Negli anni a cavallo tra Cinque e Seicento, Pavia era sede di una delle diocesi più antiche del territorio italiano, una delle città più importanti dello Stato di Milano, con numerosi palazzi di famiglie nobili fra le più facoltose e in vista del Ducato, nonché sede universitaria e dunque meta di peregrinatio accademica. Ciononostante gli studi musicologici non hanno mai preso in seria considerazione l’ipotesi che una città come Pavia, anche se indubbiamente meno importante di centri come Milano o Venezia, potesse aver dato vita ad un ambiente musicale ben più sviluppato di quanto si sia finora ritenuto. Questo studio ricostruisce con acribia una parte della storia musicale di questa città e della vita di Nicola Parma, primo maestro di cappella della cattedrale pavese, attraverso una capillare ricerca d’archivio dalla quale sono emersi numerosi documenti inediti e ignoti alla letteratura musicologica che permettono di ripercorrere le vicende delle più importanti istituzioni musicali ecclesiastiche e dei musicisti che vi prestavano servizio. La musica a Pavia non trovava spazio, ovviamente, soltanto nelle chiese, ma aveva ampia diffusione sia nelle diverse accademie ospitate nei palazzi nobiliari della città - in particolare nell’Accademia degli Affidati, dedicataria di diversi libri di madrigali (purtroppo giunti incompleti ai nostri giorni) e di altre pubblicazioni di musica profana - sia nelle piazze e nelle vie cittadine in occasione di giubili, entrate trionfali o soggiorni in città di personaggi importanti. Una volta accertata l’ampia diffusione della musica a Pavia fra Cinque e Seicento è naturale domandarsi quale tipo di musica si potesse ascoltare nelle chiese, nei palazzi e per le strade cittadine. Il repertorio musicale prodotto da musicisti attivi a Pavia in questo periodo è tutt’ora in larga parte inedito, e ho quindi approntato un’edizione critica dell’intero corpus musicale di Nicola Parma e di una scelta di composizioni di altri autori attivi a Pavia fra Cinque e Seicento. Attraverso di esse si può osservare il progressivo mutamento nello stile compositivo che porta dal contrappunto rigoroso e imitativo delle Sacrae cantiones (1586) e del Secondo libro de madrigali (1592) di Nicola Parma, poi confluito nelle opere dei suoi allievi Benedetto Re (Missarum liber primus, 1607) e Lorenzo Calvi (Victimae Paschali in Symbolae diversorum, 1621), alla scrittura per poche voci e basso continuo di autori come Caterina Assandra, gli stessi Benedetto Re e Lorenzo Calvi, Giovanni Battista Treviso, Giovanni Paolo Martinengo, e Girolamo Casati detto il Filago. A piena testimonianza dell’inserimento della realtà pavese nel panorama musicale padano abbiamo la presenza di composizioni bicorali di Nicola Parma nelle Sacrae cantiones (1586) e l’intero Motecta (1606), oltre a una messa e quattro mottetti contenuti nel Missarum liber primus (1607) di Benedetto Re. I Motecta (1606) di Nicola Parma contengono anche composizioni a 12 voci in tre cori e lo stesso organico è impiegato nei Concerti ecclesiastici (1610) di Stefano Nascimbeni, . Ulteriore prodotto di un ambiente musicale quanto mai fervido e variegato sono le composizioni puramente strumentali, i mottetti-canzona tipici dell’area milanese, i mottetti in dialogo ed i mottetti che prevedono parti strumentali obbligate. Lo studio analitico delle composizioni prese in considerazione e specialmente di quelle di Nicola Parma, ha messo in luce una particolare attenzione degli autori attivi a Pavia rispetto all’interpretazione musicale del testo verbale sia attraverso la scelta dei modi più ‘appropriati’ alla restituzione dell’aere generale del testo, sia tramite l’utilizzo di dissonanze e di particolari formulazioni agogiche o melodico-cadenzali in corrispondenza di lessemi tòpici, talvolta indicate anche attraverso un uso simbolico dei valori notazionali.

