Quarant’anni fa (1975), usciva Gramsci et l’État di Christine Buci-Glucksmann, libro pionieristico e per certi versi ancora attuale nel tentativo di seguire “il ritmo del pensiero” dei Quaderni sulla base dell’edizione critica allora in via di pubblicazione, nel rifiuto di ogni contrapposizione tra il Gramsci degli scritti politici e del carcere, nell’insistenza sul nesso tra biografia politica e riflessione teorica dell’autore. Ma il volume in questione rappresenta soprattutto uno dei maggiori punti d’incontro tra l’opera di Althusser (fondamentale nella formazione della giovane studiosa nella temperie culturale e politica della fine degli anni Sessanta, tra esigenze di rinnovamento del comunismo e istanze femministiche) e quella di Gramsci, e più in generale un momento decisivo della ricezione francese di quest’ultima. Infatti, pur prendendo apertamente le distanze dai giudizi estremamente critici espressi da Althusser nei confronti di Gramsci (successivamente attenuati e corretti dal riconoscimento dei suoi meriti storici), Buci-Glucksmann si serve largamente di concetti (surdeterminazione, apparati ideologici, rottura epistemologica) e soprattutto metodi (lettura sintomale) tipici del pensiero althusseriano per interpretare, in modo originale e fecondo anche se non privo di schematismi e rigidità, gli appunti carcerari gramsciani. Il libro del 1975 costituisce una tappa decisiva anche nello sviluppo del pensiero di Buci-Glucksmann, che aveva esordito qualche anno prima con una difesa della Dialettica della natura di Engels e di Materialismo ed empiriocriticismo di Lenin (Engels et la philosophie marxiste, 1971) e quindi, sempre sulla scia dell’althusserismo, aveva introdotto la traduzione francese di Ideologia e società di Colletti presentandone in luce sostanzialmente favorevole la lettura dellavolpiana del Marx “scienziato” (Presentation a De Rousseau à Lenine, 1973). Nel frattempo, soprattutto grazie alla lettura dei Quaderni filosofici di Lenin, aveva iniziato a comprendere l’importanza del pensiero hegeliano nella stessa costituzione del materialismo storico, misconosciuta dal primo Althusser ma a suo giudizio decisiva nella ricerca di una sorta di “terza via” tra stalinismo e marxismo occidentale (Hegel, Lenin e la teoria marxista in Francia, 1972; Philosophie et politique, 1973). Su questo terreno avviene l’incontro dell’autrice con Gramsci, cui prima della monografia aveva dedicato un paio di saggi (Gramsci et la question scolaire, 1972; Gramsci et l’état, 1974) e che sarà ancora al centro della sua riflessione tra la fine degli anni Settanta e l’inizio del decennio successivo, con una sempre maggiore insistenza sull’originalità della lettura gramsciana del marxismo e del leninismo che, nella sua estraneità alle due incarnazioni novecentesche del pensiero marxiano – socialdemocrazia e socialismo “reale” – si sforza ora di presentare in chiave di continuità con la proposta politica dell’eurocomunismo (Sui problemi politici della transizione, 1977; voci del Dictionnaire critique du marxisme, 1981; Le défi social-démocrate, 1981; La gauche, le pouvoir, le socialisme, 1983). Ben presto, tuttavia, Buci-Glucksmann prende le distanze anche da questa prospettiva e, attraverso Baudelaire e Benjamin, “scopre” l’estetica, l’arte barocca, il cinema ecc. (La raison baroque, 1984), avviando una nuova stagione di ricerche e di saggi che dura tuttora, e nella quale sarebbe interessante ricercare le tracce (dirette e indirette), del giovanile incontro con Gramsci.
Christine Buci-Glucksmann tra Althusser e Gramsci (1969-1983)
COSPITO, GIUSEPPE
2016-01-01
Abstract
Quarant’anni fa (1975), usciva Gramsci et l’État di Christine Buci-Glucksmann, libro pionieristico e per certi versi ancora attuale nel tentativo di seguire “il ritmo del pensiero” dei Quaderni sulla base dell’edizione critica allora in via di pubblicazione, nel rifiuto di ogni contrapposizione tra il Gramsci degli scritti politici e del carcere, nell’insistenza sul nesso tra biografia politica e riflessione teorica dell’autore. Ma il volume in questione rappresenta soprattutto uno dei maggiori punti d’incontro tra l’opera di Althusser (fondamentale nella formazione della giovane studiosa nella temperie culturale e politica della fine degli anni Sessanta, tra esigenze di rinnovamento del comunismo e istanze femministiche) e quella di Gramsci, e più in generale un momento decisivo della ricezione francese di quest’ultima. Infatti, pur prendendo apertamente le distanze dai giudizi estremamente critici espressi da Althusser nei confronti di Gramsci (successivamente attenuati e corretti dal riconoscimento dei suoi meriti storici), Buci-Glucksmann si serve largamente di concetti (surdeterminazione, apparati ideologici, rottura epistemologica) e soprattutto metodi (lettura sintomale) tipici del pensiero althusseriano per interpretare, in modo originale e fecondo anche se non privo di schematismi e rigidità, gli appunti carcerari gramsciani. Il libro del 1975 costituisce una tappa decisiva anche nello sviluppo del pensiero di Buci-Glucksmann, che aveva esordito qualche anno prima con una difesa della Dialettica della natura di Engels e di Materialismo ed empiriocriticismo di Lenin (Engels et la philosophie marxiste, 1971) e quindi, sempre sulla scia dell’althusserismo, aveva introdotto la traduzione francese di Ideologia e società di Colletti presentandone in luce sostanzialmente favorevole la lettura dellavolpiana del Marx “scienziato” (Presentation a De Rousseau à Lenine, 1973). Nel frattempo, soprattutto grazie alla lettura dei Quaderni filosofici di Lenin, aveva iniziato a comprendere l’importanza del pensiero hegeliano nella stessa costituzione del materialismo storico, misconosciuta dal primo Althusser ma a suo giudizio decisiva nella ricerca di una sorta di “terza via” tra stalinismo e marxismo occidentale (Hegel, Lenin e la teoria marxista in Francia, 1972; Philosophie et politique, 1973). Su questo terreno avviene l’incontro dell’autrice con Gramsci, cui prima della monografia aveva dedicato un paio di saggi (Gramsci et la question scolaire, 1972; Gramsci et l’état, 1974) e che sarà ancora al centro della sua riflessione tra la fine degli anni Settanta e l’inizio del decennio successivo, con una sempre maggiore insistenza sull’originalità della lettura gramsciana del marxismo e del leninismo che, nella sua estraneità alle due incarnazioni novecentesche del pensiero marxiano – socialdemocrazia e socialismo “reale” – si sforza ora di presentare in chiave di continuità con la proposta politica dell’eurocomunismo (Sui problemi politici della transizione, 1977; voci del Dictionnaire critique du marxisme, 1981; Le défi social-démocrate, 1981; La gauche, le pouvoir, le socialisme, 1983). Ben presto, tuttavia, Buci-Glucksmann prende le distanze anche da questa prospettiva e, attraverso Baudelaire e Benjamin, “scopre” l’estetica, l’arte barocca, il cinema ecc. (La raison baroque, 1984), avviando una nuova stagione di ricerche e di saggi che dura tuttora, e nella quale sarebbe interessante ricercare le tracce (dirette e indirette), del giovanile incontro con Gramsci.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.