The thesis is about the classical theme of the emplojer's jus variandi, that is disciplined by the art. 2103 c.c. Necessity to deal with this theme has sprung from the fact that the relative discipline has been interested by important news. In fact with the art. 3, d.lgs. n. 81 of June 14 th 2015, the legislator has proceeded to complete rewrite art. 2103 c.c. The elaborate has moved on two superimposed levels: o the one hand, I have proceeded to analyzed the new article 2103 c.c.; on the other hand, I tried to analyze the tecnique used by legislator. The thesis has been proposed to give a systematization of the answers already given by the doctrine and jurisprudence on the subject, as well as offering a new questions elaboration; to critically discuss the extent of the recent innovations introduced; to highlight the differences compared to the previous legislation; to establish to what extent a broad exceptability of the art. 2103 c.c. by collective bargaining and individual autonomy, it can open the way for a dogmatic refoundation of the whole subject and a deconstruction of labor legislation as it has been conceived to date. The thesis is divided in three chapters. In the first chapter, I wrote about horizontal jus variandi; the second chapter is about jus variandi in pejus and the last one is about promotion.

La tesi ha affrontato il tema classico dello jus variandi del datore di lavoro, che come noto è disciplinato dall’art. 2103 c.c. La necessità di occuparsi oggi del tema è scaturita dal fatto che, dopo nove lustri, la relativa disciplina è stata recentemente interessata da importanti novità. Infatti, con l’art. 3, d.lgs. n. 81 del 15 giugno 2015, il legislatore ha proceduto alla completa riscrittura dell’art. 2103 c.c. L’elaborato si è mosso dunque su due piani sovrapposti: da un lato, si è proceduto alla lettura e all’esegesi del nuovo art. 2103 c.c. e alle più rilevanti questioni ermeneutiche ad esso connesse; dall’altro lato, si è cercato di volta in volta di analizzare la tecnica utilizzata dal legislatore delegato e di raffrontarla con quella dell’art. 13 S.l. La tesi si è proposta di dare una sistematizzazione delle risposte già date nel tempo dalla dottrina e dalla giurisprudenza sulla materia, oltre ad offrire un’elaborazione di nuovi quesiti; di ragionare criticamente sulla portata delle recenti novità introdotte; di evidenziare le differenze rispetto alla disciplina previgente; di stabilire in che misura un’ampia derogabilità dell’art. 2103 c.c. ad opera della contrattazione collettiva e dell’autonomia individuale possa aprire la via ad una rifondazione dogmatica dell’intera materia e ad una destrutturazione della legislazione lavoristica così come è stata concepita fino ad oggi. L’indagine è stata suddivisa in tre capitoli. Nel primo capitolo, dopo un breve excursus storico, ci si è concentrati sulle criticità dell’equivalenza professionale, quale criterio ordinatore della materia, che hanno portato alla sua eliminazione a favore di un nuovo criterio, individuato nelle mansioni riconducibili allo stesso livello e categoria legale di inquadramento rispetto alle ultime effettivamente svolte. Si è poi passati all’esame degli antecedenti dell’art. 3, d.lgs. n. 81 del 2015. In particolare, ci si è soffermati su due antecedenti normativi: l’art. 52, d.lgs. 165 del 2001 e l’art. 8, l. n. 148 del 2011. Si sono analizzati i nuovi limiti previsti per l’esercizio dello jus variandi orizzontale. Successivamente, si è cercato di capire il nuovo ruolo che è chiamata a svolgere l’autonomia collettiva. Infine, si è individuato il bene giuridico tutelato dalla nuova disposizione e il rapporto tra legge delega e provvedimento delegato. Nel secondo capitolo, dedicato alla mobilità verso il basso, si sono esaminate le tre ipotesi di demansionamento che possono verificarsi in due contesti differenti, quale conseguenza dell’esercizio dello jus variandi del datore di lavoro (commi 2, 4) o di un accordo modificativo non solo delle mansioni ma anche della categoria legale e della retribuzione (comma 6). In conclusione del capitolo, si analizzeranno i residui casi di “demansionamento” vietato e la tutela contro l’illegittima adibizione a mansioni inferiori. Nel terzo ed ultimo capitolo si è studiato lo jus variandi verso l’alto. Nello specifico, la disamina si è occupata della continuità e discontinuità con la disciplina previgente, per poi concentrarsi sull’assegnazione temporanea e sulle ragioni che giustificano l’assegnazione definitiva alle mansioni superiori. In particolare, ci si è focalizzati sull’inedito spazio dato alla diversa volontà del lavoratore, ossia al rifiuto della promozione da parte di questi. Il capitolo si è concluso con una breve trattazione sul risarcimento del danno da mancata promozione e da perdita di chance e sulle loro differenze.

Il mutamento di mansioni. Problemi ricostruttivi e profili sistematici.

