Il fenomeno delle invasioni biologiche risulta in costante aumento a livello globale e interessa anche gli ambienti acquatici italiani, nei quali gli invertebrati macrobentonici rappresentano la componente non indigena più numerosa. Nonostante la loro rilevanza quantitativa nel panorama delle invasioni biologiche, gli invertebrati, meno appariscenti a causa delle loro dimensioni generalmente ridotte, raramente vengono riconosciuti come potenzialmente dannosi. Un’attenta analisi della letteratura scientifica ha permesso di valutare il numero totale di invertebrati non indigeni rinvenuti in ecosistemi italiani marini, di transizione e dulciacquicoli, i cui gruppi tassonomici più rappresentativi sono Crostacei (rispettivamente 29, 30 e 50%) e Molluschi (rispettivamente 27, 31 e 18%). Vengono inoltre commentate criticamente e confrontate tra loro alcune delle metodologie proposte in letteratura per la definizione della qualità ambientale di un eco- sistema acquatico che includono la valutazione della componente non indigena. Attualmente gli indici biotici che nella valutazione della qualità delle acque includono le specie non indigene sono pochi e mancano di ampio consenso da parte della comunità scientifica. Per poter valutare il rischio che una specie non indigena possa sviluppare caratteri di invasività e causare impatti negativi nelle comunità ed ecosistemi di nuova colonizzazione sono state elaborate diverse metodologie basate sulle caratteristiche ecologiche, biologiche e sugli impatti delle specie, ma la loro applicabilità è spesso limitata dalla ancora scarsa conoscenza di questi aspetti. La biologia ambientale, attraverso lo studio dell’ecologia e biologia delle specie non indigene, può giocare quindi un ruolo chiave nelle strategie di prevenzione atte a limitare le introduzioni di nuove specie e nel supportare l’implementazione di legislazioni e metodologie già esistenti.

Invertebrati non indigeni in ambienti marini, di transizione e d’acqua dolce

FERRARIO, JASMINE;CARDECCIA, ALICE;MARCHINI, AGNESE;OCCHIPINTI, ANNA CARMEN
2017-01-01

Abstract

Il fenomeno delle invasioni biologiche risulta in costante aumento a livello globale e interessa anche gli ambienti acquatici italiani, nei quali gli invertebrati macrobentonici rappresentano la componente non indigena più numerosa. Nonostante la loro rilevanza quantitativa nel panorama delle invasioni biologiche, gli invertebrati, meno appariscenti a causa delle loro dimensioni generalmente ridotte, raramente vengono riconosciuti come potenzialmente dannosi. Un’attenta analisi della letteratura scientifica ha permesso di valutare il numero totale di invertebrati non indigeni rinvenuti in ecosistemi italiani marini, di transizione e dulciacquicoli, i cui gruppi tassonomici più rappresentativi sono Crostacei (rispettivamente 29, 30 e 50%) e Molluschi (rispettivamente 27, 31 e 18%). Vengono inoltre commentate criticamente e confrontate tra loro alcune delle metodologie proposte in letteratura per la definizione della qualità ambientale di un eco- sistema acquatico che includono la valutazione della componente non indigena. Attualmente gli indici biotici che nella valutazione della qualità delle acque includono le specie non indigene sono pochi e mancano di ampio consenso da parte della comunità scientifica. Per poter valutare il rischio che una specie non indigena possa sviluppare caratteri di invasività e causare impatti negativi nelle comunità ed ecosistemi di nuova colonizzazione sono state elaborate diverse metodologie basate sulle caratteristiche ecologiche, biologiche e sugli impatti delle specie, ma la loro applicabilità è spesso limitata dalla ancora scarsa conoscenza di questi aspetti. La biologia ambientale, attraverso lo studio dell’ecologia e biologia delle specie non indigene, può giocare quindi un ruolo chiave nelle strategie di prevenzione atte a limitare le introduzioni di nuove specie e nel supportare l’implementazione di legislazioni e metodologie già esistenti.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11571/1177903
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact