Come ha più d’una volta ribadito il figlio Giuliano, Pietro Bonfante non fu mai un nazionalista. Lo dimostra, in primo luogo, il suo atteggiamento sulla Dalmazia. Egli, soprattutto per ragioni storico-demografiche, contrastò ogni velleità d’annessione di queste terre. Descriverlo come avversario del colonialismo è senza dubbio inesatto, ma Pietro Bonfante – lo attesta la sua memoria in difesa di re Faysal di Siria – condannò decisamente la politica francese e inglese in Medio Oriente e l’accordo Sykes-Picot. Egli inoltre, a differenza dei nazionalisti, in politica economica fu un liberista, sebbene rifugisse anche in questo campo ogni dogmatismo. Fin dal 1915 si convinse che il ciclo storico del dominio mondiale europeo stesse per chiudersi e che Il futuro appartenesse ormai alle nuove realtà continentali e, in particolare, agli Stati Uniti d’America. L’unica via di salvezza per il vecchio continente era l’unione politica di Francia, Italia , paesi latini e Germania. La sua adesione al fascismo – mai sincera – fu distaccata e prudente e non gli impedì, in pieno 1925, di avanzare progetti di riforma ispirati al costituzionalismo liberale. Pietro Bonfante, as stressed more than once by his son Giuliano, was never a nationalist. His attitude in the relationship with Dalmatia proves this. Mainly for demographic and historical reasons he opposed everyone intending to grab these lands. Depicting him as an enemy of colonialism is with no doubt incorrect, but Pietro Bonfante – the defence written for King Faysal of Syria shows it – fiercely attacked French and English politics in the Middle East and the Sykes-Picot agreement. In addition, unlike the nationalists, he was a liberist, though avoiding every economic orthodoxy. Since 1915 he was convinced that the time had come for Europe to release the grasp on world leadership, which was now belonging to new continental states and in particular to the U.S.A. The only way for the Old Continent to save itself was the political union of France, Italy, latin nations and Germany. His adhesion to fascism – never sincere – was very cautious and it never stopped him, in 1925, from proposing reform projects inspired by liberal constitutionalism.

"Mazziniano in politica estera e prussiano in interna". Note brevi sulle idee politiche di Pietro Bonfante

MAROTTA, VALERIO
2015-01-01

Abstract

Come ha più d’una volta ribadito il figlio Giuliano, Pietro Bonfante non fu mai un nazionalista. Lo dimostra, in primo luogo, il suo atteggiamento sulla Dalmazia. Egli, soprattutto per ragioni storico-demografiche, contrastò ogni velleità d’annessione di queste terre. Descriverlo come avversario del colonialismo è senza dubbio inesatto, ma Pietro Bonfante – lo attesta la sua memoria in difesa di re Faysal di Siria – condannò decisamente la politica francese e inglese in Medio Oriente e l’accordo Sykes-Picot. Egli inoltre, a differenza dei nazionalisti, in politica economica fu un liberista, sebbene rifugisse anche in questo campo ogni dogmatismo. Fin dal 1915 si convinse che il ciclo storico del dominio mondiale europeo stesse per chiudersi e che Il futuro appartenesse ormai alle nuove realtà continentali e, in particolare, agli Stati Uniti d’America. L’unica via di salvezza per il vecchio continente era l’unione politica di Francia, Italia , paesi latini e Germania. La sua adesione al fascismo – mai sincera – fu distaccata e prudente e non gli impedì, in pieno 1925, di avanzare progetti di riforma ispirati al costituzionalismo liberale. Pietro Bonfante, as stressed more than once by his son Giuliano, was never a nationalist. His attitude in the relationship with Dalmatia proves this. Mainly for demographic and historical reasons he opposed everyone intending to grab these lands. Depicting him as an enemy of colonialism is with no doubt incorrect, but Pietro Bonfante – the defence written for King Faysal of Syria shows it – fiercely attacked French and English politics in the Middle East and the Sykes-Picot agreement. In addition, unlike the nationalists, he was a liberist, though avoiding every economic orthodoxy. Since 1915 he was convinced that the time had come for Europe to release the grasp on world leadership, which was now belonging to new continental states and in particular to the U.S.A. The only way for the Old Continent to save itself was the political union of France, Italy, latin nations and Germany. His adhesion to fascism – never sincere – was very cautious and it never stopped him, in 1925, from proposing reform projects inspired by liberal constitutionalism.
2015
978-88-97524-40-3
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1113532
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