Come scriveva Calamandrei: «in materia giuridica è assai difficile distinguere tra realtà e teoria: spesso enunciare una teoria vuol dire creare una realtà» L'obiettivo del lavoro è dimostrare cosa sta cambiando nella fisionomia contemporanea della legittimazione ad agire, in riferimento al processo amministrativo. L'occasione è data dall'osservazione di posizioni legittimanti, in un certo senso, “inedite” in quanto sembrano rappresentare l'ultima frontiera dell'evoluzione della categoria dell'interesse legittimo: tale osservazione comporta un modo dinamico di intendere l'istituto, capace di fronteggiare l'esigenza di tutela di tutta una serie di situazioni, particolarmente rilevanti nella nostra epoca ma di difficile sistemazione teorica noti come interessi metaindividuali. Come si avrà modo di illustrare, il problema dell'azionabilità di questi interessi rappresenta lo scenario ideale nel quale misurare i cambiamenti in punto di legittimazione. Le metamorfosi della legittimazione – se di metamorfosi è lecito parlare – a loro volta mettono in discussione l'intero assetto del sistema giurisdizionale amministrativo, imponendo all'interprete la risoluzione di quesiti di una certa portata. Verso quale modello di giurisdizione l'ordinamento si sta spingendo? Verso quale finalità? Quali interessi sostanziali trapelano nella realtà economica e necessitano di tutela anche se, apparentemente, sembrano non potersi introdurre in giudizio? Bisogna rivedere l'impostazione soggettiva del panorama processuale e la natura degli istituti classici dell'azione, della legittimazione e dell'interesse a ricorrere, oppure si può ipotizzare una rivisitazione di questi, capace di riflettere la natura complessa del sistema? Dal respiro di queste domande si intuisce come il tema della legittimazione ad agire non sia un “diletto” di carattere squisitamente astratto-processuale ma, al contrario, rappresenti il metro di misura dello stato di sviluppo dell'ordinamento intero. A queste e ad altre questioni ci apprestiamo a rispondere. L'operazione consiste, infatti, nella ricerca di quei fattori insopprimibili, nel tentativo di enucleare un' unica direttrice di funzionamento: un criterio di legittimazione, cioè, tendenzialmente unitario e tendenzialmente stabile. Una volta concluso l'esame delle coordinate civilistiche, è lecito elaborare le riflessioni a proposito del sistema processuale amministrativo al fine di delinearne le linee evolutive in materia di tutela di quegli interessi che, per qualità intrinseche, comportano tensioni di compatibilità rispetto al nostro sistema. Tensioni che ci si impone di stemperare, mediante l'elaborazione di ulteriori criteri legittimanti che ribadiscono il carattere soggettivo del processo amministrativo ma che, spingendo la legittimazione ai suoi confini più estremi, svelano la complessità della materia. Criteri legittimanti che, seppur apparentemente di nuovo conio, non fanno altro che confermare l'essenza irrinunciabile della misura del giudizio di legittimazione: quella che, come vedremo, fa perno sul criterio di titolarità effettiva e che porta a nuova luce le acquisizioni dogmatiche tradizionali. Così è possibile accedere a una visione critica dello stesso, considerando la legittimazione ad agire come problema, cioè valutare una precisa possibilità di tutela: possibilità data dall'ipotesi di una nuova soggettivazione degli interessi diffusi. La nostra è una proposta di risoluzione a due problemi: l'azionabilità degli interessi diffusi secondo un paradigma individuale, a sua volta permesso dall'osservazione delle linee evolutive del più classico degli istituti. L'uno, insomma, si risolve per mezzo dell'altro. Rappresentando l'occasione che porta l'interprete a chiedersi quale sia il futuro dell'azione, il destino delle sue condizioni e il senso contemporaneo dell'intero processo amministrativo.

