Il libro analizza il punto di vista della conciliazione tra tempo di lavoro e tempo di cura delle donne impiegate nella pubblica amministrazione in un momento di grandi cambiamenti strutturali e politici che creano un clima generalizzato di insicurezza e disorientamento. Oggettivamente il bilancio sulla politica di genere nelle due realtà analizzate – Provincia e Comune di Pavia - è positivo: nel corso degli anni è cresciuta la presenza femminile anche ai vertici dei due enti al punto di superare quella maschile e sul piano della conciliazione le due amministrazioni appaiono relativamente family friendly tant’è che le richieste all’ente di misure di parità si sono affievolite (nonostante per molte ci sia l’onere della cura degli anziani). In realtà le questioni di genere sembrano scomparire in una percezione diffusa di insicurezza ed ingiustizia che crea delusione e disinvestimento identitario sul lavoro. La presenza di donne nelle posizioni al vertice non rassicura sulla possibilità di avere più ascolto alle proprie richieste, non c’è percezione di una possibile azione solidale tra donne e c’è anche una sostanziale indifferenza rispetto all’offerta di politiche di conciliazione anche innovative, tipo il telelavoro o il ‘maggiordomo aziendale’. L’unico punto condiviso è la rivendicazione di orari flessibili, al limite della personalizzazione, che si ascrive nella tradizione di politiche delle amministrazioni pubbliche, ma rimanda pur sempre a una visione di tipo essenzialmente individualistico della gestione della conciliazione.

Il tempo delle donne

CALABRO', ANNA RITA
2016-01-01

Abstract

Il libro analizza il punto di vista della conciliazione tra tempo di lavoro e tempo di cura delle donne impiegate nella pubblica amministrazione in un momento di grandi cambiamenti strutturali e politici che creano un clima generalizzato di insicurezza e disorientamento. Oggettivamente il bilancio sulla politica di genere nelle due realtà analizzate – Provincia e Comune di Pavia - è positivo: nel corso degli anni è cresciuta la presenza femminile anche ai vertici dei due enti al punto di superare quella maschile e sul piano della conciliazione le due amministrazioni appaiono relativamente family friendly tant’è che le richieste all’ente di misure di parità si sono affievolite (nonostante per molte ci sia l’onere della cura degli anziani). In realtà le questioni di genere sembrano scomparire in una percezione diffusa di insicurezza ed ingiustizia che crea delusione e disinvestimento identitario sul lavoro. La presenza di donne nelle posizioni al vertice non rassicura sulla possibilità di avere più ascolto alle proprie richieste, non c’è percezione di una possibile azione solidale tra donne e c’è anche una sostanziale indifferenza rispetto all’offerta di politiche di conciliazione anche innovative, tipo il telelavoro o il ‘maggiordomo aziendale’. L’unico punto condiviso è la rivendicazione di orari flessibili, al limite della personalizzazione, che si ascrive nella tradizione di politiche delle amministrazioni pubbliche, ma rimanda pur sempre a una visione di tipo essenzialmente individualistico della gestione della conciliazione.
2016
978-88-6705-559-3
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1165780
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