Francesco Hayez ritrae Faliero in veste nera, pronto ad appoggiare il capo sul ceppo posto sulla Scala dei Giganti; il suo atteggiamento è rassegnato, ma fiero al tempo stesso. Il pittore, che gli prestò il suo stesso volto, vibra con lui, così come Donizetti, che nell’opera, pur rilevandone l’utopia nel finale, gli rese intera la dignità dell’eroe idealista, intento a combattere il sopruso. Francesco Bellotto offre una lettura originale di questo e di altri due dipinti (uno sempre di Hayez, l’altro di Delacroix), intrecciandoli con la drammaturgia musicale dell’opera. Giorgio Pagannone, che cura l’edizione del primo libretto, corredandola di un ampio apparato in cui dà conto delle varianti in partitura e delle differenze testuali fra le differenti versioni. Arricchiscono la pubblicazione due bozzetti di Domenico Ferri per la prima rappresentazione del Marino Faliero, ma le sorprese continuano nella cospicua sezione di documenti inediti, a cominciare dal libretto originale concepito da Bidera, noto sinora in una riproduzione olografa, ma qui trascritto e pazientemente curato da Maria Chiara Bertieri. Esso è preceduto dal facsimile del contratto per Marino Faliero tra Donizetti e il Théâtre Italien. Paolo Fabbri, nel saggio iniziale, illustra la genesi dell’opera e la sua drammaturgia, ponendone a confronto le differenti stesure (Napoli, Parigi, Firenze). Guido Paduano, infine, mette a paragone la fonte principale del lavoro dei librettisti, la pièce di Delavigne, con il dramma di Byron, antecedente, e l’opera di Donizetti, in un’analisi serrata e ricca di prospettive critiche nuove.

Gaetano Donizetti, «Marino Faliero», «La Fenice prima dell'opera», 2002-2003/8

GIRARDI, MICHELE
2003-01-01

Abstract

Francesco Hayez ritrae Faliero in veste nera, pronto ad appoggiare il capo sul ceppo posto sulla Scala dei Giganti; il suo atteggiamento è rassegnato, ma fiero al tempo stesso. Il pittore, che gli prestò il suo stesso volto, vibra con lui, così come Donizetti, che nell’opera, pur rilevandone l’utopia nel finale, gli rese intera la dignità dell’eroe idealista, intento a combattere il sopruso. Francesco Bellotto offre una lettura originale di questo e di altri due dipinti (uno sempre di Hayez, l’altro di Delacroix), intrecciandoli con la drammaturgia musicale dell’opera. Giorgio Pagannone, che cura l’edizione del primo libretto, corredandola di un ampio apparato in cui dà conto delle varianti in partitura e delle differenze testuali fra le differenti versioni. Arricchiscono la pubblicazione due bozzetti di Domenico Ferri per la prima rappresentazione del Marino Faliero, ma le sorprese continuano nella cospicua sezione di documenti inediti, a cominciare dal libretto originale concepito da Bidera, noto sinora in una riproduzione olografa, ma qui trascritto e pazientemente curato da Maria Chiara Bertieri. Esso è preceduto dal facsimile del contratto per Marino Faliero tra Donizetti e il Théâtre Italien. Paolo Fabbri, nel saggio iniziale, illustra la genesi dell’opera e la sua drammaturgia, ponendone a confronto le differenti stesure (Napoli, Parigi, Firenze). Guido Paduano, infine, mette a paragone la fonte principale del lavoro dei librettisti, la pièce di Delavigne, con il dramma di Byron, antecedente, e l’opera di Donizetti, in un’analisi serrata e ricca di prospettive critiche nuove.
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