Una maggiore distanza temporale dagli eventi e l’accesso a tipologie di fonti diverse ha suggerito di recente un bilancio storico più articolato delle epurazioni connesse alle traumatiche transizioni politico-istituzionali avvenute nel corso del Novecento, in particolare confrontando il contesto italiano, nella sequenza fascismo-post-fascismo, con altri contesti europei e, soprattutto, distinguendo l’incisività di questi processi nei diversi ambiti istituzionali e burocratici della macchina dello Stato, dell’economia, della finanza. In particolare, per quanto riguarda l’ambito universitario l’analisi di tale resa dei conti, a lungo solo “sfiorata”, di recente si è affrontata procedendo caso per caso, ossia per alcuni atenei e facoltà, rintracciando vicende accademiche e personali, solo episodicamente note, che consentiranno presto di tracciare un persuasivo quadro d’insieme. Il saggio affronta il tema in una prospettiva duplice e comparata, cercando di allineare e confrontare i casi di estromissione dall’insegnamento compresi tra il 1925 e il 1948. L’arco cronologico assai ampio racchiude in poco più di due decenni un radicale processo di fascistizzazione, che ha colpito, impoverito, lacerato le comunità accademiche, creando campi di tensione nei quali confluivano conflitti personali, ideologici, scientifici e diversi “modelli” di università, ma comprende anche l'avvio accidentato della rinascita di un'università libera, programmaticamente non asservita al potere politico. Proprio la lunga campata cronologica può consentire di accostare le dinamiche politiche e amministrativo-burocratiche del fascismo a quelle del postfascismo e della Repubblica per cogliervi i segni di rottura e di continuità, intrecciando la storia dal respiro breve e affannato della politica con la longue durée dell’istituzione universitaria e dell’ethos scientifico coltivatovi nel tempo. Il contesto prescelto è quello dell’Università di Pavia, in una provincia, conquistata manu militari dal fascismo nei primi anni Venti, teatro nel biennio 1943-’45 di una spietata occupazione nazifascista e di una imponente mobilitazione partigiana, dunque nello scenario di quella che si potrebbe definire una guerra civile in due tempi.

Via dalla cattedra! Pratiche di ostracismo ed epurazione universitaria a Pavia dal fascismo alla Repubblica

SIGNORI, ELISA
2015-01-01

Abstract

Una maggiore distanza temporale dagli eventi e l’accesso a tipologie di fonti diverse ha suggerito di recente un bilancio storico più articolato delle epurazioni connesse alle traumatiche transizioni politico-istituzionali avvenute nel corso del Novecento, in particolare confrontando il contesto italiano, nella sequenza fascismo-post-fascismo, con altri contesti europei e, soprattutto, distinguendo l’incisività di questi processi nei diversi ambiti istituzionali e burocratici della macchina dello Stato, dell’economia, della finanza. In particolare, per quanto riguarda l’ambito universitario l’analisi di tale resa dei conti, a lungo solo “sfiorata”, di recente si è affrontata procedendo caso per caso, ossia per alcuni atenei e facoltà, rintracciando vicende accademiche e personali, solo episodicamente note, che consentiranno presto di tracciare un persuasivo quadro d’insieme. Il saggio affronta il tema in una prospettiva duplice e comparata, cercando di allineare e confrontare i casi di estromissione dall’insegnamento compresi tra il 1925 e il 1948. L’arco cronologico assai ampio racchiude in poco più di due decenni un radicale processo di fascistizzazione, che ha colpito, impoverito, lacerato le comunità accademiche, creando campi di tensione nei quali confluivano conflitti personali, ideologici, scientifici e diversi “modelli” di università, ma comprende anche l'avvio accidentato della rinascita di un'università libera, programmaticamente non asservita al potere politico. Proprio la lunga campata cronologica può consentire di accostare le dinamiche politiche e amministrativo-burocratiche del fascismo a quelle del postfascismo e della Repubblica per cogliervi i segni di rottura e di continuità, intrecciando la storia dal respiro breve e affannato della politica con la longue durée dell’istituzione universitaria e dell’ethos scientifico coltivatovi nel tempo. Il contesto prescelto è quello dell’Università di Pavia, in una provincia, conquistata manu militari dal fascismo nei primi anni Venti, teatro nel biennio 1943-’45 di una spietata occupazione nazifascista e di una imponente mobilitazione partigiana, dunque nello scenario di quella che si potrebbe definire una guerra civile in due tempi.
2015
9788869230882
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1108738
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