Una delle attività che maggiormente suscitano interesse nell’ambito della Comunità Europea, in tutti i settori scientifici tecnici e commerciali, è stabilire standard che rendano possibile lo scambio di dati e di informazioni tra i vari Paesi. La standardizzazione a livello italiano e internazionale è ancora un problema non risolto che richiede da parte di tutti enormi sforzi di coordinamento, di adattamento e di capacità per trovare soluzioni nuove ed efficaci. In particolare per la realtà italiana, per quanto attiene il settore della cartografia numerica e dei sistemi informativi territoriali, fatta eccezione per l’adozione del sistema NTF da parte del Catasto, il problema della standardizzazione non è mai stato affrontato in modo sistematico. Vi è però una fortuna: talvolta, anche in assenza di una azione sistematica volta stabilire degli standard partendo da presupposti tecnici e da una visione generale e globale dei problemi, questi standard si creano di fatto , per leggi di mercato che in un certo modo suppliscono a lacune di impostazione generale che dovrebbero essere proprie di Enti super partes. Quando è iniziata la produzione della cartografia in forma numerica, e cioè negli anni ’80, in Italia sono state molto attive e detenevano una percentuale del mercato molto ampia due ditte produttrici di strumenti: la OMI e la GALILEO. In particolare la GALILEO in quegli anni ha prodotto uno strumento il DIGICART, prima a due controlli, poi a quattro controlli, che ha trovato e ha attualmente larga diffusione presso le ditte italiane di fotogrammetria. Questi strumenti, per la gestione della cartografia numerica, sia in fase di acquisizione, sia poi anche in fase di sua utilizzazione da parte di software dedicati per l’editing e la visualizzazione, utilizzano un formato dei dati che, stante la larga diffusione del prodotto, è di fatto è diventato uno standard nel settore della produzione della cartografia. Dire che un formato è idoneo alla fase di produzione della cartografia in forma numerica, e può essere considerato per essa uno standard, non implica necessariamente che tale formato sia altrettanto ottimale per la sua gestione nell’ambito dei sistemi di sistemi informativi, poiché differenti sonoi problemi di gestione della cartografia numerica in sede di produzione e in sede di utilizzo da parte dell’utente finale. Nella fase di produzione conviene utilizzare software quanto più generali e non è corretto porre il problema di fornire un prodotto già direttamente fruibile dai sistemi in possesso dell’Utenza. L’utente finale infatti potrà usare la cartografia numerica nell’ambito di sistemi che potranno essere molto diversi, per tipo di schematizzazione concettuale e per potenza di calcolo ad essi necessaria: potranno essere sistemi descrittivi o gestionali, che potranno essere operativi su sistemi di grande potenza o su modesti personal computer. Si tratterà sempre però di software non dedicati alla gestione della cartografia numerica in sé e per sé, ma che vedono la cartografia numerica come riferimento spaziale a cui riferire informazioni di tipo descrittivo, utili poi per gli scopi più vari e diversificati di pianificazione, di progettazione o di gestione di servizi. E’ improprio per questo richiedere alle società fotogrammetriche di essere attrezzate per produrre cartografia numerica strutturata secondo formati di volta in volta diversi, così da poter essere importata direttamente da tutti gli innumerevoli software che sono oggi sul mercato e che possono essere in dotazione dei diversi possibili utenti finali. La via maestra sarebbe stata quella di adottare una volta per tutte un formato di trasferimento della cartografia numerica dalla produzione all’utenza, utilizzando appunto uno standard. Uno sforzo in questo senso era già stato prodotto dal Ministero delle Finanze, segnatamente dal settore del Catasto e SSTTEE, quando, per distribuire la cartografia tecnica catastale numerizzata, era stato adottato lo standard di trasferimento inglese NTF, che opportunamente divulgato e portato alla conoscenza di tutti avrebbe potuto diventare lo standard con cui anche il mondo della produzione