Una riflessione su cosa voglia dire progettare oggi un sistema di piccole stazioni e fermate ferroviarie non può prescindere dall’assunzione del concetto di rete che trova le sue ragioni più in un organismo leggibile a scala territoriale che nel concetto di stazione monumento, porta della città. Il dinamismo dello spostarsi da un punto all’altro nello spazio definendo traiettorie che attraverso una contrazione dei tempi di spostamento stabiliscono nuove regole del viaggio, si esprime in modo estremamente efficace nella rete delle piccole stazioni. Queste acquistano significato più dal sistema che costruiscono, in grado di strutturare il territorio, che dalla rappresentatività delle singole architetture. La capillare diffusione delle stanzini di piccola dimensione dà vita a poli che generano relazioni sempre diverse in funzione del paesaggio in cui sono inserite. L’intersezione della rete ferroviaria con le reti ecologiche, le reti viabilistiche, il tessuto urbano o il paesaggio naturale, acquista valori e gerarchie differenti in funzione della specificità di un luogo. Si tratta di interpretare uno dei sistemi che caratterizzano “l’ipertesto” (Corboz 1994) della città contemporanea (il sistema ferroviario) consentendo agli elementi che compongono tale sistema il maggior numero di gradi di libertà possibile. In questo modo i poli rappresentati dalle piccole stazioni acquistano significato in virtù della loro riconoscibilità, flessibilità, ripetitività, semplicità, formale e spaziale. Per raggiungere tale obiettivo si è partiti da una delle unità base della geometria: la linea. “La linea geometrica […] E’ la traccia del punto in movimento, dunque un suo prodotto. Nasce dal movimento – e precisamente della distruzione del punto, della sua quiete estrema, in sé conchiusa. Qui si compie il salto dallo statico al dinamico” (Kandinsky 1926). Nello sviluppo della linea vengono contenute tutte le funzioni, tutti gli spazi serviti e serventi che compongono la stazione. La linea si trasforma si adatta, diviene copertura, pavimentazione, pensilina, rampa per accedere al sottopassaggio o soprappassaggio, raccorda diversi livelli della città quando sia necessario. E’ un segno che grazie alla sua semplicità raccoglie le istanze di un’architettura versatile che può mutare in funzione del luogo o del tempo in cui viene costruita, mantenendo costante un alto grado di riconoscibilità. La flessibilità dei sistemi di montaggio e dei principi progettuali permettono una facile adattabilità dello schema di progetto anche in contesti in cui si richiedano dei semplici interventi di ampliamento, di completamento o di adattamento alla topografia di luoghi particolarmente complessi.
Progetto architettonico di un sistema di piccole stazioni e fermate ferroviarie
BERIZZI, CARLO;CATTANEO, TIZIANO;DE LOTTO, ROBERTO;
2007-01-01
Abstract
Una riflessione su cosa voglia dire progettare oggi un sistema di piccole stazioni e fermate ferroviarie non può prescindere dall’assunzione del concetto di rete che trova le sue ragioni più in un organismo leggibile a scala territoriale che nel concetto di stazione monumento, porta della città. Il dinamismo dello spostarsi da un punto all’altro nello spazio definendo traiettorie che attraverso una contrazione dei tempi di spostamento stabiliscono nuove regole del viaggio, si esprime in modo estremamente efficace nella rete delle piccole stazioni. Queste acquistano significato più dal sistema che costruiscono, in grado di strutturare il territorio, che dalla rappresentatività delle singole architetture. La capillare diffusione delle stanzini di piccola dimensione dà vita a poli che generano relazioni sempre diverse in funzione del paesaggio in cui sono inserite. L’intersezione della rete ferroviaria con le reti ecologiche, le reti viabilistiche, il tessuto urbano o il paesaggio naturale, acquista valori e gerarchie differenti in funzione della specificità di un luogo. Si tratta di interpretare uno dei sistemi che caratterizzano “l’ipertesto” (Corboz 1994) della città contemporanea (il sistema ferroviario) consentendo agli elementi che compongono tale sistema il maggior numero di gradi di libertà possibile. In questo modo i poli rappresentati dalle piccole stazioni acquistano significato in virtù della loro riconoscibilità, flessibilità, ripetitività, semplicità, formale e spaziale. Per raggiungere tale obiettivo si è partiti da una delle unità base della geometria: la linea. “La linea geometrica […] E’ la traccia del punto in movimento, dunque un suo prodotto. Nasce dal movimento – e precisamente della distruzione del punto, della sua quiete estrema, in sé conchiusa. Qui si compie il salto dallo statico al dinamico” (Kandinsky 1926). Nello sviluppo della linea vengono contenute tutte le funzioni, tutti gli spazi serviti e serventi che compongono la stazione. La linea si trasforma si adatta, diviene copertura, pavimentazione, pensilina, rampa per accedere al sottopassaggio o soprappassaggio, raccorda diversi livelli della città quando sia necessario. E’ un segno che grazie alla sua semplicità raccoglie le istanze di un’architettura versatile che può mutare in funzione del luogo o del tempo in cui viene costruita, mantenendo costante un alto grado di riconoscibilità. La flessibilità dei sistemi di montaggio e dei principi progettuali permettono una facile adattabilità dello schema di progetto anche in contesti in cui si richiedano dei semplici interventi di ampliamento, di completamento o di adattamento alla topografia di luoghi particolarmente complessi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.