Nicola Parma primo maestro di cappella a Pavia e l'ambiente musicale pavese fra Cinque e Seicento

TARENZI, CHIARA EDITH
2024-04-23

Abstract

Negli anni a cavallo tra Cinque e Seicento, Pavia era sede di una delle diocesi più antiche del territorio italiano, una delle città più importanti dello Stato di Milano, con numerosi palazzi di famiglie nobili fra le più facoltose e in vista del Ducato, nonché sede universitaria e dunque meta di peregrinatio accademica. Ciononostante gli studi musicologici non hanno mai preso in seria considerazione l’ipotesi che una città come Pavia, anche se indubbiamente meno importante di centri come Milano o Venezia, potesse aver dato vita ad un ambiente musicale ben più sviluppato di quanto si sia finora ritenuto. Questo studio ricostruisce con acribia una parte della storia musicale di questa città e della vita di Nicola Parma, primo maestro di cappella della cattedrale pavese, attraverso una capillare ricerca d’archivio dalla quale sono emersi numerosi documenti inediti e ignoti alla letteratura musicologica che permettono di ripercorrere le vicende delle più importanti istituzioni musicali ecclesiastiche e dei musicisti che vi prestavano servizio. La musica a Pavia non trovava spazio, ovviamente, soltanto nelle chiese, ma aveva ampia diffusione sia nelle diverse accademie ospitate nei palazzi nobiliari della città - in particolare nell’Accademia degli Affidati, dedicataria di diversi libri di madrigali (purtroppo giunti incompleti ai nostri giorni) e di altre pubblicazioni di musica profana - sia nelle piazze e nelle vie cittadine in occasione di giubili, entrate trionfali o soggiorni in città di personaggi importanti. Una volta accertata l’ampia diffusione della musica a Pavia fra Cinque e Seicento è naturale domandarsi quale tipo di musica si potesse ascoltare nelle chiese, nei palazzi e per le strade cittadine. Il repertorio musicale prodotto da musicisti attivi a Pavia in questo periodo è tutt’ora in larga parte inedito, e ho quindi approntato un’edizione critica dell’intero corpus musicale di Nicola Parma e di una scelta di composizioni di altri autori attivi a Pavia fra Cinque e Seicento. Attraverso di esse si può osservare il progressivo mutamento nello stile compositivo che porta dal contrappunto rigoroso e imitativo delle Sacrae cantiones (1586) e del Secondo libro de madrigali (1592) di Nicola Parma, poi confluito nelle opere dei suoi allievi Benedetto Re (Missarum liber primus, 1607) e Lorenzo Calvi (Victimae Paschali in Symbolae diversorum, 1621), alla scrittura per poche voci e basso continuo di autori come Caterina Assandra, gli stessi Benedetto Re e Lorenzo Calvi, Giovanni Battista Treviso, Giovanni Paolo Martinengo, e Girolamo Casati detto il Filago. A piena testimonianza dell’inserimento della realtà pavese nel panorama musicale padano abbiamo la presenza di composizioni bicorali di Nicola Parma nelle Sacrae cantiones (1586) e l’intero Motecta (1606), oltre a una messa e quattro mottetti contenuti nel Missarum liber primus (1607) di Benedetto Re. I Motecta (1606) di Nicola Parma contengono anche composizioni a 12 voci in tre cori e lo stesso organico è impiegato nei Concerti ecclesiastici (1610) di Stefano Nascimbeni, . Ulteriore prodotto di un ambiente musicale quanto mai fervido e variegato sono le composizioni puramente strumentali, i mottetti-canzona tipici dell’area milanese, i mottetti in dialogo ed i mottetti che prevedono parti strumentali obbligate. Lo studio analitico delle composizioni prese in considerazione e specialmente di quelle di Nicola Parma, ha messo in luce una particolare attenzione degli autori attivi a Pavia rispetto all’interpretazione musicale del testo verbale sia attraverso la scelta dei modi più ‘appropriati’ alla restituzione dell’aere generale del testo, sia tramite l’utilizzo di dissonanze e di particolari formulazioni agogiche o melodico-cadenzali in corrispondenza di lessemi tòpici, talvolta indicate anche attraverso un uso simbolico dei valori notazionali.
23-apr-2024
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Descrizione: Nicola Parma primo maestro di cappella a Pavia e l'ambiente musicale pavese fra Cinque e Seicento
Tipologia: Tesi di dottorato
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1495559
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