Le regioni montane, sebbene considerate aree globalmente importanti per gli uccelli e la biodiversità in generale, rimangono scarsamente studiate, nonostante la loro ben nota suscettibilità alle alterazioni climatiche. La conoscenza di base delle specie di uccelli che popolano queste regioni è scarsa, e manca persino una definizione condivisa di “regioni montane”, in quanto le interpretazioni variano in base a paesi e istituzioni. Queste ambiguità possono potenzialmente precludere la delineazione di efficaci strategie di conservazione su larga scala, ed è quindi urgente dare una definizione univoca di “avifauna di montagna” per poter indagare il potenziale impatto dei cambiamenti climatici su queste comunità di specie. In questa tesi abbiamo esaminato le evidenze degli impatti dei cambiamenti climatici sulle popolazioni di avifauna di montagna su scala olartica, riguardo a fisiologia, fenologia, interazioni trofiche, demografia e spostamenti di distribuzione osservati e previsti, considerando anche gli effetti di ulteriori fattori che interagiscono con i cambiamenti climatici, esacerbandone o attenuandone gli effetti. Per la prima volta abbiamo formulato una classificazione oggettiva dell’avifauna di montagna “specialista” e “generalista” e presentato i risultati di una revisione sistematica e di una meta-analisi riguardanti gli effetti dei cambiamenti climatici sugli uccelli montani, quantificando le conseguenze di tali alterazioni, come gli spostamenti altitudinali o i cambiamenti nei tratti biologici, e la valutazione di potenziali azioni mitigatrici e di compensazione degli impatti dovuti alle variazioni nel clima. Utilizzando l'Italia come caso-studio, abbiamo dimostrato l’esistenza di una relazione tra il clima e i cambiamenti nella distribuzione degli uccelli negli ultimi 30 anni, confrontando gli andamenti di occupazione ed abbandono di aree riproduttive da parte di specie legate ad ambienti freddi e di specie-controllo tassonomicamente vicine ma presenti in climi più miti. Inoltre, abbiamo utilizzato il fringuello alpino Montifringilla nivalis come specie modello (in quanto particolarmente sensibile ai cambiamenti climatici), al fine di migliorare le attuali conoscenze su biologia, ecologia e aspetti demografici delle specie d’alta quota, e chiarire meglio così i meccanismi che determinano il declino dell’avifauna di montagna. Infine, abbiamo sviluppato degli approcci conservazionistici innovativi per far fronte agli impatti del cambiamento climatico, su larga scala e poi su piccola scala. Nel primo caso, per identificare strategie che massimizzino le possibilità di persistenza delle specie in un clima che cambia, abbiamo stabilito nuove metodologie che hanno consentito di identificare nelle Alpi italiane le specie e le aree prioritarie per la conservazione (unità geografiche resistenti e resilienti ai mutamenti climatici), basandoci su connettività strutturale e previsioni di distribuzione futura di varie specie di avifauna di montagna. A scala più piccola invece abbiamo valutato il ruolo dei microhabitat come siti di rifugio per le specie minacciate dal clima, e sviluppato un approccio teorico basato sulla capacità di alcune attività umane (attività di pascolo e sfalcio) di contenere gli effetti dannosi del cambiamento climatico, con particolare riferimento alla nostra specie studio, il fringuello alpino, e alla struttura del suo habitat di foraggiamento.

