Possiamo affermare che il territorio pavese, nella sua complessità morfologica e costitutiva, si compone di numerosi paesaggi, presenta una grande diversità delle sue manifestazioni e offre una diversa percezione dello stesso. In questa molteplicità, nel tentare di delineare brevemente l’opportunità di progettare la città in verticale, bisogna far riferimento alla relazione tra densità e verticalità e quello che questa urbanizzazione potrebbe produrre percettivamente nell’attuale cultura urbana. Per l’interpretazione di tali fenomeni si propone di descrivere la percezione e la composizione del paesaggio richiamando alcuni criteri di lettura In primo luogo, nella città verticale si trasforma l’aspetto percettivo dovuto alla densità che definirebbe viste spaziali ravvicinate o panoramiche escludendo visuali intermedie. In questi spazi l’aspetto direzionale prevalente è quello verticale, ciò implica, a bilanciare questa tendenza, un aumento di importanza dell’organizzazione e del progetto dello spazio orizzontale a scala umana: il suolo. Il secondo criterio di lettura, strettamente legato al precedente, si riferisce ad alcuni aspetti di misura e proporzione dello sviluppo verticale e si evidenzia che da una lato la dimensione verticale in rapporto al tipo architettonico comporta un modo differente di misurare lo spostamento all’interno dello spazio urbano. Il terzo criterio implica il ruolo dell’abitare nell’ambito della vita quotidiana, in cui viene a mitigarsi la distinzione tra ambienti tradizionalmente diversi di pubblico e privato. L’effetto di questo fenomeno è la maggiore richiesta di una costante vitalità degli spazi pubblici e di un senso di appartenenza dei cittadini a questi spazi. Il tema, meriterebbe maggiori e più adeguate argomentazioni, in questa sede si è accennato parzialmente alle prospettive future per l’interpretazione e composizione dell’immagine paesaggistica di un nuovo territorio. In conclusione appare chiara una difficoltà intrinseca alla velocità e complessità dello sviluppo urbano in atto che impedisce una proposizione meramente previsionale sul futuro delle città. Sicuramente è rilevabile uno sdoppiamento tra la situazione contingente fondata sulla necessaria trasformazione della città e parallelamente il tentativo di mantenere l’identità specifica delle realtà locali che si declina in una condizione post-urbana che mantiene compresenti la città bassa, estesa ed orizzontale e la città dei grattacieli, lo skyline della metropoli al fianco delle risaie. Forse proprio questa molteplicità della metropoli e complessità delle relazioni fra cose diverse non deve essere fonte di spaesamento ma valore positivo, richiamando le sapienti e consapevoli parole di Calvino ci ricorda che “oggi non è più pensabile una totalità che non sia potenziale, congetturale, plurima”.
Verticalità: un'idea di paesaggio; Articolo pubblicato su "Il giornale di Socrate al caffè" n. 58 maggio 2010, Mensile di cultura e conversazione civile diretto da Salvatore Veca
CATTANEO, TIZIANO
2010-01-01
Abstract
Possiamo affermare che il territorio pavese, nella sua complessità morfologica e costitutiva, si compone di numerosi paesaggi, presenta una grande diversità delle sue manifestazioni e offre una diversa percezione dello stesso. In questa molteplicità, nel tentare di delineare brevemente l’opportunità di progettare la città in verticale, bisogna far riferimento alla relazione tra densità e verticalità e quello che questa urbanizzazione potrebbe produrre percettivamente nell’attuale cultura urbana. Per l’interpretazione di tali fenomeni si propone di descrivere la percezione e la composizione del paesaggio richiamando alcuni criteri di lettura In primo luogo, nella città verticale si trasforma l’aspetto percettivo dovuto alla densità che definirebbe viste spaziali ravvicinate o panoramiche escludendo visuali intermedie. In questi spazi l’aspetto direzionale prevalente è quello verticale, ciò implica, a bilanciare questa tendenza, un aumento di importanza dell’organizzazione e del progetto dello spazio orizzontale a scala umana: il suolo. Il secondo criterio di lettura, strettamente legato al precedente, si riferisce ad alcuni aspetti di misura e proporzione dello sviluppo verticale e si evidenzia che da una lato la dimensione verticale in rapporto al tipo architettonico comporta un modo differente di misurare lo spostamento all’interno dello spazio urbano. Il terzo criterio implica il ruolo dell’abitare nell’ambito della vita quotidiana, in cui viene a mitigarsi la distinzione tra ambienti tradizionalmente diversi di pubblico e privato. L’effetto di questo fenomeno è la maggiore richiesta di una costante vitalità degli spazi pubblici e di un senso di appartenenza dei cittadini a questi spazi. Il tema, meriterebbe maggiori e più adeguate argomentazioni, in questa sede si è accennato parzialmente alle prospettive future per l’interpretazione e composizione dell’immagine paesaggistica di un nuovo territorio. In conclusione appare chiara una difficoltà intrinseca alla velocità e complessità dello sviluppo urbano in atto che impedisce una proposizione meramente previsionale sul futuro delle città. Sicuramente è rilevabile uno sdoppiamento tra la situazione contingente fondata sulla necessaria trasformazione della città e parallelamente il tentativo di mantenere l’identità specifica delle realtà locali che si declina in una condizione post-urbana che mantiene compresenti la città bassa, estesa ed orizzontale e la città dei grattacieli, lo skyline della metropoli al fianco delle risaie. Forse proprio questa molteplicità della metropoli e complessità delle relazioni fra cose diverse non deve essere fonte di spaesamento ma valore positivo, richiamando le sapienti e consapevoli parole di Calvino ci ricorda che “oggi non è più pensabile una totalità che non sia potenziale, congetturale, plurima”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.