Lo studio dell’abbazia marchigiana di Chiaravalle di Fiastra pubblicato nel 1978 da Antonio Cadei costituì una esemplare analisi archeologica del monumento che permise di definire la sequenza costruttiva e la cronologia della fabbrica, ma soprattutto di confermare le intuizioni di Angiola Maria Romanini sulla diffusione di un impianto architettonico ‘bernardino’ nelle prime fondazioni di Clairvaux in Italia. Da allora gli studi sull’argomento non sono stati continui, in particolare le abbazie lombarde sono state a lungo trascurate. L’Università di Pavia ha avviato da qualche anno un’analisi di Cerreto Lodigiano, e ora di Chiaravalle Milanese, la prima e maggiore fondazione di Bernardo in Italia, che è stata investigata in passato quasi solo per gli importanti affreschi trecenteschi del tiburio. Dalle ricerche condotte, e qui presentate, emergono anche a Chiaravalle tracce architettoniche inequivocabili di un progetto iniziale (1135-1150) aderente ai coevi modelli cistercensi borgognoni, e si verifica anche una stretta relazione ‘cantieristica’ con la filiazione di Cerreto Lodigiano, cresciuta, almeno per un decennio, in parallelo.

Sul primo impianto della chiesa abbaziale di Chiaravalle Milanese

SCHIAVI, LUIGI CARLO
2016-01-01

Abstract

Lo studio dell’abbazia marchigiana di Chiaravalle di Fiastra pubblicato nel 1978 da Antonio Cadei costituì una esemplare analisi archeologica del monumento che permise di definire la sequenza costruttiva e la cronologia della fabbrica, ma soprattutto di confermare le intuizioni di Angiola Maria Romanini sulla diffusione di un impianto architettonico ‘bernardino’ nelle prime fondazioni di Clairvaux in Italia. Da allora gli studi sull’argomento non sono stati continui, in particolare le abbazie lombarde sono state a lungo trascurate. L’Università di Pavia ha avviato da qualche anno un’analisi di Cerreto Lodigiano, e ora di Chiaravalle Milanese, la prima e maggiore fondazione di Bernardo in Italia, che è stata investigata in passato quasi solo per gli importanti affreschi trecenteschi del tiburio. Dalle ricerche condotte, e qui presentate, emergono anche a Chiaravalle tracce architettoniche inequivocabili di un progetto iniziale (1135-1150) aderente ai coevi modelli cistercensi borgognoni, e si verifica anche una stretta relazione ‘cantieristica’ con la filiazione di Cerreto Lodigiano, cresciuta, almeno per un decennio, in parallelo.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1110088
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