italiana avrebbe potuto trasferire la cartografia agli utenti finali. (Conia, Galetto, Spalla, 1990 e Cannafoglia, Galetto,1991) Subito dopo la presentazione dello standard NTF e il grosso sforzo fatto dalla Amministrazione Catastale per dotare i suoi uffici periferici della possibilità di trasferire dati in questo modo, una iniziativa del Ministero della Funzione Pubblica (1992) ha prospettato anche la eventualità che si passasse al nuovo standard DIGEST, diffuso in ambito NATO, creando nuovi interrogativi e nuove aspettative, che non hanno sicuramente giovato ad andare sulla strada della adozione di un unico standard di trasferimento per la cartografia numerica tecnica a grande scala. La situazione attuale è che, non esistendo uno standard di trasferimento, riconosciuto come tale a livello nazionale, molte volte viene richiesto alle ditte che producono cartografia numerica di fornire i dati in una forma che consenta di introdurli direttamente nei software utilizzati dall’utente finale. In particolare si è venuta a creare una situazione curiosa. Nel corso di questi anni è richiesta sempre più diffusa che la cartografia numerica venga fornita nel formato detto DXF, che può essere utilizzato dal software AUTOCAD. E non è che il formato di scambio DXF sia divenuto uno standard di per sé, per sue peculiari caratteristiche di efficienza nella strutturazione dei dati. Semplicemente il prodotto AUTOCAD si è largamente diffuso come software di disegno tecnico presso coloro che sono anche utenti finali di cartografia numerica. Questo ha avuto come conseguenza che la cartografia numerica venga richiesta in formato DXF per poter essere gestita con uno strumento già noto all’utente stesso. Non sono scopo di questa relazione stabilire fino a che punto il prodotto AUTOCAD sia idoneo ad un trattamento ottimizzato della cartografia numerica, né indagare i motivi di diffusione di AUTOCAD presso gli utenti di essa. Si prende atto di questa situazione per stabilire cosa essa implichi. Implica che molte volte, quando l’utente finale richiede la cartografia numerica, richieda in termini generici che essa venga fornita in formato DXF. Questa richiesta è vaga perché dire in formato DXF significa soltanto dire che i file saranno ASCII e che il modo per passare la geometria delle entità che compongono la cartografia numerica sarà secondo le regole sintattiche con cui DXF definisce le diverse entità geometriche: polilinea, segmento, entità puntuale, ecc.. Un qualsiasi utente che riceve un formato DXF è sempre in grado di leggerlo con un qualsiasi editor, capire come sono strutturati i dati e trasportarli in altri sistemi, dal momento che la quasi totalità dei software per la realizzazione dei sistemi informativi accettano DXF, stante la grande diffusione che AUTOCAD ha avuto non solo in Italia, ma nel Mondo. Dire semplicemente che la cartografia numerica è fornita in formato DXF non risolve il problema di definire come, secondo la sintassi DXF, debba essere strutturato il dato cartografico perché non perda i contenuti che ha nel formato originario di produzione. Il problema è vastissimo. In questo contesto si vuole cercarne una soluzione nell’ambito di una cornice molto definita, anche se ristretta. Si prende in considerazione una cartografia numerica prodotta con la strumentazione che fornisce i dati nel formato DCT-MACROS. Si vuole definire quale deve essere il modo ottimale per tradurre la struttura DCT-MACROS secondo la regole sintattiche DXF, affinché nel suo trasferimento, via DXF e nella sua gestione attraverso AUTOCAD, non si perda nessuna delle informazioni proprie del dato originario. E cioè, ancorché possano esserci dubbi sulla validità di utilizzo di AUTOCAD per sfruttare appieno la cartografia nell’ambito di un sistema informativo, prendendo atto della grande diffusione di questo software e dei suoi innegabili pregi, ci si propone di dare indicazioni e illustrare le caratteristiche di un programma che correttamente trasferisce la cartografia numerica dal sistema di produzione MACROS, tramite formato DXF, ad un sistema AUTOCAD senza che essa perda nessuno dei suoi contenuti semantici e geometrici originari.