Although considered globally important areas for birds and biodiversity in general, mountain regions remain poorly studied despite their renowned susceptibility to climatic alterations. Basic knowledge of bird species inhabiting these regions is scarce, and even a univocal definition of mountain regions lacks, as interpretations vary across countries and institutions. These ambiguities may prevent the definition of effective large-scale conservation strategies, and it is urgent to define “mountain birds” and investigate the potential impact of climate change on such species. In this thesis, we reviewed evidence for impacts of climate change on Holarctic mountain bird populations in terms of physiology, phenology, trophic interactions, demography and observed and projected distribution shifts, including effects of other factors that interact with climate change. We introduced for the first time an objective classification of mountain bird specialists and generalists, presented the results of a systematic review and meta-analysis of the effects of climate change on Holarctic mountain and upland birds, quantifying the general responses to climate change including altitudinal shifts, changes in life history traits and assessment of mitigation actions. Using Italy as a case-study, we demonstrated a relationship between climate and changes in bird distribution in the last 30-years, by comparing net range variation in cold-adapted and closely related control species. In addition, using the white-winged snowfinch Montifringilla nivalis (a mountain indicator species sensitive to climate change) as a model species, we aimed at improving the knowledge on biology, ecology and demographic aspects of this species to better elucidate the mechanisms driving declines of mountain birds. Finally, we developed adaptation frameworks for climate change at both large and small scale. For the first case, we established a novel approach for selecting conservation priorities, resistant units and resilient areas in the Italian Alps according to structural connectivity and future distribution for a range of mountain bird species to identify strategies that maximize the chances of species persistence in a changing climate. At a finer scale, we evaluated the role of microhabitats as refugia for climate-threatened species, and developed a theoretical approach based on human-mediated actions (i.e. grazing, mowing) to contain the detrimental effects of climate change on our study species, the white winged-snowfinch. We identified 2316 bird species breeding in the Holarctic realm, 818 (35.3%) of which were defined as either high-elevation mountain specialists (n = 324 species) or mountain generalists (n = 494 species). We found evidence of biological and ecological responses of mountain birds to climate and environmental change, but little is known about underlying mechanisms or synergistic effects. Meta-analyses did not find a consistent direction in elevation change to track suitable climate but suggested that in the future mountain birds will be significantly more impacted than non-mountain species. In Italy, we found a strong positive correlation between change in range size and species thermal index (STI: average temperature of a species’ European range), confirming that recent climatic warming has favoured species of warmer climates and adversely affected species occupying colder areas. A model including STI and birds’ associated habitats was not so strongly supported but further suggested that forest species performed better than alpine open habitat and agricultural ones. Regarding our indicator/model species, we found that the white-winged snowfinch selected specific and climate sensitive microhabitat during the nestling rearing period: cool sites with short grass cover, melting snow margins adjacent to grassland and snow patches.

