Per la prima volta sono raccolti in mostra i documenti fondativi dell’Università di Pavia. Spesso evocati, legati a nomi di imperatori, re e signori di un passato che sfuma nel mito, si risolvono in date che scandiscono ricorrenze. Usciti dalla loro arcana invisibilità, restituiscono concretezza alla celebrazione, ne cambiano il segno: quando il passato è sotto gli occhi, significa che non è passato. Scelti per la loro assoluta rilevanza istituzionale, i documenti in mostra segnano le tappe della vita dell’Università: il diploma di Carlo IV ne fissa la data di nascita il 13 aprile 1361; la lettera di Galeazzo II Visconti proclama l’apertura e l’esclusività dello Studium; la Bolla di Papa Bonifacio IX, del 1389, conferisce il secondo riconoscimento, dopo quello imperiale; e ancora: il “terzo privilegio” emanato da Ludovico il Moro, e via via gli atti che ritmano le successive età dello Studium, compresa l’età dell’oro di Maria Teresa. Il punto d’arrivo della mostra è la Legge “Casati”, che nel 1859 si applica alla Lombardia appena liberata: la traiettoria individuale dell’Università di Pavia confluisce in un sistema nazionale. I documenti esposti compongono una carta d’identità dell’Università - anche se, dall’uno all’altro, ci accorgiamo che cambia spesso di nome - e prefigurano molti dei tratti che caratterizzano la sua fisionomia, spesso condensati in frasi di immediata efficacia, che segnano il percorso della visita. Pavia, dice Ludovico il Moro, «sembra nata per questo» («inter ceteras nostras foelicissimas Civitates Regia Urbs Papiensis ad hanc rem nata esse videtur»), per disseminare cultura e uomini che si fanno strada; lo Studium, proclama con sicurezza Carlo IV, «dovrà essere mantenuto da ora e in perpetuo» («ex nunc perpetuis temporibus observetur»); Bonifacio IX è sicuro che grazie all’ydoneitas della città, vi confluiranno studenti da tutte le parti del mondo («... de universis mundi partibus confluent ad eandem»). Anche nel piglio imperioso di Napoleone risuona l’ammirazione, che ne arresta la possibile distruzione: «Je désire, messieurs, que l’Université de Pavie, célèbre à bien des titres, reprenne le cours de ses études». Oltre a esibire i documenti fondativi nella loro fisicità di reliquie, la mostra invita ad avvicinarsi ai contenuti. Uno accanto all’altro, mostrano come ogni tappa si innesti nella precedente, in una tenace persistenza di alcuni elementi della struttura istituzionale, che rende più leggibile il mutamento. Il presente catalogo ne offre una breve contestualizzazione e, dove occorre, sono trascritti e tradotti; in taluni casi, come avviene per il diploma di Carlo IV di 650 anni fa, ne è data per la prima volta l’edizione critica.

Arcana Studii Papiensis. I documenti fondativi dell'Università di Pavia da Lotario all'Unità d'Italia

MANTOVANI, DARIO GIUSEPPE;VALERIANI, ENRICO
2011-01-01

Abstract

Per la prima volta sono raccolti in mostra i documenti fondativi dell’Università di Pavia. Spesso evocati, legati a nomi di imperatori, re e signori di un passato che sfuma nel mito, si risolvono in date che scandiscono ricorrenze. Usciti dalla loro arcana invisibilità, restituiscono concretezza alla celebrazione, ne cambiano il segno: quando il passato è sotto gli occhi, significa che non è passato. Scelti per la loro assoluta rilevanza istituzionale, i documenti in mostra segnano le tappe della vita dell’Università: il diploma di Carlo IV ne fissa la data di nascita il 13 aprile 1361; la lettera di Galeazzo II Visconti proclama l’apertura e l’esclusività dello Studium; la Bolla di Papa Bonifacio IX, del 1389, conferisce il secondo riconoscimento, dopo quello imperiale; e ancora: il “terzo privilegio” emanato da Ludovico il Moro, e via via gli atti che ritmano le successive età dello Studium, compresa l’età dell’oro di Maria Teresa. Il punto d’arrivo della mostra è la Legge “Casati”, che nel 1859 si applica alla Lombardia appena liberata: la traiettoria individuale dell’Università di Pavia confluisce in un sistema nazionale. I documenti esposti compongono una carta d’identità dell’Università - anche se, dall’uno all’altro, ci accorgiamo che cambia spesso di nome - e prefigurano molti dei tratti che caratterizzano la sua fisionomia, spesso condensati in frasi di immediata efficacia, che segnano il percorso della visita. Pavia, dice Ludovico il Moro, «sembra nata per questo» («inter ceteras nostras foelicissimas Civitates Regia Urbs Papiensis ad hanc rem nata esse videtur»), per disseminare cultura e uomini che si fanno strada; lo Studium, proclama con sicurezza Carlo IV, «dovrà essere mantenuto da ora e in perpetuo» («ex nunc perpetuis temporibus observetur»); Bonifacio IX è sicuro che grazie all’ydoneitas della città, vi confluiranno studenti da tutte le parti del mondo («... de universis mundi partibus confluent ad eandem»). Anche nel piglio imperioso di Napoleone risuona l’ammirazione, che ne arresta la possibile distruzione: «Je désire, messieurs, que l’Université de Pavie, célèbre à bien des titres, reprenne le cours de ses études». Oltre a esibire i documenti fondativi nella loro fisicità di reliquie, la mostra invita ad avvicinarsi ai contenuti. Uno accanto all’altro, mostrano come ogni tappa si innesti nella precedente, in una tenace persistenza di alcuni elementi della struttura istituzionale, che rende più leggibile il mutamento. Il presente catalogo ne offre una breve contestualizzazione e, dove occorre, sono trascritti e tradotti; in taluni casi, come avviene per il diploma di Carlo IV di 650 anni fa, ne è data per la prima volta l’edizione critica.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/329515
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