La cartografia numerica da DCT-MACROS ad AUTOCAD via DXF

SPALLA, ANNA
1997-01-01

Abstract

Una delle attività che maggiormente suscitano interesse nell’ambito della Comunità Europea, in tutti i settori scientifici tecnici e commerciali, è stabilire standard che rendano possibile lo scambio di dati e di informazioni tra i vari Paesi. La standardizzazione a livello italiano e internazionale è ancora un problema non risolto che richiede da parte di tutti enormi sforzi di coordinamento, di adattamento e di capacità per trovare soluzioni nuove ed efficaci. In particolare per la realtà italiana, per quanto attiene il settore della cartografia numerica e dei sistemi informativi territoriali, fatta eccezione per l’adozione del sistema NTF da parte del Catasto, il problema della standardizzazione non è mai stato affrontato in modo sistematico. Vi è però una fortuna: talvolta, anche in assenza di una azione sistematica volta stabilire degli standard partendo da presupposti tecnici e da una visione generale e globale dei problemi, questi standard si creano di fatto , per leggi di mercato che in un certo modo suppliscono a lacune di impostazione generale che dovrebbero essere proprie di Enti super partes. Quando è iniziata la produzione della cartografia in forma numerica, e cioè negli anni ’80, in Italia sono state molto attive e detenevano una percentuale del mercato molto ampia due ditte produttrici di strumenti: la OMI e la GALILEO. In particolare la GALILEO in quegli anni ha prodotto uno strumento il DIGICART, prima a due controlli, poi a quattro controlli, che ha trovato e ha attualmente larga diffusione presso le ditte italiane di fotogrammetria. Questi strumenti, per la gestione della cartografia numerica, sia in fase di acquisizione, sia poi anche in fase di sua utilizzazione da parte di software dedicati per l’editing e la visualizzazione, utilizzano un formato dei dati che, stante la larga diffusione del prodotto, è di fatto è diventato uno standard nel settore della produzione della cartografia. Dire che un formato è idoneo alla fase di produzione della cartografia in forma numerica, e può essere considerato per essa uno standard, non implica necessariamente che tale formato sia altrettanto ottimale per la sua gestione nell’ambito dei sistemi di sistemi informativi, poiché differenti sonoi problemi di gestione della cartografia numerica in sede di produzione e in sede di utilizzo da parte dell’utente finale. Nella fase di produzione conviene utilizzare software quanto più generali e non è corretto porre il problema di fornire un prodotto già direttamente fruibile dai sistemi in possesso dell’Utenza. L’utente finale infatti potrà usare la cartografia numerica nell’ambito di sistemi che potranno essere molto diversi, per tipo di schematizzazione concettuale e per potenza di calcolo ad essi necessaria: potranno essere sistemi descrittivi o gestionali, che potranno essere operativi su sistemi di grande potenza o su modesti personal computer. Si tratterà sempre però di software non dedicati alla gestione della cartografia numerica in sé e per sé, ma che vedono la cartografia numerica come riferimento spaziale a cui riferire informazioni di tipo descrittivo, utili poi per gli scopi più vari e diversificati di pianificazione, di progettazione o di gestione di servizi. E’ improprio per questo richiedere alle società fotogrammetriche di essere attrezzate per produrre cartografia numerica strutturata secondo formati di volta in volta diversi, così da poter essere importata direttamente da tutti gli innumerevoli software che sono oggi sul mercato e che possono essere in dotazione dei diversi possibili utenti finali. La via maestra sarebbe stata quella di adottare una volta per tutte un formato di trasferimento della cartografia numerica dalla produzione all’utenza, utilizzando appunto uno standard. Uno sforzo in questo senso era già stato prodotto dal Ministero delle Finanze, segnatamente dal settore del Catasto e SSTTEE, quando, per distribuire la cartografia tecnica catastale numerizzata, era stato adottato lo standard di trasferimento inglese NTF, che opportunamente divulgato e portato alla conoscenza di tutti avrebbe potuto diventare lo standard con cui anche il mondo della produzione italiana