Anna Laura Bellina mette a fuoco con spirito, nel saggio iniziale di questo volume, il ruolo che gioca «la sfera semantica dell’udito» (e, in particolare, la ‘sordità’ di Geronimo) all’interno della trama vaporosa d’una commedia d’equivoci, fino a che, «dopo l’allegria rumorosa e canora del finale secondo, Il matrimonio segreto si chiude in un silenzio perbenista, spesso desiderato dalle due prime donne e rotto dalla terza». La vitalità strabordante del Matrimonio segreto, che fu tra le pochissime opere buffe del Settecento a entrare in repertorio nel secolo successivo, risiede in un libretto ingegnoso, quasi una summa di quanto sin lì prodotto in termini di intreccio buffo, e, soprattutto, in una musica leggera e riuscita, qui analizzata con finezza da Alessandro Di Profio nella guida all’ascolto. Una musica attraente al punto da coinvolgere, come scrive Giovanni Guanti nel suo saggio, personaggi illustri quali Stendhal, Goethe e persino Nietzsche (si vedrà come). Un fascino che Cimarosa seguitò a esercitare nel tempo, come testimonia la nostra sezione dei documenti, dedicata allo sfarzoso Album che la città di Aversa produsse nel primo centenario della morte del compositore (1901). È ulteriore interesse di questo volume l’edizione del testo poetico, condotta sulla base del raro e poco conosciuto libretto della prima assoluta.

Domenico Cimarosa, «Il matrimonio segreto», «La Fenice prima dell’opera», 2004/7

GIRARDI, MICHELE
2004-01-01

Abstract

Anna Laura Bellina mette a fuoco con spirito, nel saggio iniziale di questo volume, il ruolo che gioca «la sfera semantica dell’udito» (e, in particolare, la ‘sordità’ di Geronimo) all’interno della trama vaporosa d’una commedia d’equivoci, fino a che, «dopo l’allegria rumorosa e canora del finale secondo, Il matrimonio segreto si chiude in un silenzio perbenista, spesso desiderato dalle due prime donne e rotto dalla terza». La vitalità strabordante del Matrimonio segreto, che fu tra le pochissime opere buffe del Settecento a entrare in repertorio nel secolo successivo, risiede in un libretto ingegnoso, quasi una summa di quanto sin lì prodotto in termini di intreccio buffo, e, soprattutto, in una musica leggera e riuscita, qui analizzata con finezza da Alessandro Di Profio nella guida all’ascolto. Una musica attraente al punto da coinvolgere, come scrive Giovanni Guanti nel suo saggio, personaggi illustri quali Stendhal, Goethe e persino Nietzsche (si vedrà come). Un fascino che Cimarosa seguitò a esercitare nel tempo, come testimonia la nostra sezione dei documenti, dedicata allo sfarzoso Album che la città di Aversa produsse nel primo centenario della morte del compositore (1901). È ulteriore interesse di questo volume l’edizione del testo poetico, condotta sulla base del raro e poco conosciuto libretto della prima assoluta.
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