavoro a progetto, art. 69 bis d.lgs. n. 276/2003). L’elaborato si concentra poi sulle soluzioni impiegate negli ordinamenti di altri Paesi europei (in particolare quelli di Spagna e Regno Unito) al fine di individuare la porzione di lavoro non subordinato a beneficio della quale prevedere un’estensione di tutele, evidenziandone ratio e criticità del loro operare in concreto. La parte finale del lavoro si focalizza sull’art. 2 del d.lgs. n. 81 del 2015: dopo l’esame delle ricostruzioni dottrinali che si sono occupate di evidenziarne e risolverne i punti più controversi, l’elaborato spiega alcune possibili difficoltà operative che potranno evidenziare i criteri selettivi individuati dalla norma, argomentando una possibile opzione interpretativa idonea a conciliare la norma stessa con gli altri principi legislativi e giurisprudenziali esistenti in materia di distinzione tra lavoro autonomo e subordinato. Il risultato dell’esegesi viene proposto come idoneo a garantire la coerenza sistematica della norma, ma si problematizza l’effetto di consolidamento della logica dicotomica che il nuovo assetto comporterebbe. Il lavoro mette in luce, infatti, come nell’ambito degli altri ordinamenti esaminati sia diffusa una logica di individuazione di aree di lavoro genuinamente autonomo ma bisognoso di protezione in quanto economicamente dipendente, e ciò anche a prescindere dall’impiego di criteri di misurazione quantitativa della dipendenza economica stessa, che, come emergerebbe dall’indagine svolta sulla prassi applicativa spagnola, mostrerebbero notevoli difficoltà operative. La tutela del lavoro autonomo dipendente (o debole) economicamente – si conclude – potrebbe essere affidata all’individuazione di criteri di misurazione indiretta volti ad accertare la mancanza di un contatto diretto con il mercato da parte del prestatore, sull’esempio di quanto avviene nel Regno Unito.
3-feb-2017
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
TESI DOTTORATO Marco Azzoni UNIPV.pdf

accesso aperto

Descrizione: tesi di dottorato
Dimensione 1.64 MB
Formato Adobe PDF
1.64 MB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1203336
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact