Nel secondo saggio si tratta di Maria Malibran, la prima a sostenere il ruolo di Amina a Venezia nel 1835 nell’illustre teatro che era stato di San Giovanni Grisostomo agli albori dell’opera impresariale, e che da quell’unica recita porta il suo nome. Nel primo saggio Federico Fornoni giunge a nuove valutazioni del capolavoro di Bellini indagando sul legame fra la protagonista e l’ambiente che la circonda, e in particolare sulle sorti sceniche dei doni di Elvino alla sua sposa: la viola, «l’oggetto scenico che concretizza visivamente l’equazione natura-montagna-purezza-Amina», e l’anello «simbolo del rapporto che unisce» i due promessi sposi, ma che li divide nel corso dell’azione.
Vincenzo Bellini, «La sonnambula»
GIRARDI, MICHELE
2012-01-01
Abstract
Nel secondo saggio si tratta di Maria Malibran, la prima a sostenere il ruolo di Amina a Venezia nel 1835 nell’illustre teatro che era stato di San Giovanni Grisostomo agli albori dell’opera impresariale, e che da quell’unica recita porta il suo nome. Nel primo saggio Federico Fornoni giunge a nuove valutazioni del capolavoro di Bellini indagando sul legame fra la protagonista e l’ambiente che la circonda, e in particolare sulle sorti sceniche dei doni di Elvino alla sua sposa: la viola, «l’oggetto scenico che concretizza visivamente l’equazione natura-montagna-purezza-Amina», e l’anello «simbolo del rapporto che unisce» i due promessi sposi, ma che li divide nel corso dell’azione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.