Il contributo considera il tema generale dell’invalidità derivata tra atti in rapporto di presupposizione affrontando un problema rilevante e ancora attuale, ossia quello di stabilire se e quando il ricorrente abbia l’onere di impugnare, oltre all’atto presupposto immediatamente lesivo, anche l’atto consequenziale che ne discende. Viene così riesaminata la soluzione dell’invalidità con effetto caducante e la sua alterna fortuna, a partire dal momento dell’iniziale emersione nella giurisprudenza amministrativa fino alle decisioni più recenti, evidenziando le esigenze contrapposte sottese ai diversi orientamenti (sempre più restrittivi) seguiti dai giudici e analizzando i molteplici profili di incompatibilità con i principi del processo amministrativo segnalati dalla dottrina maggioritaria. Considerate per converso le posizioni favorevoli all’invalidità caducante che riaffiorano in dottrina e giurisprudenza, lo scritto suggerisce che il vero oggetto della domanda debba essere individuato a partire non tanto dall’atto impugnato quanto dalla concreta lesione prodotta dall’azione amministrativa, sottolineando come appaia contraddittorio ammettere da un lato l’immediata impugnabilità degli atti endoprocedimentali lesivi e dall’altro continuare a ritenere necessaria anche l’impugnazione dell’atto consequenziale in aggiunta a quello già impugnato. Si prospetta così una conclusione favorevole a riconoscere l’invalidità caducante in riferimento all’impugnazione di atti endoprocedimentali immediatamente lesivi, evidenziando come in tal senso non possano rappresentare un vero ostacolo né l’esigenza di tutela dei terzi, oggi garantita dall’istituto dell’integrazione del contraddittorio, né quella della certezza del diritto, legata alla regola dell’incontestabilità dell’atto non impugnato, che invero non costituisce un principio assoluto insuscettibile di subire limitazioni.
Principio della domanda e limitazione dell'onere d'impugnazione nel processo amministrativo di legittimità
PAMPANIN, VITTORIO
2017-01-01
Abstract
Il contributo considera il tema generale dell’invalidità derivata tra atti in rapporto di presupposizione affrontando un problema rilevante e ancora attuale, ossia quello di stabilire se e quando il ricorrente abbia l’onere di impugnare, oltre all’atto presupposto immediatamente lesivo, anche l’atto consequenziale che ne discende. Viene così riesaminata la soluzione dell’invalidità con effetto caducante e la sua alterna fortuna, a partire dal momento dell’iniziale emersione nella giurisprudenza amministrativa fino alle decisioni più recenti, evidenziando le esigenze contrapposte sottese ai diversi orientamenti (sempre più restrittivi) seguiti dai giudici e analizzando i molteplici profili di incompatibilità con i principi del processo amministrativo segnalati dalla dottrina maggioritaria. Considerate per converso le posizioni favorevoli all’invalidità caducante che riaffiorano in dottrina e giurisprudenza, lo scritto suggerisce che il vero oggetto della domanda debba essere individuato a partire non tanto dall’atto impugnato quanto dalla concreta lesione prodotta dall’azione amministrativa, sottolineando come appaia contraddittorio ammettere da un lato l’immediata impugnabilità degli atti endoprocedimentali lesivi e dall’altro continuare a ritenere necessaria anche l’impugnazione dell’atto consequenziale in aggiunta a quello già impugnato. Si prospetta così una conclusione favorevole a riconoscere l’invalidità caducante in riferimento all’impugnazione di atti endoprocedimentali immediatamente lesivi, evidenziando come in tal senso non possano rappresentare un vero ostacolo né l’esigenza di tutela dei terzi, oggi garantita dall’istituto dell’integrazione del contraddittorio, né quella della certezza del diritto, legata alla regola dell’incontestabilità dell’atto non impugnato, che invero non costituisce un principio assoluto insuscettibile di subire limitazioni.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.