Scritto tra il 54 e il 51 a. C., il De republica si colloca nel periodo in cui Cicerone è estromesso dalla vita politica. In quegli anni difficili, l’opera nasce dalla necessità di riflettere sulla situazione attuale e sull’intera storia di Roma. A partire dal titolo, Cicerone mostra di ispirarsi al modello della Repubblica di Platone, ma le differenze sono numerose. La più importante è certamente l’abbandono della prospettiva progettuale platonica, da Cicerone giudicata lontana dalla realtà, per condurre un’analisi storico-istituzionale sulla res publica, attribuendola, nella finzione del dialogo, agli esponenti del circolo scipionico. Il saggio si concentra sull’analisi dei proemi anteposti da Cicerone alle tre giornate in cui la discussione si immagina tenuta e che sono connessi da uno stesso filo conduttore: l’elogio dell’impegno politico. Si esamina in particolare il proemio del libro I, dove Cicerone critica le dottrine dei filosofi che, predicando l’astensionismo, influenzano negativamente i migliori cittadini romani, indotti ad abbandonare gli incarichi pubblici. Il rapporto tra i due generi di vita, politico e filosofico, ritorna anche negli altri due proemi e si risolve sempre a vantaggio della vita politica: la vita filosofica può e anzi deve affiancarsi ad essa, senza però sostituirla.
Vita politica e vita filosofica nei proemi del "De republica" di Cicerone
GASTALDI, SILVIA
2014-01-01
Abstract
Scritto tra il 54 e il 51 a. C., il De republica si colloca nel periodo in cui Cicerone è estromesso dalla vita politica. In quegli anni difficili, l’opera nasce dalla necessità di riflettere sulla situazione attuale e sull’intera storia di Roma. A partire dal titolo, Cicerone mostra di ispirarsi al modello della Repubblica di Platone, ma le differenze sono numerose. La più importante è certamente l’abbandono della prospettiva progettuale platonica, da Cicerone giudicata lontana dalla realtà, per condurre un’analisi storico-istituzionale sulla res publica, attribuendola, nella finzione del dialogo, agli esponenti del circolo scipionico. Il saggio si concentra sull’analisi dei proemi anteposti da Cicerone alle tre giornate in cui la discussione si immagina tenuta e che sono connessi da uno stesso filo conduttore: l’elogio dell’impegno politico. Si esamina in particolare il proemio del libro I, dove Cicerone critica le dottrine dei filosofi che, predicando l’astensionismo, influenzano negativamente i migliori cittadini romani, indotti ad abbandonare gli incarichi pubblici. Il rapporto tra i due generi di vita, politico e filosofico, ritorna anche negli altri due proemi e si risolve sempre a vantaggio della vita politica: la vita filosofica può e anzi deve affiancarsi ad essa, senza però sostituirla.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.