La lettura analitica del primo saggio (Girardi) è finalizzata a formulare ipotesi critiche sulla drammaturgia musicale di questo pessimistico capolavoro, che tengono in considerazione anche una serie più che evidente di rimandi intertestuali a La traviata. Pur nel rispetto delle differenti concezioni poetiche che presiedono alle due opere, tali similitudini permettono di cogliere un pattern comune, che colloca entrambe le opere nell’ambito del dramma borghese, filone nuovo e fecondo per il teatro del secondo Ottocento. In questo contesto assume un ruolo fondamentale il librettista Salvadore Cammarano, su cui si sofferma Emanuele d’Angelo nel secondo saggio qui pubblicato. Se «poco del dramma schilleriano Kabale und Liebe resta nella Luisa Miller confezionata da Salvadore Cammarano per Verdi», lo scrittore riesce tuttavia ad aggirare «gli ostacoli convenzionali concretando tutte le soluzioni previste: anticipa la censura, adegua ragionevolmente l’azione alla naturale tensione aulica del genere melodrammatico, diminuisce i caratteri». E che il lavoro ‘borbonico’ dei censori sia stato particolarmente intenso, lo si evince esaminando la lista delle varianti in partitura pubblicata in appendice alla prima edizione napoletana del libretto (1849) curata da Marco Marica, autore di una guida all’ascolto come al solito ricca di osservazioni critiche pertinenti.

Giuseppe Verdi, «Luisa Miller», «La Fenice prima dell'opera», 2005-2006/5

GIRARDI, MICHELE
2006-01-01

Abstract

La lettura analitica del primo saggio (Girardi) è finalizzata a formulare ipotesi critiche sulla drammaturgia musicale di questo pessimistico capolavoro, che tengono in considerazione anche una serie più che evidente di rimandi intertestuali a La traviata. Pur nel rispetto delle differenti concezioni poetiche che presiedono alle due opere, tali similitudini permettono di cogliere un pattern comune, che colloca entrambe le opere nell’ambito del dramma borghese, filone nuovo e fecondo per il teatro del secondo Ottocento. In questo contesto assume un ruolo fondamentale il librettista Salvadore Cammarano, su cui si sofferma Emanuele d’Angelo nel secondo saggio qui pubblicato. Se «poco del dramma schilleriano Kabale und Liebe resta nella Luisa Miller confezionata da Salvadore Cammarano per Verdi», lo scrittore riesce tuttavia ad aggirare «gli ostacoli convenzionali concretando tutte le soluzioni previste: anticipa la censura, adegua ragionevolmente l’azione alla naturale tensione aulica del genere melodrammatico, diminuisce i caratteri». E che il lavoro ‘borbonico’ dei censori sia stato particolarmente intenso, lo si evince esaminando la lista delle varianti in partitura pubblicata in appendice alla prima edizione napoletana del libretto (1849) curata da Marco Marica, autore di una guida all’ascolto come al solito ricca di osservazioni critiche pertinenti.
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