GLI UCCELLI ALPINI E IL CAMBIAMENTO CLIMATICO

SCRIDEL, DAVIDE
2019-02-21

Abstract

Le regioni montane, sebbene considerate aree globalmente importanti per gli uccelli e la biodiversità in generale, rimangono scarsamente studiate, nonostante la loro ben nota suscettibilità alle alterazioni climatiche. La conoscenza di base delle specie di uccelli che popolano queste regioni è scarsa, e manca persino una definizione condivisa di “regioni montane”, in quanto le interpretazioni variano in base a paesi e istituzioni. Queste ambiguità possono potenzialmente precludere la delineazione di efficaci strategie di conservazione su larga scala, ed è quindi urgente dare una definizione univoca di “avifauna di montagna” per poter indagare il potenziale impatto dei cambiamenti climatici su queste comunità di specie. In questa tesi abbiamo esaminato le evidenze degli impatti dei cambiamenti climatici sulle popolazioni di avifauna di montagna su scala olartica, riguardo a fisiologia, fenologia, interazioni trofiche, demografia e spostamenti di distribuzione osservati e previsti, considerando anche gli effetti di ulteriori fattori che interagiscono con i cambiamenti climatici, esacerbandone o attenuandone gli effetti. Per la prima volta abbiamo formulato una classificazione oggettiva dell’avifauna di montagna “specialista” e “generalista” e presentato i risultati di una revisione sistematica e di una meta-analisi riguardanti gli effetti dei cambiamenti climatici sugli uccelli montani, quantificando le conseguenze di tali alterazioni, come gli spostamenti altitudinali o i cambiamenti nei tratti biologici, e la valutazione di potenziali azioni mitigatrici e di compensazione degli impatti dovuti alle variazioni nel clima. Utilizzando l'Italia come caso-studio, abbiamo dimostrato l’esistenza di una relazione tra il clima e i cambiamenti nella distribuzione degli uccelli negli ultimi 30 anni, confrontando gli andamenti di occupazione ed abbandono di aree riproduttive da parte di specie legate ad ambienti freddi e di specie-controllo tassonomicamente vicine ma presenti in climi più miti. Inoltre, abbiamo utilizzato il fringuello alpino Montifringilla nivalis come specie modello (in quanto particolarmente sensibile ai cambiamenti climatici), al fine di migliorare le attuali conoscenze su biologia, ecologia e aspetti demografici delle specie d’alta quota, e chiarire meglio così i meccanismi che determinano il declino dell’avifauna di montagna. Infine, abbiamo sviluppato degli approcci conservazionistici innovativi per far fronte agli impatti del cambiamento climatico, su larga scala e poi su piccola scala. Nel primo caso, per identificare strategie che massimizzino le possibilità di persistenza delle specie in un clima che cambia, abbiamo stabilito nuove metodologie che hanno consentito di identificare nelle Alpi italiane le specie e le aree prioritarie per la conservazione (unità geografiche resistenti e resilienti ai mutamenti climatici), basandoci su connettività strutturale e previsioni di distribuzione futura di varie specie di avifauna di montagna. A scala più piccola invece abbiamo valutato il ruolo dei microhabitat come siti di rifugio per le specie minacciate dal clima, e sviluppato un approccio teorico basato sulla capacità di alcune attività umane (attività di pascolo e sfalcio) di contenere gli effetti dannosi del cambiamento climatico, con particolare riferimento alla nostra specie studio, il fringuello alpino, e alla struttura del suo habitat di foraggiamento.
21-feb-2019
Although considered globally important areas for birds and biodiversity in general, mountain regions remain poorly studied despite their renowned susceptibility to climatic alterations. Basic knowledge of bird species inhabiting these regions is scarce, and even a univocal definition of mountain regions lacks, as interpretations vary across countries and institutions. These ambiguities may prevent the definition of effective large-scale conservation strategies, and it is urgent to define “mountain birds” and investigate the potential impact of climate change on such species. In this thesis, we reviewed evidence for impacts of climate change on Holarctic mountain bird populations in terms of physiology, phenology, trophic interactions, demography and observed and projected distribution shifts, including effects of other factors that interact with climate change. We introduced for the first time an objective classification of mountain bird specialists and generalists, presented the results of a systematic review and meta-analysis of the effects of climate change on Holarctic mountain and upland birds, quantifying the general responses to climate change including altitudinal shifts, changes in life history traits and assessment of mitigation actions. Using Italy as a case-study, we demonstrated a relationship between climate and changes in bird distribution in the last 30-years, by comparing net range variation in cold-adapted and closely related control species. In addition, using the white-winged snowfinch Montifringilla nivalis (a mountain indicator species sensitive to climate change) as a model species, we aimed at improving the knowledge on biology, ecology and demographic aspects of this species to better elucidate the mechanisms driving declines of mountain birds. Finally, we developed adaptation frameworks for climate change at both large and small scale. For the first case, we established a novel approach for selecting conservation priorities, resistant units and resilient areas in the Italian Alps according to structural connectivity and future distribution for a range of mountain bird species to identify strategies that maximize the chances of species persistence in a changing climate. At a finer scale, we evaluated the role of microhabitats as refugia for climate-threatened species, and developed a theoretical approach based on human-mediated actions (i.e. grazing, mowing) to contain the detrimental effects of climate change on our study species, the white winged-snowfinch. We identified 2316 bird species breeding in the Holarctic realm, 818 (35.3%) of which were defined as either high-elevation mountain specialists (n = 324 species) or mountain generalists (n = 494 species). We found evidence of biological and ecological responses of mountain birds to climate and environmental change, but little is known about underlying mechanisms or synergistic effects. Meta-analyses did not find a consistent direction in elevation change to track suitable climate but suggested that in the future mountain birds will be significantly more impacted than non-mountain species. In Italy, we found a strong positive correlation between change in range size and species thermal index (STI: average temperature of a species’ European range), confirming that recent climatic warming has favoured species of warmer climates and adversely affected species occupying colder areas. A model including STI and birds’ associated habitats was not so strongly supported but further suggested that forest species performed better than alpine open habitat and agricultural ones. Regarding our indicator/model species, we found that the white-winged snowfinch selected specific and climate sensitive microhabitat during the nestling rearing period: cool sites with short grass cover, melting snow margins adjacent to grassland and snow patches.
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