A poco meno di venticinque anni dalla prima e, fino a quel momento, unica raccolta autorizzata delle liriche tassiane, edita nell’ambito dell’antologia collettiva degli Accademici Eterei (Padova, 1567), nel 1591 vedeva la luce, presso la tipografia di Francesco Osanna stampatore ducale, il primo volume di un progetto editoriale in tre parti destinato a interrompersi dopo il secondo atto (la stampa bresciana Marchetti delle rime d’encomio). Con una selezione di 180 componimenti, il Tasso si proponeva – come si legge nella dedicatoria a Vincenzo Gonzaga – di far uscire Amore dalla confusione, ponendo fine alla tradizione delle raccolte non autorizzate e proliferate negli anni della reclusione forzata all’ospedale di Sant’Anna. Resa possibile grazie alla recente pubblicazione (nell’ambito del progetto di Edizione Nazionale delle Opere di Torquato Tasso) dell’edizione critica per le cure di Vania de Maldé, la presente ricerca intende fare luce sui modi in cui le teorizzazioni cinquecentesche dello stile grave e sublime, fatte proprie e interiorizzate dal Tasso sin dall’inizio degli anni Sessanta, ed esperite già a partire dalle più scoperte imitazioni del modello dellacasiano nelle prime prove liriche, siano filtrate nella prassi della matura e definitiva sistemazione della stampa Osanna, la cui elaborazione, dal punto di vista cronologico, era iniziata in contemporanea con un altro e più celebre ripensamento letterario, quello che avrebbe condotto alla pubblicazione, nel dicembre del 1593, del rinnovato poema gerosolimitano. Sulla scorta delle considerazioni tassiane messe a punto nei suoi Discorsi, il primo capitolo dell’indagine, finalizzato a registrare la portata dell’incidenza, nella raccolta, dei principali tratti caratterizzanti dello stile grave, segue una tripartizione focalizzata sulle tre componenti capitali della forma del dire in versi: figure di suono, sintassi (in relazione al contenitore metrico), lessico. Nel secondo e ultimo capitolo, il campo di ricerca è stato ripartito secondo la canonica divisione – ereditata dalla bipartizione della precedente e provvisoria forma del libro di rime, il ms. autografo Chigiano L VIII 302 ‒ tra una prima parte, che raccoglie e amplia la silloge giovanile per Lucrezia Bendidio (I-CIV), e una seconda parte, nel nome della «Signora Laura» (CV-CLXXX). A entrambe le sezioni è stato dunque dedicato un primo paragrafo vòlto a indagare la struttura di ciascun canzoniere nella sua funzione di macrotesto, con riguardo alla sua composizione in plurimi nuclei tematico-narrativi e alle eventuali connessioni intertestuali tra le liriche. Definita così la «materia» (il contenuto), il secondo e più significativo paragrafo, anch’esso come il precedente sdoppiato per via della bipartizione del capitolo, è stato rivolto ai «concetti», con attenzione, quindi, ai modi tramite cui i temi, gli argomenti, le «cose» delle rime amorose sono state trattate. Obiettivo dell’approfondimento, in questo caso, è stato quello di mettere a fuoco le più significative interferenze tra il contesto lirico di partenza, inevitabilmente determinato dalla materia amorosa, e le molteplici suggestioni letterarie ‒ talvolta dichiarate dall’autore stesso nel prezioso autocommento a corredo dell’edizione ‒ che si attestano nel segno della gravità e della magnificenza, e il cui richiamo diviene prova concreta di una tensione stilistica al sublime, indizio di una declinazione nobilitante dei tradizionali clichés del libro di rime d’amore.
Per «agguagliar il suon de l’arme»: la gravitas del Tasso lirico nell’edizione Osanna 1591
PENNA, CRISTINA TERESA
2021-06-24
Abstract
A poco meno di venticinque anni dalla prima e, fino a quel momento, unica raccolta autorizzata delle liriche tassiane, edita nell’ambito dell’antologia collettiva degli Accademici Eterei (Padova, 1567), nel 1591 vedeva la luce, presso la tipografia di Francesco Osanna stampatore ducale, il primo volume di un progetto editoriale in tre parti destinato a interrompersi dopo il secondo atto (la stampa bresciana Marchetti delle rime d’encomio). Con una selezione di 180 componimenti, il Tasso si proponeva – come si legge nella dedicatoria a Vincenzo Gonzaga – di far uscire Amore dalla confusione, ponendo fine alla tradizione delle raccolte non autorizzate e proliferate negli anni della reclusione forzata all’ospedale di Sant’Anna. Resa possibile grazie alla recente pubblicazione (nell’ambito del progetto di Edizione Nazionale delle Opere di Torquato Tasso) dell’edizione critica per le cure di Vania de Maldé, la presente ricerca intende fare luce sui modi in cui le teorizzazioni cinquecentesche dello stile grave e sublime, fatte proprie e interiorizzate dal Tasso sin dall’inizio degli anni Sessanta, ed esperite già a partire dalle più scoperte imitazioni del modello dellacasiano nelle prime prove liriche, siano filtrate nella prassi della matura e definitiva sistemazione della stampa Osanna, la cui elaborazione, dal punto di vista cronologico, era iniziata in contemporanea con un altro e più celebre ripensamento letterario, quello che avrebbe condotto alla pubblicazione, nel dicembre del 1593, del rinnovato poema gerosolimitano. Sulla scorta delle considerazioni tassiane messe a punto nei suoi Discorsi, il primo capitolo dell’indagine, finalizzato a registrare la portata dell’incidenza, nella raccolta, dei principali tratti caratterizzanti dello stile grave, segue una tripartizione focalizzata sulle tre componenti capitali della forma del dire in versi: figure di suono, sintassi (in relazione al contenitore metrico), lessico. Nel secondo e ultimo capitolo, il campo di ricerca è stato ripartito secondo la canonica divisione – ereditata dalla bipartizione della precedente e provvisoria forma del libro di rime, il ms. autografo Chigiano L VIII 302 ‒ tra una prima parte, che raccoglie e amplia la silloge giovanile per Lucrezia Bendidio (I-CIV), e una seconda parte, nel nome della «Signora Laura» (CV-CLXXX). A entrambe le sezioni è stato dunque dedicato un primo paragrafo vòlto a indagare la struttura di ciascun canzoniere nella sua funzione di macrotesto, con riguardo alla sua composizione in plurimi nuclei tematico-narrativi e alle eventuali connessioni intertestuali tra le liriche. Definita così la «materia» (il contenuto), il secondo e più significativo paragrafo, anch’esso come il precedente sdoppiato per via della bipartizione del capitolo, è stato rivolto ai «concetti», con attenzione, quindi, ai modi tramite cui i temi, gli argomenti, le «cose» delle rime amorose sono state trattate. Obiettivo dell’approfondimento, in questo caso, è stato quello di mettere a fuoco le più significative interferenze tra il contesto lirico di partenza, inevitabilmente determinato dalla materia amorosa, e le molteplici suggestioni letterarie ‒ talvolta dichiarate dall’autore stesso nel prezioso autocommento a corredo dell’edizione ‒ che si attestano nel segno della gravità e della magnificenza, e il cui richiamo diviene prova concreta di una tensione stilistica al sublime, indizio di una declinazione nobilitante dei tradizionali clichés del libro di rime d’amore.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Tesi Cristina Teresa Penna - XXXIII ciclo PDF-A.pdf
accesso aperto
Descrizione: Cristina Teresa Penna - XXXIII ciclo PDF-A
Tipologia:
Tesi di dottorato
Dimensione
3.62 MB
Formato
Adobe PDF
|
3.62 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.