MERLO, SARA
2019-02-12

Abstract

The thesis is about the classical theme of the emplojer's jus variandi, that is disciplined by the art. 2103 c.c. Necessity to deal with this theme has sprung from the fact that the relative discipline has been interested by important news. In fact with the art. 3, d.lgs. n. 81 of June 14 th 2015, the legislator has proceeded to complete rewrite art. 2103 c.c. The elaborate has moved on two superimposed levels: o the one hand, I have proceeded to analyzed the new article 2103 c.c.; on the other hand, I tried to analyze the tecnique used by legislator. The thesis has been proposed to give a systematization of the answers already given by the doctrine and jurisprudence on the subject, as well as offering a new questions elaboration; to critically discuss the extent of the recent innovations introduced; to highlight the differences compared to the previous legislation; to establish to what extent a broad exceptability of the art. 2103 c.c. by collective bargaining and individual autonomy, it can open the way for a dogmatic refoundation of the whole subject and a deconstruction of labor legislation as it has been conceived to date. The thesis is divided in three chapters. In the first chapter, I wrote about horizontal jus variandi; the second chapter is about jus variandi in pejus and the last one is about promotion.
12-feb-2019
La tesi ha affrontato il tema classico dello jus variandi del datore di lavoro, che come noto è disciplinato dall’art. 2103 c.c. La necessità di occuparsi oggi del tema è scaturita dal fatto che, dopo nove lustri, la relativa disciplina è stata recentemente interessata da importanti novità. Infatti, con l’art. 3, d.lgs. n. 81 del 15 giugno 2015, il legislatore ha proceduto alla completa riscrittura dell’art. 2103 c.c. L’elaborato si è mosso dunque su due piani sovrapposti: da un lato, si è proceduto alla lettura e all’esegesi del nuovo art. 2103 c.c. e alle più rilevanti questioni ermeneutiche ad esso connesse; dall’altro lato, si è cercato di volta in volta di analizzare la tecnica utilizzata dal legislatore delegato e di raffrontarla con quella dell’art. 13 S.l. La tesi si è proposta di dare una sistematizzazione delle risposte già date nel tempo dalla dottrina e dalla giurisprudenza sulla materia, oltre ad offrire un’elaborazione di nuovi quesiti; di ragionare criticamente sulla portata delle recenti novità introdotte; di evidenziare le differenze rispetto alla disciplina previgente; di stabilire in che misura un’ampia derogabilità dell’art. 2103 c.c. ad opera della contrattazione collettiva e dell’autonomia individuale possa aprire la via ad una rifondazione dogmatica dell’intera materia e ad una destrutturazione della legislazione lavoristica così come è stata concepita fino ad oggi. L’indagine è stata suddivisa in tre capitoli. Nel primo capitolo, dopo un breve excursus storico, ci si è concentrati sulle criticità dell’equivalenza professionale, quale criterio ordinatore della materia, che hanno portato alla sua eliminazione a favore di un nuovo criterio, individuato nelle mansioni riconducibili allo stesso livello e categoria legale di inquadramento rispetto alle ultime effettivamente svolte. Si è poi passati all’esame degli antecedenti dell’art. 3, d.lgs. n. 81 del 2015. In particolare, ci si è soffermati su due antecedenti normativi: l’art. 52, d.lgs. 165 del 2001 e l’art. 8, l. n. 148 del 2011. Si sono analizzati i nuovi limiti previsti per l’esercizio dello jus variandi orizzontale. Successivamente, si è cercato di capire il nuovo ruolo che è chiamata a svolgere l’autonomia collettiva. Infine, si è individuato il bene giuridico tutelato dalla nuova disposizione e il rapporto tra legge delega e provvedimento delegato. Nel secondo capitolo, dedicato alla mobilità verso il basso, si sono esaminate le tre ipotesi di demansionamento che possono verificarsi in due contesti differenti, quale conseguenza dell’esercizio dello jus variandi del datore di lavoro (commi 2, 4) o di un accordo modificativo non solo delle mansioni ma anche della categoria legale e della retribuzione (comma 6). In conclusione del capitolo, si analizzeranno i residui casi di “demansionamento” vietato e la tutela contro l’illegittima adibizione a mansioni inferiori. Nel terzo ed ultimo capitolo si è studiato lo jus variandi verso l’alto. Nello specifico, la disamina si è occupata della continuità e discontinuità con la disciplina previgente, per poi concentrarsi sull’assegnazione temporanea e sulle ragioni che giustificano l’assegnazione definitiva alle mansioni superiori. In particolare, ci si è focalizzati sull’inedito spazio dato alla diversa volontà del lavoratore, ossia al rifiuto della promozione da parte di questi. Il capitolo si è concluso con una breve trattazione sul risarcimento del danno da mancata promozione e da perdita di chance e sulle loro differenze.
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Descrizione: tesi di dottorato
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1244466
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