Il lavoro fornisce un’articolata “review” della letteratura statunitense contemporanea a proposito dei profili di specialità del regime applicabile agli amministratori di società bancarie nel confronto con quelle di diritto comune: nel regime vigente e, soprattutto, in prospettiva evolutiva. Pur nel quadro di un’analisi dedicata a vari temi (doveri, responsabilità civile, competenze professionali, disponibilità di tempo), esso non tratta dei problemi legati alla remunerazione. L’articolo dà innanzitutto atto dell’attenta ricostruzione, che diversi autori di quell’ordinamento compiono, delle ragioni che giustificano una disciplina societaria derogatoria rispetto a quella generale: dalla fragilità patrimoniale di tali imprese, alle implicazioni socio-economiche di un loro eventuale “default”, sino al peculiare atteggiarsi, in dette realtà, delle manifestazioni di attivismo azionario. Esso si sofferma, poi, sull’analisi dei vari dispositivi (giurisprudenziali, legislativi, regolatori) che sono (o potrebbero essere) più idonei per meglio riflettere le peculiarità delle banche. Due sono, in tale prospettiva, i principali filoni d’indagine. Il primo attiene ai doveri fiduciari degli amministratori e abbraccia un ampio spettro di posizioni: da quelle che, pur muovendo da principi consolidati del “corporate law” generale (come la dottrina “Caremark”), cercano di ritagliare regole specifiche per le istituzioni finanziarie, sino a quelle che propongono di superare senz’altro, per lo meno per le banche di una certa dimensione, talune premesse di sistema della disciplina dei doveri degli amministratori e, in particolare, il principio di massimizzazione del valore per gli azionisti. Ma pure ulteriori opinioni sono oggetto di analisi. Il secondo filone, su un piano per così dire più strutturale, esamina in che misura possono essere utili, almeno per alcune categorie di banche, requisiti di selezione degli amministratori più stringenti e selettivi: in termini sia di professionalità, sia di disponibilità di tempo. Il lavoro conclude con alcune notazioni circa le ragioni di interesse del dibattito statunitense rispetto al corrispondente confronto di idee che, sui medesimi argomenti, si sta svolgendo in Europa
I caratteri speciali dell amministrazione delle banche negli Stati Uniti. La discussione delle ragioni, la ricerca degli strumenti
PETROBONI, GIOVANNI
2020-01-01
Abstract
Il lavoro fornisce un’articolata “review” della letteratura statunitense contemporanea a proposito dei profili di specialità del regime applicabile agli amministratori di società bancarie nel confronto con quelle di diritto comune: nel regime vigente e, soprattutto, in prospettiva evolutiva. Pur nel quadro di un’analisi dedicata a vari temi (doveri, responsabilità civile, competenze professionali, disponibilità di tempo), esso non tratta dei problemi legati alla remunerazione. L’articolo dà innanzitutto atto dell’attenta ricostruzione, che diversi autori di quell’ordinamento compiono, delle ragioni che giustificano una disciplina societaria derogatoria rispetto a quella generale: dalla fragilità patrimoniale di tali imprese, alle implicazioni socio-economiche di un loro eventuale “default”, sino al peculiare atteggiarsi, in dette realtà, delle manifestazioni di attivismo azionario. Esso si sofferma, poi, sull’analisi dei vari dispositivi (giurisprudenziali, legislativi, regolatori) che sono (o potrebbero essere) più idonei per meglio riflettere le peculiarità delle banche. Due sono, in tale prospettiva, i principali filoni d’indagine. Il primo attiene ai doveri fiduciari degli amministratori e abbraccia un ampio spettro di posizioni: da quelle che, pur muovendo da principi consolidati del “corporate law” generale (come la dottrina “Caremark”), cercano di ritagliare regole specifiche per le istituzioni finanziarie, sino a quelle che propongono di superare senz’altro, per lo meno per le banche di una certa dimensione, talune premesse di sistema della disciplina dei doveri degli amministratori e, in particolare, il principio di massimizzazione del valore per gli azionisti. Ma pure ulteriori opinioni sono oggetto di analisi. Il secondo filone, su un piano per così dire più strutturale, esamina in che misura possono essere utili, almeno per alcune categorie di banche, requisiti di selezione degli amministratori più stringenti e selettivi: in termini sia di professionalità, sia di disponibilità di tempo. Il lavoro conclude con alcune notazioni circa le ragioni di interesse del dibattito statunitense rispetto al corrispondente confronto di idee che, sui medesimi argomenti, si sta svolgendo in EuropaI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.