Il topos dell’amicizia virile è diffuso nel teatro musicale dell’Ottocento (basti pensare a Don Carlo e Posa, nel Don Carlos di Verdi), ma nei Pêcheurs de perles di Bizet l’affettività che lega Nadir a Zurga è decisamente più marcata del solito, tanto da costituire un nodo drammatico più importante del legame amoroso tra Léïla e Nadir. L’affetto profondo che unisce i due uomini trova riscontro nel cosiddetto motif de la déesse, su cui si sofferma Anselm Gerhard nel suo saggio: «Oui, c’est elle», una melodia «soave» che s’ode nel duetto fra i due uomini e che accompagna tutto lo sviluppo drammatico fino alle pagine conclusive. Riccardo Pecci si occupa, in questo volume, della ricezione italiana dei Pêcheurs, visto che proprio nel nostro paese, dai tardi anni Ottanta, hanno trovato il cielo e il mare che li ha meglio accolti, a loro volta restituendo il favore, per aver «agito in profondità nelle scelte linguistiche della cosiddetta ‘giovane scuola’ italiana». Anche per questo motivo abbiamo scelto di utilizzare la traduzione italiana di Alfredo Zanardini, che ha accompagnato il lungo cammino del lavoro di Bizet nel nostro paese (e si vedano le dettagliate tabelle che Pecci pubblica come appendice al suo saggio).

Georges Bizet, «Le pêcheurs de perles», «La Fenice prima dell’opera», 2004/4

GIRARDI, MICHELE
2004-01-01

Abstract

Il topos dell’amicizia virile è diffuso nel teatro musicale dell’Ottocento (basti pensare a Don Carlo e Posa, nel Don Carlos di Verdi), ma nei Pêcheurs de perles di Bizet l’affettività che lega Nadir a Zurga è decisamente più marcata del solito, tanto da costituire un nodo drammatico più importante del legame amoroso tra Léïla e Nadir. L’affetto profondo che unisce i due uomini trova riscontro nel cosiddetto motif de la déesse, su cui si sofferma Anselm Gerhard nel suo saggio: «Oui, c’est elle», una melodia «soave» che s’ode nel duetto fra i due uomini e che accompagna tutto lo sviluppo drammatico fino alle pagine conclusive. Riccardo Pecci si occupa, in questo volume, della ricezione italiana dei Pêcheurs, visto che proprio nel nostro paese, dai tardi anni Ottanta, hanno trovato il cielo e il mare che li ha meglio accolti, a loro volta restituendo il favore, per aver «agito in profondità nelle scelte linguistiche della cosiddetta ‘giovane scuola’ italiana». Anche per questo motivo abbiamo scelto di utilizzare la traduzione italiana di Alfredo Zanardini, che ha accompagnato il lungo cammino del lavoro di Bizet nel nostro paese (e si vedano le dettagliate tabelle che Pecci pubblica come appendice al suo saggio).
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