avrebbe potuto trasferire la cartografia agli utenti finali. (Conia, Galetto, Spalla, 1990 e Cannafoglia, Galetto,1991) Subito dopo la presentazione dello standard NTF e il grosso sforzo fatto dalla Amministrazione Catastale per dotare i suoi uffici periferici della possibilità di trasferire dati in questo modo, una iniziativa del Ministero della Funzione Pubblica (1992) ha prospettato anche la eventualità che si passasse al nuovo standard DIGEST, diffuso in ambito NATO, creando nuovi interrogativi e nuove aspettative, che non hanno sicuramente giovato ad andare sulla strada della adozione di un unico standard di trasferimento per la cartografia numerica tecnica a grande scala. La situazione attuale è che, non esistendo uno standard di trasferimento, riconosciuto come tale a livello nazionale, molte volte viene richiesto alle ditte che producono cartografia numerica di fornire i dati in una forma che consenta di introdurli direttamente nei software utilizzati dall’utente finale. In particolare si è venuta a creare una situazione curiosa. Nel corso di questi anni è richiesta sempre più diffusa che la cartografia numerica venga fornita nel formato detto DXF, che può essere utilizzato dal software AUTOCAD. E non è che il formato di scambio DXF sia divenuto uno standard di per sé, per sue peculiari caratteristiche di efficienza nella strutturazione dei dati. Semplicemente il prodotto AUTOCAD si è largamente diffuso come software di disegno tecnico presso coloro che sono anche utenti finali di cartografia numerica. Questo ha avuto come conseguenza che la cartografia numerica venga richiesta in formato DXF per poter essere gestita con uno strumento già noto all’utente stesso. Non sono scopo di questa relazione stabilire fino a che punto il prodotto AUTOCAD sia idoneo ad un trattamento ottimizzato della cartografia numerica, né indagare i motivi di diffusione di AUTOCAD presso gli utenti di essa. Si prende atto di questa situazione per stabilire cosa essa implichi. Implica che molte volte, quando l’utente finale richiede la cartografia numerica, richieda in termini generici che essa venga fornita in formato DXF. Questa richiesta è vaga perché dire in formato DXF significa soltanto dire che i file saranno ASCII e che il modo per passare la geometria delle entità che compongono la cartografia numerica sarà secondo le regole sintattiche con cui DXF definisce le diverse entità geometriche: polilinea, segmento, entità puntuale, ecc.. Un qualsiasi utente che riceve un formato DXF è sempre in grado di leggerlo con un qualsiasi editor, capire come sono strutturati i dati e trasportarli in altri sistemi, dal momento che la quasi totalità dei software per la realizzazione dei sistemi informativi accettano DXF, stante la grande diffusione che AUTOCAD ha avuto non solo in Italia, ma nel Mondo. Dire semplicemente che la cartografia numerica è fornita in formato DXF non risolve il problema di definire come, secondo la sintassi DXF, debba essere strutturato il dato cartografico perché non perda i contenuti che ha nel formato originario di produzione. Il problema è vastissimo. In questo contesto si vuole cercarne una soluzione nell’ambito di una cornice molto definita, anche se ristretta. Si prende in considerazione una cartografia numerica prodotta con la strumentazione che fornisce i dati nel formato DCT-MACROS. Si vuole definire quale deve essere il modo ottimale per tradurre la struttura DCT-MACROS secondo la regole sintattiche DXF, affinché nel suo trasferimento, via DXF e nella sua gestione attraverso AUTOCAD, non si perda nessuna delle informazioni proprie del dato originario. E cioè, ancorché possano esserci dubbi sulla validità di utilizzo di AUTOCAD per sfruttare appieno la cartografia nell’ambito di un sistema informativo, prendendo atto della grande diffusione di questo software e dei suoi innegabili pregi, ci si propone di dare indicazioni e illustrare le caratteristiche di un programma che correttamente trasferisce la cartografia numerica dal sistema di produzione MACROS, tramite formato DXF, ad un sistema AUTOCAD senza che essa perda nessuno dei suoi contenuti semantici e geometrici originari.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/116482
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