Legittimazione ad agire e situazioni giuridiche metaindividuali: ipotesi di neo-soggettivazione

BIANCO LONGO, MARIA DILETTA
2018-02-08

Abstract

Come scriveva Calamandrei: «in materia giuridica è assai difficile distinguere tra realtà e teoria: spesso enunciare una teoria vuol dire creare una realtà» L'obiettivo del lavoro è dimostrare cosa sta cambiando nella fisionomia contemporanea della legittimazione ad agire, in riferimento al processo amministrativo. L'occasione è data dall'osservazione di posizioni legittimanti, in un certo senso, “inedite” in quanto sembrano rappresentare l'ultima frontiera dell'evoluzione della categoria dell'interesse legittimo: tale osservazione comporta un modo dinamico di intendere l'istituto, capace di fronteggiare l'esigenza di tutela di tutta una serie di situazioni, particolarmente rilevanti nella nostra epoca ma di difficile sistemazione teorica noti come interessi metaindividuali. Come si avrà modo di illustrare, il problema dell'azionabilità di questi interessi rappresenta lo scenario ideale nel quale misurare i cambiamenti in punto di legittimazione. Le metamorfosi della legittimazione – se di metamorfosi è lecito parlare – a loro volta mettono in discussione l'intero assetto del sistema giurisdizionale amministrativo, imponendo all'interprete la risoluzione di quesiti di una certa portata. Verso quale modello di giurisdizione l'ordinamento si sta spingendo? Verso quale finalità? Quali interessi sostanziali trapelano nella realtà economica e necessitano di tutela anche se, apparentemente, sembrano non potersi introdurre in giudizio? Bisogna rivedere l'impostazione soggettiva del panorama processuale e la natura degli istituti classici dell'azione, della legittimazione e dell'interesse a ricorrere, oppure si può ipotizzare una rivisitazione di questi, capace di riflettere la natura complessa del sistema? Dal respiro di queste domande si intuisce come il tema della legittimazione ad agire non sia un “diletto” di carattere squisitamente astratto-processuale ma, al contrario, rappresenti il metro di misura dello stato di sviluppo dell'ordinamento intero. A queste e ad altre questioni ci apprestiamo a rispondere. L'operazione consiste, infatti, nella ricerca di quei fattori insopprimibili, nel tentativo di enucleare un' unica direttrice di funzionamento: un criterio di legittimazione, cioè, tendenzialmente unitario e tendenzialmente stabile. Una volta concluso l'esame delle coordinate civilistiche, è lecito elaborare le riflessioni a proposito del sistema processuale amministrativo al fine di delinearne le linee evolutive in materia di tutela di quegli interessi che, per qualità intrinseche, comportano tensioni di compatibilità rispetto al nostro sistema. Tensioni che ci si impone di stemperare, mediante l'elaborazione di ulteriori criteri legittimanti che ribadiscono il carattere soggettivo del processo amministrativo ma che, spingendo la legittimazione ai suoi confini più estremi, svelano la complessità della materia. Criteri legittimanti che, seppur apparentemente di nuovo conio, non fanno altro che confermare l'essenza irrinunciabile della misura del giudizio di legittimazione: quella che, come vedremo, fa perno sul criterio di titolarità effettiva e che porta a nuova luce le acquisizioni dogmatiche tradizionali. Così è possibile accedere a una visione critica dello stesso, considerando la legittimazione ad agire come problema, cioè valutare una precisa possibilità di tutela: possibilità data dall'ipotesi di una nuova soggettivazione degli interessi diffusi. La nostra è una proposta di risoluzione a due problemi: l'azionabilità degli interessi diffusi secondo un paradigma individuale, a sua volta permesso dall'osservazione delle linee evolutive del più classico degli istituti. L'uno, insomma, si risolve per mezzo dell'altro. Rappresentando l'occasione che porta l'interprete a chiedersi quale sia il futuro dell'azione, il destino delle sue condizioni e il senso contemporaneo dell'intero processo amministrativo.
8-feb-2018
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1214803
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