Legato estremo dell’arte magica del suo creatore, il Parsifal è il dono di Wagner a tutta l’arte moderna, un dono che germoglia nei giardini fin-de-siècle e che vive, perciò, di profonde quanto insolubili contraddizioni. A questo capolavoro, in particolare, riservò i suoi strali Friedrich Nietzsche («Il Parsifal è infatti un’opera della malvagità, della brama di vendetta, del segreto veneficio contro i presupposti della vita, un’opera cattiva»), certo il più famoso fra i suoi detrattori, diffusi peraltro a tutte le latitudini. Ne sia prova il manifesto che Marinetti pubblicò nel gennaio del 1914, prendendosela con lo strano binomio «tango e Parsifal». Il documento, tra i più volgari e sconclusionati del cavaliere-vessillifero del Futurismo, ha scatenato la vis polemica di Giovanni Guanti, che intitola il suo saggio W il «Parsifal», e si lancia in un esame ironico e corrosivo di alcuni aspetti della ricezione wagneriana intorno al cosiddetto «giorno del Parsifal». Che l’opera debba essere vista da molteplici angoli di visuale lo prova questo sesto volume della « Fenice prima dell’Opera» 2004-2005, e si legga in proposito la bibliografia – dove Riccardo Pecci da ampiamente conto, senza reticenze sugli aspetti anche più ambigui del pensiero wagneriano, del dibattito in corso tra gli studiosi di teatro musicale, ma anche di estetica e filosofia –, per poi tornare al saggio iniziale di Jürgen Maehder, centrato su questioni sostanziali di forma e struttura. Lo studioso tedesco, tra i maggiori specialisti wagneriani odierni, concentra la sua attenzione analitica in particolare sull’inizio del lungo confronto tra il protagonista e la misteriosa Kundry, che cerca di sedurlo per ottenere la salvezza. L’arte sottile di Wagner, in grado di rendere ‘parlante’ ogni sfumatura della musica, a cominciare dagli intervalli su cui s’articola il nome «Parsifal», ne esce illuminata. Di particolare rilievo, in questo volume, è anche l’edizione del libretto, cui è posta a fronte la traduzione italiana di Guido Manacorda (tuttora insuperata a nostro avviso), corredato da una guida all’ascolto ancor più minuziosa dell’usuale, redatta da Riccardo Pecci.

Richard Wagner, «Parsifal», «La Fenice prima dell’opera», 2004-2005/6

GIRARDI, MICHELE
2005-01-01

Abstract

Legato estremo dell’arte magica del suo creatore, il Parsifal è il dono di Wagner a tutta l’arte moderna, un dono che germoglia nei giardini fin-de-siècle e che vive, perciò, di profonde quanto insolubili contraddizioni. A questo capolavoro, in particolare, riservò i suoi strali Friedrich Nietzsche («Il Parsifal è infatti un’opera della malvagità, della brama di vendetta, del segreto veneficio contro i presupposti della vita, un’opera cattiva»), certo il più famoso fra i suoi detrattori, diffusi peraltro a tutte le latitudini. Ne sia prova il manifesto che Marinetti pubblicò nel gennaio del 1914, prendendosela con lo strano binomio «tango e Parsifal». Il documento, tra i più volgari e sconclusionati del cavaliere-vessillifero del Futurismo, ha scatenato la vis polemica di Giovanni Guanti, che intitola il suo saggio W il «Parsifal», e si lancia in un esame ironico e corrosivo di alcuni aspetti della ricezione wagneriana intorno al cosiddetto «giorno del Parsifal». Che l’opera debba essere vista da molteplici angoli di visuale lo prova questo sesto volume della « Fenice prima dell’Opera» 2004-2005, e si legga in proposito la bibliografia – dove Riccardo Pecci da ampiamente conto, senza reticenze sugli aspetti anche più ambigui del pensiero wagneriano, del dibattito in corso tra gli studiosi di teatro musicale, ma anche di estetica e filosofia –, per poi tornare al saggio iniziale di Jürgen Maehder, centrato su questioni sostanziali di forma e struttura. Lo studioso tedesco, tra i maggiori specialisti wagneriani odierni, concentra la sua attenzione analitica in particolare sull’inizio del lungo confronto tra il protagonista e la misteriosa Kundry, che cerca di sedurlo per ottenere la salvezza. L’arte sottile di Wagner, in grado di rendere ‘parlante’ ogni sfumatura della musica, a cominciare dagli intervalli su cui s’articola il nome «Parsifal», ne esce illuminata. Di particolare rilievo, in questo volume, è anche l’edizione del libretto, cui è posta a fronte la traduzione italiana di Guido Manacorda (tuttora insuperata a nostro avviso), corredato da una guida all’ascolto ancor più minuziosa dell’usuale, redatta da Riccardo Pecci.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/26396
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact