L'analisi delle materie prime ha importanza cruciale negli studi sulla provenienza dei materiali. Conoscendo la distribuzione delle materie prime in natura, si possono infatti identificare le fonti di approvvigionamento per i gruppi umani dell'antichità. L'analisi delle provenienze dei manufatti archeologici è di grandissimo interesse per delineare le vie preferenziali di traffico e di commercio dell'antichità Gli archeologi usano comunemente i concetti di "commercio" e "scambio" per spiegare la presenza di materie prime o manufatti non locali nei siti archeologici. Con l'introduzione di metodi strumentali di analisi chimica e la loro applicazione con successo agli studi archeologici sulla provenienza di materiali come l'ossidiana (Cann e Renfrew 1964), è diventato possibile definire un oggetto non soltanto come una "importazione" ma anche come indice di uno specifico giacimento di provenienza dei suoi componenti di materia prima. Questo ha stabilito tanto il punto di inizio che quello finale nella "catena litica" di scambi, ed ha aperto la possibilità di esaminare i passaggi intermedi con un dettaglio maggiore (Tykot,1996). In letteratura esistono lavori che riportano la composizione chimica in campioni geologici di ossidiana delle varie fonti mediterranee, ma non è indicata l'esatto punto di campionamento e questo rende difficoltosi gli studi di provenienza dei manufatti (Acquafredda et al., 1996; Francaviglia, 1984; Kilikoglou et al.,1996). In questo articolo vengono presentati nuovi dati chimici delle ossidiane Egee e confrontati con quelli delle fonti del bacino del Mediterraneo e dei Carpazi, con lo scopo di costruire e confrontare tra di loro dei modelli matematici, al fine di discriminare le varie fonti di approvvigionamento nel Neolitico.

Studi di provenienza delle ossidiane del bacino del Mediterraneo: caratterizzazione delle fonti naturali di materia prima.

ODDONE, MASSIMO;
2004-01-01

Abstract

L'analisi delle materie prime ha importanza cruciale negli studi sulla provenienza dei materiali. Conoscendo la distribuzione delle materie prime in natura, si possono infatti identificare le fonti di approvvigionamento per i gruppi umani dell'antichità. L'analisi delle provenienze dei manufatti archeologici è di grandissimo interesse per delineare le vie preferenziali di traffico e di commercio dell'antichità Gli archeologi usano comunemente i concetti di "commercio" e "scambio" per spiegare la presenza di materie prime o manufatti non locali nei siti archeologici. Con l'introduzione di metodi strumentali di analisi chimica e la loro applicazione con successo agli studi archeologici sulla provenienza di materiali come l'ossidiana (Cann e Renfrew 1964), è diventato possibile definire un oggetto non soltanto come una "importazione" ma anche come indice di uno specifico giacimento di provenienza dei suoi componenti di materia prima. Questo ha stabilito tanto il punto di inizio che quello finale nella "catena litica" di scambi, ed ha aperto la possibilità di esaminare i passaggi intermedi con un dettaglio maggiore (Tykot,1996). In letteratura esistono lavori che riportano la composizione chimica in campioni geologici di ossidiana delle varie fonti mediterranee, ma non è indicata l'esatto punto di campionamento e questo rende difficoltosi gli studi di provenienza dei manufatti (Acquafredda et al., 1996; Francaviglia, 1984; Kilikoglou et al.,1996). In questo articolo vengono presentati nuovi dati chimici delle ossidiane Egee e confrontati con quelli delle fonti del bacino del Mediterraneo e dei Carpazi, con lo scopo di costruire e confrontare tra di loro dei modelli matematici, al fine di discriminare le varie fonti di approvvigionamento nel Neolitico.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/104055
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