L'oggetto di studio concerne i rapporti di cooperazione penale all'interno dell'Unione europea sotto il profilo della prova che lo Stato italiano intenda assumere all'estero. È la recente direttiva 2014/41/UE, relativa all'ordine di indagine europeo, che riporta il tema su binari attuali contribuendo al risveglio di un settore sostanzialmente dormiente. Ma l'interesse per la materia trova radici nella consapevolezza delle forme di criminalità transnazionale, sempre più aggressive, subdole e sfuggenti alle autorità giudiziarie nazionali deputate ad applicare la legge penale. Il lavoro analizza l'impatto delle recenti normative sul sistema italiano, non senza aver approfondito i metodi tradizionali con cui si otteneva l'assunzione della prova in altro Stato sovrano, tradizione che non è del tutto superata. Sistematicamente l'elaborato si sviluppa in due le macro aree: luna dedicata ai rapporti giurisdizionali tra autorità straniere nella ricerca e nell'assunzione della prova penale e l'altra che si focalizza sull'ordine di indagine europeo. La prima parte evidenza differenze e similitudini tra due mondi, quello internazionale e quello regionale europeo, ma è anche decisiva per sottolineare, procedura per procedura, il rinnovato approccio con cui il legislatore italiano ha modernizzato la cooperazione giudiziaria penale tout court. Un cambiamento di prospettiva, dunque, che allinea vistosamente i due ambiti disciplinari, vuoi per una coincidenza temporale dell'attività normativa, vuoi per l'esperienza maturata nell'ambito della cooperazione. Nello specifico, la prima parte traccia il percorso che va dalle rogatorie tradizionali alle evoluzioni più recenti dell'istituto e alle forme alternative di acquisizione di prove formate altrove, segnatamente rispetto alla riforma del 2017. Vi è poi un approfondimento dell'ambito regionale, sotto il profilo del progressivo investimento eurounitario per la cooperazione in materia penale nello Spazio di libertà, sicurezza e giustizia, da cui emerge l'identificazione di due scenari possibili il mutuo riconoscimento e l'armonizzazione e la tendenziale preferenza accordata al primo. Trattando della parte speciale del lavoro di ricerca, la seconda parte ripercorre l'itinerario che ha condotto alla direttiva sull'ordine di indagine europeo, un meccanismo di cooperazione orizzontale tra gli Stati membri dell'Unione europea che, nelle intenzioni, si ispirava al principio del mutuo riconoscimento delle decisioni all'interno dello Spazio di libertà, sicurezza e giustizia dell'Unione. Conseguentemente si è condotta un'analisi sull'impatto di tale normativa nel sistema italiano, con specifico riferimento alla procedura attiva, al modo, dunque, con cui l'autorità giudiziaria italiana interagisce con le analoghe autorità degli Stati aderenti alla direttiva. La trasposizione nostrana, avvenuta con il d.lgs. 21 giugno 2017, n. 108, della procedura di emissione dell'ordine di indagine si presenta lineare ed essenziale, adattando i postulati della direttiva al procedimento italiano, sebbene, in tema di utilizzabilità del materiale probatorio raccolto tramite l'ordine di indagine europeo lo sforzo del legislatore sia stato minimo, con rinvio a disposizioni analoghe a quelle cui sono sottoposte le prove assunte a seguito di rogatoria internazionale che sembrano non valorizzare la differenza sostanziale tra strumenti basati sulla mutua assistenza e strumenti basati sul mutuo riconoscimento.

La prova penale in Europa

GASPARRE, ANNALISA
2020-02-04

Abstract

L'oggetto di studio concerne i rapporti di cooperazione penale all'interno dell'Unione europea sotto il profilo della prova che lo Stato italiano intenda assumere all'estero. È la recente direttiva 2014/41/UE, relativa all'ordine di indagine europeo, che riporta il tema su binari attuali contribuendo al risveglio di un settore sostanzialmente dormiente. Ma l'interesse per la materia trova radici nella consapevolezza delle forme di criminalità transnazionale, sempre più aggressive, subdole e sfuggenti alle autorità giudiziarie nazionali deputate ad applicare la legge penale. Il lavoro analizza l'impatto delle recenti normative sul sistema italiano, non senza aver approfondito i metodi tradizionali con cui si otteneva l'assunzione della prova in altro Stato sovrano, tradizione che non è del tutto superata. Sistematicamente l'elaborato si sviluppa in due le macro aree: luna dedicata ai rapporti giurisdizionali tra autorità straniere nella ricerca e nell'assunzione della prova penale e l'altra che si focalizza sull'ordine di indagine europeo. La prima parte evidenza differenze e similitudini tra due mondi, quello internazionale e quello regionale europeo, ma è anche decisiva per sottolineare, procedura per procedura, il rinnovato approccio con cui il legislatore italiano ha modernizzato la cooperazione giudiziaria penale tout court. Un cambiamento di prospettiva, dunque, che allinea vistosamente i due ambiti disciplinari, vuoi per una coincidenza temporale dell'attività normativa, vuoi per l'esperienza maturata nell'ambito della cooperazione. Nello specifico, la prima parte traccia il percorso che va dalle rogatorie tradizionali alle evoluzioni più recenti dell'istituto e alle forme alternative di acquisizione di prove formate altrove, segnatamente rispetto alla riforma del 2017. Vi è poi un approfondimento dell'ambito regionale, sotto il profilo del progressivo investimento eurounitario per la cooperazione in materia penale nello Spazio di libertà, sicurezza e giustizia, da cui emerge l'identificazione di due scenari possibili il mutuo riconoscimento e l'armonizzazione e la tendenziale preferenza accordata al primo. Trattando della parte speciale del lavoro di ricerca, la seconda parte ripercorre l'itinerario che ha condotto alla direttiva sull'ordine di indagine europeo, un meccanismo di cooperazione orizzontale tra gli Stati membri dell'Unione europea che, nelle intenzioni, si ispirava al principio del mutuo riconoscimento delle decisioni all'interno dello Spazio di libertà, sicurezza e giustizia dell'Unione. Conseguentemente si è condotta un'analisi sull'impatto di tale normativa nel sistema italiano, con specifico riferimento alla procedura attiva, al modo, dunque, con cui l'autorità giudiziaria italiana interagisce con le analoghe autorità degli Stati aderenti alla direttiva. La trasposizione nostrana, avvenuta con il d.lgs. 21 giugno 2017, n. 108, della procedura di emissione dell'ordine di indagine si presenta lineare ed essenziale, adattando i postulati della direttiva al procedimento italiano, sebbene, in tema di utilizzabilità del materiale probatorio raccolto tramite l'ordine di indagine europeo lo sforzo del legislatore sia stato minimo, con rinvio a disposizioni analoghe a quelle cui sono sottoposte le prove assunte a seguito di rogatoria internazionale che sembrano non valorizzare la differenza sostanziale tra strumenti basati sulla mutua assistenza e strumenti basati sul mutuo riconoscimento.
4-feb-2020
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1315347
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